V. Nosilia, M. Scarpa (a cura di), I francescani nella storia dei popoli balcanici nell'VIII centenario della fondazione dell'ordine. Atti del convegno internazionale di studi tenutosi a Venezia il 13-14 novembre 2009, Archetipolibri, Borgoricco (PD) 2011 (= "I Balcani tra Oriente e Occidente". Collana di atti congressuali diretta da A. Naumow, G. Macchiarella e G. Giraudo. Volume pubblicato in collaborazione con Centro Interdipartimentale di Studi Balcanici e Internazionali Università Ca' Foscari - Venezia, Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino - Venezia, Pontificia Facoltà Teologica Seraphicum - Roma e con il patrocinio dell'Associazione Italiana degli Slavisti), pp.XI+198.
Gli atti del convegno internazionale di studi, tenutosi a Venezia il 13 e 14 novembre del 2009, sono il tentativo di intraprendere un progetto molto ambizioso, mai realizzato prima, e cioè di dare uno sguardo d'insieme alla presenza francescana nell'Europa sudorientale, che narri la loro permanenza negli otto secoli passati dalla fondazione dell'ordine. Gli interventi del convegno sono di natura eterogenea, alcuni incentrati sulla ricostruzione fattuale degli eventi, altri più speculativi, alcuni prendono in considerazione ampie aree o fanno riferimento ad una cronologia di lungo periodo, altri puntuali e focalizzati su un tema specifico. Ne diamo un elenco: I francescani nel cuore dell'Impero Ottomano di Alfonso M. Sammut (OFM Conv); Momenti significativi della presenza francescana nei Paesi Romeni di Stefan Damian (Università di Cluj-Napoca); Francescani in Albania di Maria Francesca Di Miceli (Università di Palermo); Storia dei francescani in Slovenia di Igor Salmic (Pontificia Università Gregoriana di Roma); Testimoni dell'evangelo nel mondo di oggi. Nota sulla presenza dei francescani in Croazia (secoli XIII-XX) di Riccardo Burigana (Istituto di Studi Ecumenici "San Bernardino" Venezia); L'attività dei francescani in Dalmazia, Croazia e Bosnia nella prospettiva storico-culturale di Barbara Lomagistro (Università degli Studi di Bari); I francescani, la Serbia e la costa adriatica nel XIII e XIV secolo: incroci culturali tra Oriente e Occidente di Rosa D'Amico (Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna); I francescani e il cattolicesimo in Bulgaria fino al secolo XIX di Krassimir Stantchev (Università "Roma Tre"); I francescani in Bulgaria. Blasius Kleiner: un francescano in viaggio per i Balcani (sulla base della Storia della Bulgaria di Blasius Kleiner)di Wanda Stepniak-Minczewa (Università Jagellonica Cracovia).
La breve introduzione del prof. Alexander Naumow apre la pubblicazione degli atti fornendo una panoramica delle problematiche che investono la trattazione delle storie dei Balcani. La complessità territoriale e la crescente differenziazione delle popolazioni sotto le dominazioni straniere o i principati locali, costante passione degli studiosi della penisola, non fanno solo da sfondo alle vicissitudini dell'ordine serafico nel sud est europeo; tutt'altro: "fondamentalmente le sorti dei francescani nei Balcani sono la storia della propaganda cattolica in quei territori, ma nel contempo rivelano il forte legame dell'ordine con la vita quotidiana dei singoli popoli e con le loro vicissitudini e aspirazioni non solo di carattere religioso". Come si vedrà la consonanza di vita con le popolazioni del sud-est europeo darà luogo anche alla scrittura di documenti e note riguardo queste stesse popolazioni, facendo si che a tutt'oggi ne resti testimonianza. La storia dei francescani nei Balcani si interseca così con la storia della scrittura della storia delle regioni in cui abitavano, proponendone una lettura esterna, seppur consonante. Fr. Alfonso Sammut si sofferma sulla giustificazione della presenza francescana nei Balcani, scavando nell'agiografia del fondatore, considerata direttiva spirituale e missionaria dall'ordine stesso. Narra poi le vicende dell'ordine a Bisanzio-Istanbul dal 1220 agli anni della repubblica turca, con particolare attenzione alle vicissitudini riguardanti la cattedrale di San Francesco. Con l'articolo di Stefan Damian si passa invece dentro un altro contesto, all'altro capo della zona presa in esame, nei paesi del nord della penisola, i paesi romeni, a trattare le esperienze francescane tra conflittuali potentati dell'est europeo e popolazioni di religione ortodossa, considerate scismatiche. L'ordine serafico si occupa di convertire ed istruire, di accompagnare il popolo nella guerra contro i turchi, di gestire le relazioni con altre chiese in vista di una possibile unione. La loro presenza produrrà tensioni non solo verso ortodossi o turchi ma anche nella rivendicazione delle competenze di azione da parte di ordini come i domenicani e i gesuiti. Nuovamente il periodo preso in esame si estende dagli albori della presenza francescana nei Balcani fino alla prima guerra mondiale. Maria Francesca De Miceli dà una panoramica della presenza francescana in Albania, soffermandosi su due periodi in particolare. In primis esamina il periodo dell'insediamento dal XIII-XV secolo che vede i francescani impegnati prevalentemente su due fronti: nell'organizzazione della difesa antiturca in coordinamento con le attività papali e nella gestione e mediazione dei conflitti nobiliari interni alla zona albanofona. Il secondo periodo su cui si tenta di dare notizia è la stagione intercorsa nel XX secolo dove alla differenziazione religiosa, da sempre presente sul territorio, si aggiunge la propaganda di un ateismo diffuso, propugnato dallo stato. Di questo periodo si ricorda l'apporto dato dai francescani alla vita del paese, sviluppatosi soprattutto in ambito culturale. Igor Salmic si propone di trattare la presenza francescana nel territorio dell'attuale Slovenia. Il carattere peculiare di questa regione è quello della perifericità rispetto ai luoghi del potere nei vari secoli, perifericità che si riscontra anche nelle vicende dell'ordine serafico rispetto ai propri centri di irradiamento. Spesso inoltre le notizie sui francescani in Slovenia diventano confuse e si fondono con quelle relative all'Istria o nelle altre zone circostanti la Slovenia. La nota sui francescani in Croazia di Riccardo Burigana delinea alcune caratteristiche di uno dei centri di irradiazione dei francescani nella penisola: la loro continua opera di testimonianza di appartenenza alla chiesa cattolica di Roma di fronte all'altro, che sia bogomilo, ortodosso, musulmano o ateo. Il periodo di riferimento si estende dal XIII fino al secolo scorso. Una testimonianza forte quella dei francescani, e molto varia. Alle estremità di quest'ampia gamma di forme di testimonianza si trovano la persecuzione dell'altro, del religiosamente diverso da parte dei francescani stessi; d'altra parte in periodi di difficoltà si verifica anche il martirio francescano per mano delle potenze che si susseguono alla guida della regione. Una delle motivazioni che ha reso possibile la continuità della presenza francescana in tutti i secoli, anche in momenti di forte difficoltà, è stata la ricerca e il conseguimento di uno status particolare per l'ordine. Uno status che consentisse maggior libertà di movimento e di costruzione di relazioni rispetto al clero provinciale. Talora la posizione dei serafici dava luogo allo scatenarsi di rivalità con quest'ultimo, nonchè all'intreccio di pericolose commistioni con il potere secolare. Il saggio di Barbara Lomagistro si ricollega a queste tematiche ampliandone la lettura in una zona più estesa, quella della regione di Sclavonia che comprendeva Bosnia, Dalmazia e per l'appunto Croazia. L'ordine serafico si trova a gestire la propria presenza e opera in un territorio oggetto delle lotte tra potentati locali. Un'attenzione particolare è data all'opera di confutazione dell'eresia della quale era stato incaricato l'ordine in tutta la regione. Il contributo di Rosa d'Amico esula dagli altri, in quanto saggio di comparazione storico-artistica. Propone infatti l'investigazione dei contatti e dei rispettivi influssi artistici tra le popolazioni abitanti sulle due sponde dell'Adriatico, con i risvolti anche nei rispettivi entroterra. La narrazione concorre così a rendere ancora più fluido lo spazio balcanico preso in esame, sfumandone i confini e ampliandone l'orizzonte di lettura. Krassimir Stantchev sposta l'attenzione verso la Bulgaria, nazione per molto tempo in bilico tra la sottomissione al trono patriarcale bizantino o a Roma. I francescani, inviati in Bulgaria, già attorno al XIII-XIV secolo si approcciano indifferentemente verso i pagani, ovvero ai turchi o greci: a tutti impongono la conversione ed il battesimo, perché nessuno di costoro veniva considerato altrimenti cristiano. Nei secoli successivi i francescani gestiscono le relazioni locali con l'obiettivo della promozione della politica dell'unione presso la chiesa bulgara. Stantchev segue nel dettaglio (anno per anno) le disavventure dell'ordine. Wanda Stepniak-Minczewa riprende il contesto bulgaro attraverso l'analisi di un testo composto da un francescano di origine tedesca nel XVIII secolo che si prende l'onere di raccontare la storia della Bulgaria.
La difficoltà della trattazione della "Storia", delle "Storie" dei Balcani emerge anche in questi atti del convegno veneziano. Si trova una nuova suddivisione delle regioni balcaniche, imposta sul territorio ad opera dell'ordine francescano. Una suddivisione che rende più ambiguo lo sguardo d'insieme per una sovrapposizione di confini, sempre mutevoli. La geografia francescana è tuttavia messa da parte dai relatori, osservata dall'angolo delle ben note e problematiche differenziazioni nazionali rivendicate nel XIX e XX secolo. I singoli contributi concorrono a formare un quadro unitario, dal quale però è talora difficile ricavare una chiara esposizione. Pleonastica può risultare anche la ricapitolazione in ogni articolo degli inizi dell'ordine nelle terre balcaniche. Per concludere in molti saggi si allude alla figura del fondatore dell'ordine, si sottolinea come tra i frati si facesse riferimento direttamente alla narrazione della "vita" di San Francesco, per giustificare la propria missione in territorio balcanico. Vi si racconta che prima di giungere alla meta del suo viaggio in terra santa, dove si sarebbe anche verificato l'incontro con Saladino, la nave su cui viaggiava attraccò in un punto non ben precisato della costa adriatica orientale. Questo capitolo della vita di Francesco diventa per i frati l'indicazione di un orientamento missionario, soprattutto dopo che nel 1221 i frati sono inviati in tutto il mondo. Questo riferimento geografico, tratto dalla vita, serve a legittimare la presenza ed il lavoro dei francescani, soprattutto per quanto riguarda le zone costiere adriatiche. Altre motivazioni della presenza dei francescani e dell'istituzione di queste province orientali dell'ordine sono legate a ragioni di politica ecclesiastica o civile. Campagne di conversione sono infatti lanciate presso popoli tra i quali si sospetta la presenza di eretici (pauliciani o bogomili) o interventi simili sono intrapresi nei casi in cui la presenza cattolica si sente particolarmente a rischio, minacciata dalla presenza di altre confessioni o religioni. Va poi sottolineato che dopo la quarta crociata del 1204 l'assetto territoriale dei Balcani e del vicino Oriente in generale è sottoposto a cambiamenti per un succedersi delle dominazioni, a cui segue a breve la progressiva avanzata turca. Dopo l'arrivo dei Turchi, i francescani diventano una pietra angolare per la Chiesa cattolica in oriente: la loro presenza è la garanzia della permanenza dei fedeli che seguono la chiesa di Roma, della possibilità di un dialogo di coloro che ad essa si vogliano unire e l'avanguardia delle nazioni occidentali per penetrare in Oriente. Ma non è solo un legame con l'occidente che i francescani significano per queste terre; come si è cercato di dire sono anche testimoni e compartecipi degli eventi che trasformano la penisola balcanica e le sue popolazioni.
Monica Cognolato
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Copyright Firenze University Press 2011
Abstract
Volume pubblicato in collaborazione con Centro Interdipartimentale di Studi Balcanici e Internazionali Università Ca' Foscari - Venezia, Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino - Venezia, Pontificia Facoltà Teologica Seraphicum - Roma e con il patrocinio dell'Associazione Italiana degli Slavisti), pp.XI+198. Nota sulla presenza dei francescani in Croazia (secoli XIII-XX) di Riccardo Burigana (Istituto di Studi Ecumenici "San Bernardino" Venezia); L'attività dei francescani in Dalmazia, Croazia e Bosnia nella prospettiva storico-culturale di Barbara Lomagistro (Università degli Studi di Bari); I francescani, la Serbia e la costa adriatica nel XIII e XIV secolo: incroci culturali tra Oriente e Occidente di Rosa D'Amico (Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna); I francescani e il cattolicesimo in Bulgaria fino al secolo XIX di Krassimir Stantchev (Università "Roma Tre"); I francescani in Bulgaria. La nota sui francescani in Croazia di Riccardo Burigana delinea alcune caratteristiche di uno dei centri di irradiazione dei francescani nella penisola: la loro continua opera di testimonianza di appartenenza alla chiesa cattolica di Roma di fronte all'altro, che sia bogomilo, ortodosso, musulmano o ateo. Dopo l'arrivo dei Turchi, i francescani diventano una pietra angolare per la Chiesa cattolica in oriente: la loro presenza è la garanzia della permanenza dei fedeli che seguono la chiesa di Roma, della possibilità di un dialogo di coloro che ad essa si vogliano unire e l'avanguardia delle nazioni occidentali per penetrare in Oriente.
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