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BEARD M., SPQR Storia dell'antica Roma, Milano, Mondadori, 2016, pp. 554.
Il volume sulla storia di Roma antica di Mary Beard, docente al Newnham College di Cambridge, fellow della British Academy e curatrice per il periodo antico del «Times Literary Supplement», sceglie un titolo classico, l'acronimo SPQR, ma propone uno svolgimento tanto originale quanto ricco di documentazioni e interpretazioni, rilevanti specie da un punto di vista politico.
La narrazione si sviluppa da un anno crudale nel I secolo a.C., il 63, e da un protagonista culturalmente assai dotato, Marco Tullio Cicerone, che si trova impegnato a difendere lo Stato da un nemico interno, Lucio Sergio Catilina, «un insoddisfatto aristocratico in bancarotta, che, a quanto si credeva, aveva architettato un piano per assassinare i magistrati eletti di Roma e bruciare la cittâ stessa, cancellando nel contempo tutti i debiti, dei ricchi come dei poveri» (p. 15). La ferma risposta ciceroniana all'azione eversiva pone questioni ancora oggi di stretta attualitâ, in merito alla legittimitâ dell'eliminazione dei «terroristi» e alla controversa ammissibilitâ del sacrificio dei diritti civili per ragioni di sicurezza nazionale: «A quale prezzo si evitó la rivoluzione - si chiede l'autrice -. Gli eventi del 63 a.C. e gli slogan allora coniati, hanno continuato a riecheggiare per tutto il corso della storia delTOccidente. Alcune delle parole pronunciate durante gli infuocati dibattiti che seguirono la scoperta del conflitto sono ancora impiegate nella nostra retorica politica» (p. 19).
La candidatura (termine che deriva proprio dalla tunica bianca con cui gli aspiranti a una carica pubblica si proponevano al giudizio popolare) costituiva a Roma un impegno oneroso da un punto di vista finanziario, con l'interessato chiamato a muoversi sulla linea sottile che separa la munifica generositâ dalla corruzione. «La posta in gioco era molto alta. Chi vinceva le elezioni aveva l'opportunitâ di recuperare le proprie spese, legalmente o illegalmente, sfruttando le prerogative della carica ottenuta. Chi perdeva sprofondava ancora di piû nei debiti» (p. 21). La doppia sconfitta alle elezioni consolari del 64 e del 63 pone l'aristocratico Catilina proprio in questa malaugurata condizione, mentre l'homo novus Cicerone, proveniente da una cittâ di provincia come Arpino, riesce a ottenere l'ambita qualifica, grazie anche alle impareggiabili doti dialettiche: venuto a conoscenza delle intenzioni dei congiurati, il neo console si percepisce...