Content area
Full Text
L'uomo, che vive profondamente inserito in una dimensione sociale che lo pone in un continuo rapporto dialettico con gli altri, ha sempre avvertito in se stesso anche l'esistenza di un impulso che lo porta al di là di questo limite. Oltre all'esperienza dell'immanenza ha sentito il richiamo ad una trascendenza, con gli altri, oltre gli altri: politica e religione.
La combinazione di questi due elementi ha sempre costituito un problema di ardua ed instabile soluzione: sono chiamati ad integrarsi, perchéla persona è unica, ma il loro equilibrio è risultato facilmente fluttuante; accanto alla prassi realistica che ignorava ufficialmente il problema, ci furono lo stato teocratico che assorbiva la politica nella religione e quello agnostico che assorbiva la religione nella politica.
Cristo affermò , in categorica nettezza, una concomitanza che componeva le due esigenze in una precisa distinzione che le legittimava entrambe, sottraendole tanto da una sopraffazione reciproca quanto da vicendevoli opposizioni. «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt. 22,21): era la norma perfetta di conciliazione collaborativa, che manteneva le due aree nella loro rispettiva giurisdizione.
La formula c'era; si trattava di applicarla; colui che, tra tutti, apparve il più attrezzato per l'attuazione fu Ambrogio: come ex consularis, che aveva gestito il governo di un'importante provincia, conosceva bene i meccanismi ed i problemi dell'amministrazione civile, e come vescovo, nel suo magistero ecclesiale, viveva la ricerca drammatica della metodologia più efficace per condurre le anime alla salvezza.
Ambrogio aveva l'esperienza diretta dell'esercizio del potere in entrambi i settori; nella nobiltà della sua coscienza, all'azione non poteva non porre a fondamento le motivazioni concettuali che la dirigevano e la coonestavano. Impostò pertanto il problema in logica coerenza: siccome, tanto nella religione cristiana quanto nella tradizione filosofica greca, soprattutto stoica, il mondo sia fisico che antropico risultava effetto di un progetto divino, ne derivava che anche la socialità che vige nell'uomo ha un carattere provvidenziale e che provvidenziale lo aveva quindi anche la politica che regola la socialità e che allora lo aveva anche il potere, che della politica è il mezzo d'azione.
Il potere
In Expos. Ev. sec. Lucam IV, 29 SC 45, p. 161 1 pone, come constatazione definitiva: «Da Dio viene l'istituzione dei poteri, dal maligno...