Alois Woldan, Olaf Terpitz (a cura di), Ivan Franko und die jüdische Frage in Galizien. Interkulturelle Begegnungen und Dynamiken im Schaffen des ukrainischen Schriftstellers, Vienna University Press, Wien 2016, pp. 135.
Com e noto, Ivan Franko (1856-1916) fu una delle figure più rappresentative non solo della letteratura, ma della vita sociale e politica ucraina a cavallo fra il positivismo, il socialismo tendente all'anarchismo e le crescenti spinte verso l'autonomia nazionale. Figlio di padre ucraino e madre polacca, studio a V ienna con V. Jagic (la tesi di dottorato manoscritta su Varlaam e Josafat è conservata nella Biblioteca Universitaria), ma passo gran parte della sua vita nella Galizia austriaca, gli ultimi due decenni a Leopoli. A Vienna conobbe Th. Herzl e T. G. Masaryk. Con M. Drahomanov fondo il Partito Radicale Ruteno-Ucraino (1889), poi, con M. Hrushevs'kyj, il Partito Democratico Nazionale (1899). Collaboro con i più noti letterati, attivisti, giornalisti e politici che all'epoca operavano nell' Ucraina sia galiziana sia russa, nell' Impero Asburgico e nei vari paesi europei. Scrisse centinaia di romanzi, poesie, poemetti, articoli di pubblicistica letteraria e politica, studi di etnografia, storia e critica letteraria in ucraino, ma anche in russo, polacco e tedesco. Tradusse Shakespeare, Byron, Dickens, Calderón de la Barca, Lope de Vega, Dante, Giordano Bruno, D'Annunzio, Hugo, Verlaine, Flaubert, Mickiewicz, Goethe, Schiller, Platone, Saffo, Omero, Puskin, Lermontov, Herzen, Gogol' e tanti altri. Pur essendo uno degli scrittori, intellettuali e attivisti più studiati (e non solo in Ucraina), la sua figura multiforme e complessa rimane per molti aspetti controversa ed enigmatica.
Di un aspetto particolarmente problematico, quello dell'immagine degli ebrei nel pensiero e nell'opera di Franko, testimonia anche il libro che qui presentiamo. La sua genesi è legata ad una abbastanza banale targa commemorativa che l'Università di Vienna pose nel lontano 1993 per ricordare l'ex-studente Ivan Franko e celebrare i secolari rapporti culturali fra l'Ucraina e l'Austria. Alcuni membri della comunità ebraica protestarono nel 2010 e 2012, chiedendo la rimozione della targa perché nei suoi romanzi Franko avrebbe troppo spesso rappresentato gli ebrei secondo stereotipi negativi, creando figure e situazioni che sarebbero state addirittura atte a contribuire alle persecuzioni degli ebrei galiziani nel periodo fra le due guerre.
Per riportare il discorso su un piano razionale e scientifico, l' Università di Vienna e la comunità ebraica si accordarono per organizzare un convegno di studi che ebbe luogo nell'ottobre 2013 e vide la partecipazione di eminenti studiosi provenienti da vari paesi e vari indirizzi ermeneutici: M. Hnatjuk, Ja. Hrycak, T. Hundorova e Je. Psenycnyj dall' Ucraina, Ch. Augustynowicz e A. Woldan da Vienna, G.G. Grabowicz da Cambridge (ma), R. Mnich da Siedlce in Polonia, e W. Moskovic da Gerusalemme.
Com e quasi inevitabile in un convegno dedicato ad un unico tema di un unico autore, non mancano alcune ripetizioni e ridondanze. Tuttavia questo libro, contenente contributi scritti in inglese e in tedesco, è estremamente utile per il pubblico occidentale per imparare a conoscere le molte angolazioni dalle quali ogni singolo argomento puo essere affrontato e per ottenere una quantità di informazioni sia generali sia di dettaglio altrimenti difficilmente reperibili se non studiando ponderosi volumi dedicati a Franko e alle molte personalità con cui ebbe contatti, provenienti da vari paesi e portatori di vari indirizzi ideologici e letterari. Dagli articoli qui raccolti il lettore trae in primo luogo informazioni utili e precise sui principali indirizzi di ricerca e quindi anche sulle tendenze ideologiche che la ricerca hanno influenzato. Risultano pero molto ben delineati i punti nodali attorno ai quali si sono sviluppate le varie fasi creative dello scrittore e le riflessioni dell'attivista sociale e politico. Fra tali punti nodali è naturalmente fondamentale quello dell'assimilazione, stret- tamente connesso a quello della creazione di entità nazionali autonome o indipendenti nei grandi stati multinazionali. Per Franko la "assimilazione" degli ebrei, come quella degli altri popoli facenti parte dell'Impero Asburgico (o di altri imperi, a cominciare da quello russo), non aveva valenza "etnica" né religiosa, ma era concepita come attività di individui e masse che "non si dissolvono in un'umanità a loro estranea", ma si fondano su principi laici, razionali, scientifici, si riconoscono nella valutazione critica di un passato condiviso per "assolvere doveri comuni umani, sociali e politici" assieme alle altre nazionalità all'interno di un determinato Stato. Al contempo, è innegabile che molti personaggi dei suoi romanzi incarnino figure negative del mondo ebraico e siano rappresentati con i tratti che fanno parte del tradizionale repertorio antisemita: lo sfruttatore del lavoro dei contadini e degli operai ucraini, l'ebreo galiziano ignorante e miserabile, l'ebreo capitalista assetato di profitto, l'usuraio, il taverniere che rovina il popolo ingenuo perché detiene il monopolio dell'alcol. In realtà, è per lo più impossibile separare le rappresentazioni dell'ebreo malvagio dalla struttura generale del pensiero sociale e politico di Franko: il capitalista assetato di guadagno è un pericolo non tanto in quanto ebreo, ma in quanto portatore di una nuova società industriale e capitalista che rappresenta per sua stessa natura il più grande pericolo per la società ancora sostanzialmente rurale che era portatrice e simbolo della tradizione ucraina. Nella trama e nei personaggi dei racconti e romanzi di tema ebraico lo scrittore inserisce molti esempi ed eventi atti a rappresentare ideali universali, valori allgemeinmenschlich, a volte descrivendo percorsi di rinascita umana e spirituale in cui i confini fra nazionalità e religione si confondono ; e non manca in molti casi la vena didattico-moralistica insita in tanta letteratura dell'epoca. Non sempre giustamente valorizzata è anche la vena ironica e satirica che dà un colorito nuovo a molte descrizioni potenzialmente qualificabili come antisemite.
In Franko i temi ebraici si inseriscono nelle problematiche della formazione della coscienza nazionale che per molti popoli dell' Europa centro-orientale erano molto acuti in quellépoca. A esse non erano affatto estranei gli ebrei. Con Herzl Franko discusse e fraternizzo, nella creazione di uno stato ebraico egli vedeva la giusta realizzazione del sogno di un popolo oppresso, e insieme, pragmaticamente, una giusta soluzione per due popoli che avevano lo stesso diritto di vedersi riconosciuti nella specificità delle lingue, culture e tradizioni, ma anche nel riconoscimento dei diritti civili e politici. Franko non conobbe personalmente Vl. Zabotinskij, ma ne condivise molti ideali e punti di vista: ambedue - scrive Moskovic - sognarono uno stato nazionale e ne disegnarono concretamente i contorni ideali e sociali, non vissero abbastanza per vedere realizzato il proprio sogno, ma ne furono i profetici sostenitori. I temi della modernizzazione e dell'emancipazione delle masse e delle donne legarono Franko a molti rappresentanti dei movimenti "progressisti" dell'epoca (anche se, com e noto, il rapporto col femminismo di scrittrici ucraine quali O. Kobyl'jans'ka fu tutt'altro che idilliaco!). Egli fu certamente uno dei personaggi più cosmopoliti e internazionali della sua epoca, non a caso proposto anche per il Nobel. Dai migliori saggi, in particolare da quelli di G. Grabowicz e di Ja. Hrycak, emerge chiaramente la dimensione internazionale del "fenomeno ebraico" nell'opera di Franko. Molti particolari sulle opere in prosa e la loro qualità letteraria sono nell'articolo di A. Woldan. Interessante, anche se un po' frammentario e non sufficientemente elaborato è un abbozzo che mette in luce come il tema tipicamente antisemita del vampiro-succhiatore di sangue facesse parte non solo della visione antisemita della cultura e letteratura, ma comparisse in vari scrittori, in paesi e contesti diversi dall'ebraismo. Non andrà poi dimenticato che lo stesso Franko non evito critiche violente e severe all'arretratezza e incapacità politica e organizzativa degli ucraini stessi, che defini "razza pesante, goffa, sentimentale, priva di tempra e volontà, incapace di vita politica": non a caso definito "Spaccapietre" (Kameniar) Franko venne spesso violentemente attaccato dagli ucraini stessi ed espulso da alcune loro istituzioni. Questo non risolve il problema dell'immagine degli ebrei nelle opere di Franko, ma contribuisce a evidenziare lo spirito critico, lucido e imparziale, dello scrittore. Secondo alcuni, il suo "antisemitismo" ha in realtà una valenza decisamente "progressista" in quanto evidenzia lo stato di arretratezza e miseria che sono la causa dei movimenti antisemiti e il vero male da combattere con l'educazione e lo sviluppo sociale.
Vari sono altri temi e motivi che il lettore potrà trovare analizzati ed inseriti nel loro congruo contesto. Condivisa da tutti gli autori è la constatazione del fatto che, col passare degli anni, col mutare del contesto sociale e politico e con la maturazione umana e intellettuale, i racconti e i romanzi di Franko subirono una notevole evoluzione. Certe figure stereotipe o 'macchiettistiche' lasciano il posto a personaggi di maggiore profondità psicologica e spessore umano. I personaggi e le trame si fanno più complessi, la coesistenza del bene e del male si fa più evidente come caratteristica umana universale. Dal naturalismo à la Zola delle Storie di Boryslav, in cui gli ebrei appaiono quasi esclusivamente come rappresentanti del capitalismo petrolifero che sfrutta e distrugge la società 'naturale' ucraina, si passa alla complessa trama di Boa constrictor (1878), in cui il ricco petroliere non è più solo protagonista monolitico e dominatore, ma si pone come essere umano afflitto da molti dolori ed è attorniato da altri personaggi che ampliano lo spettro sociale e complicano l'intreccio di interrogativi etici e sociali. In Sentieri incrociati (1900) le relazioni umane, nazionali e di classe si fanno ancora più complesse, i difficili rapporti con i polacchi (che comunque avevano una posizione dominante in Galizia) rendono più sfumata la dialettica ucraino-ebraica, si fa più chiara la necessità di sottrarre gli ebrei al determinismo di essere i 'servitori assimilati' della classe o dell'etnia dominante (amministratore, banchiere, imprenditore) e si fa strada un personaggio nuovo, l'ebreo Vahman, che da usuraio diviene portatore di giustizia, mediatore fra le masse oppresse e le autorità che detengono il potere: egli indica come l'unica via da percorrere sia quella della 'cittadinanza del diritto e del progresso', nella quale ogni individuo e ogni nazionalità divengono parte costruttiva di uno Stato multietnico giusto.
Molti sono i temi affrontati da questo libro non ponderoso, ma ricco di informazioni precise, sobrio nelle valutazioni, razionale nell'esposizione dei problemi. Esso dovrebbe essere presente nelle migliori biblioteche di studi slavi e di studi umanistici in genere.
Giovanna Brogi Bercoff
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Copyright Firenze University Press 2016
Abstract
Interkulturelle Begegnungen und Dynamiken im Schaffen des ukrainischen Schriftstellers, Vienna University Press, Wien 2016, pp. 135. Tuttavia questo libro, contenente contributi scritti in inglese e in tedesco, è estremamente utile per il pubblico occidentale per imparare a conoscere le molte angolazioni dalle quali ogni singolo argomento puo essere affrontato e per ottenere una quantità di informazioni sia generali sia di dettaglio altrimenti difficilmente reperibili se non studiando ponderosi volumi dedicati a Franko e alle molte personalità con cui ebbe contatti, provenienti da vari paesi e portatori di vari indirizzi ideologici e letterari. Per Franko la "assimilazione" degli ebrei, come quella degli altri popoli facenti parte dell'Impero Asburgico (o di altri imperi, a cominciare da quello russo), non aveva valenza "etnica" né religiosa, ma era concepita come attività di individui e masse che "non si dissolvono in un'umanità a loro estranea", ma si fondano su principi laici, razionali, scientifici, si riconoscono nella valutazione critica di un passato condiviso per "assolvere doveri comuni umani, sociali e politici" assieme alle altre nazionalità all'interno di un determinato Stato. In Sentieri incrociati (1900) le relazioni umane, nazionali e di classe si fanno ancora più complesse, i difficili rapporti con i polacchi (che comunque avevano una posizione dominante in Galizia) rendono più sfumata la dialettica ucraino-ebraica, si fa più chiara la necessità di sottrarre gli ebrei al determinismo di essere i 'servitori assimilati' della classe o dell'etnia dominante (amministratore, banchiere, imprenditore) e si fa strada un personaggio nuovo, l'ebreo Vahman, che da usuraio diviene portatore di giustizia, mediatore fra le masse oppresse e le autorità che detengono il potere: egli indica come l'unica via da percorrere sia quella della 'cittadinanza del diritto e del progresso', nella quale ogni individuo e ogni nazionalità divengono parte costruttiva di uno Stato multietnico giusto.
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