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La democrazia in nove lezioni, a cura di M. Bovero e V. Pazé, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. xn-192.
II volume riunisce i testi delle lezioni tenute nel 2008 presso la Scuola della Buona Política di Torino, nata in quell'anno per iniziativa di quattro centri di studi politici della città piemontese, intitolati rispettivamente a Gramsci, Gobetti, Rosselli e Salvemini. La Scuola ha assimto a modello l'omonima istituzione sorta a Roma nel 2007 nell'ambiente cultúrale della Fondazione Basso e diretta da Laura Pennacchi. A sua volta, l'esperienza torinese ha ispirato la nascita, nel 2009, della Scuola della Buona Politica di Cuneo, costituita presso la Fondazione Ñuto Revelli per iniziativa del figlio del grande scrittore cuneese, Marco Revelli.
Come spiega nella prefazione il suo coordinatore, Michelangelo Bovero, la Scuola torinese, al pari di quella romana, si propone di contribuiré alia formazione e soprattutto all'auto-formazione del «cittadino educato» (secondo l'espressione di Bobbio), cioé del soggetto protagonista della democrazia. Non vuole perció formare una futura classe dirigente, ma favorire la rivitalizzazione di un'opinione pubblica critica e diffusa: una kantiana sfera pubblica in cui si faccia un «uso pubblico della ragione»; giacché, per citare ancora Bobbio, la discussione in pubblico dei problemi di tutti è la quintessenza della democrazia.
Nel primo saggio (Democrazia al crepuscolo?), Bovero riprende la concezione procédurale della democrazia di Bobbio: «un insieme di rególe di procedura per la formazione delle decisioni collettive, in cui è prevista e facilitata la partecipazione più ampia possibile degli interessati». Ció non significa che la democrazia debba essere identificata esclusivamente con una procedura, senza alcun riferimento a valori etico-politici. In realtà, sul piano assiologico, essa si fonda sul principio dell'eguale dignitá política di tutti i soggetti, da cui deriva la distribuzione egualitaria del diritto-potere di partecipare alia formazione delle decisioni collettive. Ma l'attuazione di questo principio presuppone altri valori, tipici delle tradizioni liberale e socialista: «le quattro grandi libertà dei modemi», la libertá personale, di opinione, di riunione e di associazione (precondizioni liberali della democrazia); i dirittd sociali, che rendono praticamente possibile l'esercizio egualitario dei diritti politici (precondizioni sociali della democrazia).
Oggi, sostiene Bovero, non solo i valori su cui si fonda la democrazia sono largamente disattesi, ma si assiste ad una degenerazione verso una «autocrazia elettiva», in cui le elezioni sono...