La città e il mare: vulnerabilità e resilienza

Abstract

[...]space: neitherfully urban norfully of the biosphere?. ? [...]the survey shows that in the late nineties and early 2000s Italian cities experienced a new expansion phase, increased demand in the housing sector caused sudden changes with an aggravation of the latent environmental tensions. [...]space: neitherfully urban norfully of the biosphere?. ? [...]of particular interest in this discussion are the works of the Chinese Turenscape group, experimenting with the landscape and technical solutions to deal with the problems of water pollution that in China is close to 75%. (Fig. 3) The coast line with length of 780 Km, historically not much inhabited has been transformed into a building continuum that, according to the Regional Hydrogeological Planning, The flood events that occurred, especially in recent years, a part of the emergence for restoration of the conditions of safety and use, have produced an urgent need to intervene with design actions in correspondence with side of the cities.

Abstract. Il saggio vuole porre l'attenzione sul tema dell'acqua come presenza caratterizzante i paesaggi naturali e urbani a partire dalla sua natura "mutevole" e "dinamica" assunta come momento centrale della ricerca di soluzioni tecnologiche in una "visione resiliente" che ribalta concettualmente e operativamente gli approcci difensivi consolidati. Superando l'idea del progetto come "ripristino" post-catastrofe, si fanno strada nuove strategie hazard-specifice site-specific caratterizzate da un'idea di confine come "bordo interattivo", come un third space, definito da legami aperti e flessibili che configurano nuove "porosita urbane". Waterfront e lungofiumi diventano degli spazi resilienti capaci di adattarsi e mantenere una "stabilita dinamica" rispetto all'azione degli agenti naturali.

Parole chiave: acqua,rischio, fragilita, bordo interattivo.

La natura "mutevole e dinamica" dell'acqua ha storicamente disegnato la morfologia dei territori, esercitando una forte influenza sull'ambiente naturale e antropico.

Progressivamente la presenza dell'acqua e stata percepita come un elemento negativo, come una forza naturale distruttiva da contenere, sottoposta a un processo di antropizzazione risolto come "artificializzazione", spesso ridotta a bacino di raccolta degli scarichi urbani e industriali.

Si e andata a definire una vera e propria "frattura" del rapporto cittå-fiume, cittå-mare, materializzata in una separazione netta tra il suolo abitato e l'acqua, risolta in arginature difensive che hanno snaturato la fisionomia originaria del paesaggio.

Si puo parlare di una sorta ?involuzione culturale?1 per il modificarsi nei secoli del rapporto uomo-risorsa acqua che ha portato alla scomparsa di tutti quei "gesti antichi" che garantivano una salvaguardia del territorio. Tale frattura si avvia con la rivoluzione industriale quando si diffonde una diversa "tecnica d'uso" dell'acqua che per ragioni produttive viene intubata, deviando i percorsi naturali, seccando fiumi, impoverendo biologicamente i bacini con conseguenti danni al territorio.

Questo e quello che e accaduto nei numerosi centri urbani costieri in Italia dove il sistema insediativo si e sviluppato non stabilendo un dialogo e un'interazione con le dinamiche naturali e la mutevolezza dell'acqua, ma configurando delle vere e proprie barriere rigide, che hanno reso particolarmente "fragili e vulnerabili" gli affacci a mare.

Inoltre la forte cementificazione delle coste ha interrotto il naturale ripascimento delle spiagge provocando consistenti fenomeni di erosione che hanno alterato la "linea della terra".

Emergenze ambientali nei territori fragili

Lo stato delle coste e del sistema idrografico in Italia e spesso il risultato di una non adeguata gestione del territorio e dell'ambiente che negli ultimi decenni ha compromesso i processi naturali tra terra e acqua, andando a peggiorare gli effetti, se non addirittura provocando, delle calamitå naturali. Ě quanto emerge nel rapporto su Lo stato del territorio italiano 20122 curato dall'Ance e dal Cresme che descrive la forte esposizione nel nostro Paese al rischio naturale, segnalando come le aree a elevata criticitå idrogeologica rappresentano circa il 10% della superficie italiana e riguardano ben l'89% dei comuni. Inoltre l'indagine mette in evidenza come tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila le cittå italiane hanno vissuto una nuova fase espansiva, effetto di un forte incremento della domanda abitativa primaria che ha provocato delle repentine trasformazioni con un aggravamento delle tensioni ambientali latenti. La crescita demografica si e concentrata in aree giå caratterizzate da elevati livelli di fragilitå idrogeologica con l'aumento della pressione antropica che, in assenza di efficaci interventi, ha contribuito a un ulteriore aggravamento degli equilibri geo-ambientali.

Questi dati sono confermati dalla ricerca condotta nel 2015 dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA3 che evidenzia come il consumo di suolo in Italia, a partire dal 1956, procede al ritmo di 8 m2 al secondo; negli ultimi anni oltre 700 km2 di territorio sono stati oggetto di trasformazioni antropiche e destinati a nuove infrastrutture ed edifici.

Lo scenario diventa piu preoccupante se si pensa che oggi il 40% della popolazione mondiale vive lungo le fasce costiere, dove per il 20 254 si prevende un ulteriore aumento del carico antropico pari al doppio di quello attuale.

Sono dati allarmanti che stanno sollecitando ricerche e interventi a livello mondiale come quelle sviluppate negli Stati Uniti dalla NOAA - National oceanic and atmospheric administration che ha elaborato una serie di strategie di Waterfront Smart Growth5 basate su un rafforzamento della resilienza dei centri costieri e in particolare sul ripristino dei processi naturali lungo il confine tra terra e mare, dalle foci dei torrenti, alle zone umide, alle spiagge. Questo approccio mette in discussione i metodi di infrastrutturazione del territorio piu diffusi, ricorrendo alla configurazione di veri e propri "sistemi ecologici" concepiti come strumenti per la mitigazione del rischio idrogeologico e l'aumento della biodiversita.

Evidentemente diventa sempre piu urgente lo sviluppo di interventi e di progetti basati sulla ricerca di soluzioni tecnologiche in una "visione resiliente" capace di ribaltare concettualmente e operativamente gli approcci difensivi consolidati.

Si tratta di sviluppare una riflessione complessiva in termini progettuali in grado di risemantizzare la presenza dell'acqua nel "The Third space": progettare nuove infrastrutture resilienti

Tra le diverse sperimentazione condotte negli ultimi anni per fronteggiare le emergenze ampaesaggio naturale e urbano ma soprattutto di superare quella pratica di edificazione di barriere difensive - moli, arginature, tombinature - concepite come "manufatti robusti".

bientali sembra consolidarsi uno specifico modello di intervento fondato sul disegno di ?bordi interattivi?6, concepiti come "ispessimento" di fasce dai legami aperti e flessibili che vanno a configurare nuove "porosita urbane", dove il paesaggio e assunto come ?as active surface, structuring the condition for new relationships and interactions among the things it support?7. In questi casi il lavoro sui confini, che diventano sempre piu "ambigui e flessibili", apre a una dimensione "resiliente" del progetto molto vicina all'idea di ?citta aperta? avanzata da Richard Sennet8 che, riprendendo il biologo Stephen Jay Gould, si sofferma sulla distinzione tra il concetto di "limite" come confine dove le cose finiscono e quello di "bordo" come confine nel quale diversi gruppi interagiscono e gli organismi diventano maggiormente interattivi.

Un importante contributo in questa direzione e rappresentato dallo studio di quelle pratiche antiche e comuni utilizzate nelle situazioni estreme, periodicamente interessate da alluvioni, uragani o tsunami - Giappone, Filippine, Cile, Usa, ecc. - che hanno sviluppato nel tempo l'uso di sistemi flessibili di difesa dell'ambiente naturale e di salvaguardia degli insediamenti.

Queste riflessioni mettono in discussione il modello diffuso in particolare nelle citta europee, basato sulla "artificializzazione del limite" tra terraferma e acqua attraverso la costruzione di moli, palazzate e lungomare. Mentre sempre piü frequentemente gli interventi recenti propongono ?una progettazione di un landscape costiero in grado di attuare le strategie di mediazione tra le forze della terra e quelle del mare?9 attraverso la configurazione di un bordo resiliente capace di adattarsi e avere una "stabilita dinamica" rispetto all'azione degli agenti naturali: piene, alluvioni, erosioni, mareggiate, ecc.

In questi casi il paradigma della "vulnerabilita-resilienza" diventa un potente fattore di innovazione concettuale, comportando un cambiamento nei metodi d'intervento, sul processo di trasformazione e i suoi stessi obiettivi che, come nella tradizione del Taoismo cinese, concepiscono l'acqua come elemento "tenace" e contemporaneamente "duttile", basandosi su nuovi criteri d'intervento non piu fondati sui principi di "robustezza" ma su quelli della "fragilita" e delle "cedevolezza", capaci di assorbire e adattarsi ai cambiamenti naturali.

E un approccio che non propone il progetto come "ripristino" post-catastrofe o come infrastruttura difensiva, ma come tentativo di una vera e propria azione che miri alla "resilienza del luogo", configurando una strategia hazard-specific e site-specific, che coniuga le azioni "adattive" con quelle della "mitigazione" attraverso il ripensamento della linea tra la terra ferma e l'acqua che si configura con quello che Saskia Sassen chiama ?Third space: neitherfully urban norfully of the biosphere?. ?The aim is to make this a hybrid working space for experimenting with diverse types of known edge, from biology to architecture, open and incomplete?10.

Il Third space e uno spazio nel quale i confini tra natura e artificio sono sempre piu confusi, dove e possibile concepire la costruzione di una forma di paesaggio ibrido, derivante dal carattere mutevole degli elementi naturali come nel lavoro SOAK: Mumbai in un estuario11 di Anuradha Mathur e Dilip da Cunha nel quale viene proposta una metodologia progettuale che concepisce l'acqua come una "soglia fluida" tra terra e mare, configurando una visualizzazione dinamica del terreno. Gli interventi di progettazione delle acque del monsone sono concepiti per "ospitare l'incertezza" attraverso la resilienza, nella quale l'idea dell'azione dell'immergere attiva differenti rapporti, nuove relazioni e conformazioni mutevoli (Fig. 1).

Nella stessa direzione si inseriscono una serie di recenti interventi olandesi che propongono una diversa gestione delle acque e delle infrastrutture paesaggistiche rispetto alla storica formazione dei polder.

In particolare il programma nazionale Room for the River (20072015) ha promosso una serie di interventi per la prevenzione delle esondazioni che, ribaltando la tradizionale prassi di rafforzamento degli argini e delle barriere, prevede azioni di rinaturalizzazione progettate per consentire parziali inondazioni e smaltire le acque in eccesso lungo i bordi dei fiumi. Tra questi sicuramente Depoldering a Muggenwaard, Gelderland degli West8 e IPV Delft rappresenta una delle prime sperimentazioni attraverso una ridistribuzione delle terre degli argini e la costruzione della diga di Bandijk per consentire all'acqua di scorrere liberamente. Il programma prevede la riqualificazione di 99 dighe esistenti, sia dal punto di vista funzionale sia paesaggistico come nel caso della The New Hondsbossche Dunes dove, sempre il gruppo West8, ripensa i bordi di una diga di origini medievali attraverso l'introduzione di una duna sabbiosa ecologicamente in continuita con il paesaggio circostante. Analogamente Delva Landscape Architects e Dingeman Deije propongono per la Richer Dikes una diga di sedimentazione naturale dove, nell'arco di quindici anni, la stratificazione del limo e della sabbia, per il susseguirsi delle maree, configurera un nuovo paesaggio. Infine di particolare interesse in questa trattazione sono i lavori del gruppo cinese Turenscape che sperimentano soluzioni paesaggistiche e tecniche per fronteggiare le problematiche dell'inquinamento delle acque di superficie, in Cina pari al 75%. In questi lavori l'acqua e concepita come un sistema vivente legato alla terra, alla vita, alla vegetazione e al cibo come risulta nel progetto per un'area degradata lungo il fiume Shuicheng nella citta Liupanshui dove e proposta la rimozione delle canalizzazioni in cemento dei corsi d'acqua e la creazione di zone umide e bacini di detenzione, configurando un sistema di terrazzamenti che evocano lo scenario delle risaie cinesi.

La progettazione dei waterfront lungo le coste della Calabria

Tale riflessione teorico critica e alla base di una sperimentazione progettuale elaborata in occasione di un concorso, bandito nel 2015 dal comune di Siderno in Calabria, per la progettazione del lungomare, ripetutamente sottoposto alle azioni delle correnti marine e definitivamente devastato durante la mareggiata del 2013 (Fig. 2).

In seguito a tale occasione, il lavoro e sfociato in una ricerca piu ampia rispetto alla ciclicita dei fenomeni naturali piu ricorrenti lungo le coste calabresi, con la finalita di individuare metodologie e tecniche di intervento declinate nel rapporto "vulnerabilitaresilienza" e che ha visto il coinvolgimento di piu discipline - area della Progettazione architettonica, delle Costruzioni idrauliche e marittime e della Botanica ambientale.

Preliminarmente si e sviluppato un approfondimento sulla condizione delle coste in Calabria interessate da una notevole cementificazione, disorganica e indifferente che a partire dagli anni '50 ha "adagiato" forme, trasformando luoghi e andando a definire un edificato disaggregato, tenuto insieme solo dalla linea dell'infrastruttura stradale e ferroviaria. (Fig. 3) La lunga linea di costa, circa 780 Km, storicamente poco abitata e naturale e stata trasformata in un continuum edilizio che, secondo il PAI-Piano di assetto Idrogeologico regionale, ha trasformato la "fisiografia" del litorale sia ionico che tirrenico, sottoposti a una forte erosione.

Gli eventi alluvionali che si sono succeduti, soprattutto negli ultimi anni, oltre a porre l'emergenza del ripristino delle condizioni di sicurezza e di uso, hanno posto l'urgenza d'intervenire con azioni progettuali e d'indirizzo in particolare in corrispondenza degli affacci a mare delle cittå. Lungo questi tratti di costa la distruzione delle originarie aree "dunali" e dei sistemi naturali di raccordo tra terra e acqua pongono maggiori rischi per la mancanza di equilibrio tra fenomeni naturali e azioni antropiche. Infatti la realizzazione delle lunghe passeggiate a mare e avvenuta con la costruzione di vere e proprie barriere in cemento, risolta in un sistema di muri a "diga" di cui la scienza dell'ingegneria marittima denuncia i limiti tecnico-funzionali, poiché si configurano come degli elementi rigidi in continuo "dissidio" con l'azione dellenergia delle onde marine che interrompono il naturale scambio terra-acqua.

Le soluzioni applicative assumono tali considerazioni e propongono un diverso rapporto tra il sistema insediativo e il mare per i centri urbani lungo la costa ionica calabrese attraverso un approccio resiliente nel quale la riflessione sull'identitå ambientali originarie non e risolta in un semplice ripristino ma in un ripensamento della linea di confine tra lungomare e arenile. Nellottica di una strategia hazard-specific and site-specific si propone di coniugare i valori estetici-paesaggistici identitari con la messa in sicurezza dei centri urbani attraverso il disegno di un nuovo sistema "dunale" (Fig. 4). Questo e concepito come un "bordo flessibile" alle dinamiche delle correnti marine che va a sostituire le attuali barriere murarie con un sistema di "gabbionate" sulle quali viene riconfigurato un nuovo suolo misto tra sabbia, terra e specie originarie (Fig. 5).

Questa soluzione consente di trasformare la linea di confine netta tra il suolo urbano e l'arenile con un "bordo" piü permeabile al moto ondoso nello scambio interno-esterno, piü gestibile dal punto di vista della sua possibile manutenzione nel tempo, contraddistinto da una rinaturalizzazione con l'alleggerimento della viabilitå veicolare e il potenziamento di quella ciclopedonale (Fig. 6).

La "dimensione resiliente" e assunta anche come "memoria del luogo" attraverso la riconfigurazione dellecosistema costiero típico delle aree sabbiose del Mediterraneo e in particolare della Calabria ionica, contribuendo a rendere piü stabili le "dune artificiali" per effetto dell'azione delle radici. In questa fascia intermedia tra la cittå e il mare il nuovo disegno combina elementi eterogeni: aree verdi esistenti e nuove, piccole attrezzature ricettive, una rete di percorsi e connessioni, parcheggi.

Attraverso l'ideazione di questo Third space, paesaggio ibrido concepito per "ospitare" la mutevolezza, il progetto diventa loccasione per una riflessione sulle potenzialitå di un approc cio resiliente, che rappresenta il superamento di una gestione tradizionale delle coste a favore di una dimensione integrata e multidisciplinare, come processo multiscalare di conoscenza tra saperi e competenze che consente di ribaltare l'attuale percezione dellelemento acqua e traslarlo nella dimensione del paesaggio. Questo comporta un ribaltamento di quella "cultura dellemergenza" che considera gli spazi costieri e fluviali solo dal punto di vista della difesa idraulica, basandosi esclusivamente sul concetto di "ricostruzione" e "riparazione di un danno", disseminando interventi disarticolati e frammentari sul territorio.

Una tale prospettiva introduce un forte potere di innovazione concettuale poiché la messa in sicurezza non e piü vista come un'azione antitetica al progetto paesaggistico ma comporta un cambiamento nei metodi d'intervento e nella percezione del rischio, verso il quale non si propone una forma di resistenza per la minaccia di una rottura ma la capacita di adattarsi ai cambiamenti.

Tale approccio valorizza il rapporto esigenziale-prestazionale della cultura tecnologica, attribuendo al progetto il compito di individuare nuove soluzioni per i waterfront in termini di capacita adattiva, di richiesta di efficienza ecologica dell'habitat umano, in una nuova visione paesaggistica che rigenera la relazione vulnerabilita-p ericolo.

NOTES

1. Franzin, R., La percezione delle acque nell'immaginario collettivo contemporaneo, document, Document downloadable from the website of the International Center for Water Civilization, available at: http://www.provincia.venezia.it.

2. Ance and Cresme (2012), Primo Rapporto. Lo stato del territorio italiano 2012 2012 Insediamento e rischio sísmico e idrogeologico, available at: http://www.camera.it/temiap/temi16/ CRESME_rischiosismico.pdf.

3. http://www.isprambiente.gov.it/files/ pubblicazioni/rapporti/rapporto-233 2015/Rapporto_233_2015.pdf.

4. Creel, L. (2003), Ripple effects: Population and coastal regions, Population Reference Bureau Washington, DC.

5. NOAA - National oceanic and atmospheric administration, Waterfront Smart Growth, available at: https:// coastalsmartgrowth.noaa.gov/smartgrowth_fullreport.pdf.

6. cfr. Nicolin, P. (2014), "Le proprieta della resilienza" Lotus, No. 155, pp. 5257.

7. Wall, A. (1999), Programming the Urban Surface, in Corner J., Recovering landscape. Essays in Contemporary Landscape Architecture, Princeton Architectural Press, New York.

8. Nicolin, P., Op. cit., p. 53.

9. Ivi, p. 54.

10. Sassen, S. (2016), "A Third Space: Neither Fully Urban nor Fully of the Biosphere", in Graham, J. (Ed.), Climates: Architecture and the Planetary Imaginary, Lars Müller Publishers, Zurich.

11. Mathur, A. and Cunha, D. (2009), SOAK: Mumbai in an Estuary, Rupa & Company, Mumba.

The third space between land and water

Abstract. The essay concentrates on the topic of water as a significant presence of natural and urban landscapes starting from its "mutable" and "dynamic" characteristic assumed as a crucial moment in the search for technological solutions regarding the "resilient vision" that conceptually and operationally is changing the consolidated defensive approaches. Going over the idea of the project as a postcatastrophe "restoration", new hazardspecific site-specific strategies are tracing their way, characterized by the idea of a border as an "interactive edge", like a third space, defining open and flexible bonds that shape new "Urban porosity". Waterfronts and quays become resilient spaces capable to adapt and maintain a "dynamic stability" in relation to the natural actions.

Keywords: water, risk, fragility, interactive edge.

During the history the "mutable and dynamic" nature of the water has designed the morphology of the territories, exerting a strong influence on the natural and anthropic environment. Progressively the presence of the water has absorbed a negative connotation, as a natural destructive force, subject to a process of de-anthropization resolved as "artificialization", often reduced to the collection of urban and industrial waste.

This kind of approaches created a "fracture" in the relation between city-river, city-sea, generating a clear separation between the inhabited ground and the water, interpreted in defensive embankments that have distorted the original physiognomy of the landscape. The discourse about a ?cultural involution?1 regarding the change of the relation between man and water over the centuries led to disappearance of all those "ancient gestures" that guaranteed a protection of the territory. The fracture appears due to the industrial revolution when a different "technique of use" of the water has been diffused, for production reasons it comes intubated, diverting natural paths, drying rivers, biologically impoverishing of the basins with consequent damage to the territory.

This is what happened in the numerous coastal urban centers in Italy where there is a lack of dialogue and an interaction of the settlements with the natural dynamics and mutation of the water, where rigid barriers are constructed that made it particularly "fragile and vulnerable" to the sea.

Furthermore, the strong cementation of the coasts interrupted the natural nourishment of the beaches, causing significant erosion that altered the "land line".

Environmental emergencies in fragile territories

The current state of the coasts and the hydrographic system in Italy is a result of an inadequate management of the territory and the environment that in the recent decades has compromised the natural processes between land and water, worsening the situation or even provoking natural disasters. This is what emerges in the report on The State of the Italian territory 20122 edited by Ance and Cresme describing the strong exposure to natural risk in Italy, pointing out that the areas with high hydrogeological criticality represent about 10% of whole Italy affecting around 89% of the municipalities. Moreover, the survey shows that in the late nineties and early 2000s Italian cities experienced a new expansion phase, increased demand in the housing sector caused sudden changes with an aggravation of the latent environmental tensions. The growth of the population has been concentrated in areas already characterized by high levels of hydrogeological fragility that in the absence of effective interventions, has contributed to a further aggravation of geoenvironmental balances.

These data are confirmed by the research conducted in 2015 by the Institute for Environmental Protection and Research, ISPRA3 showing how the consumption of soil in Italy, starting from 1956, proceeds at the rate of 8 m2 per second; in the recent period over 700 km2 of land have been subject to anthropogenic changes and destined to new infrastructures and buildings.

The situation becomes alarming taking in consideration that today more then 40% of the world's population lives along the coastal lines, forecasting that in 20254 the demographic situation will be twice from the current one.

These emerging data that are collected from worldwide research and interventions such as those realized in the United States by the NOAA - National Oceanic and Atmospheric Administration, developed a series of strategies for Waterfront Smart Growth5 based on strengthening the resilience of coastal centers, in particular the restoration of natural processes along the border between land and sea, from the mouths of the rivers to the wetlands and beaches. This approach open the question for the most widespread methods of infrastructuring the territory, using the configuration of "ecological systems" conceived as tools for the mitigation of the hydrogeological risk and the increase of biodiversity.

Evidently, it becomes urgent of developing projects and interventions based on the search for technological solutions in a "resilient vision" capable conceptually and operationally to transform the consolidated defensive approaches.

The intent is developing an reflection in terms of design able to resemantize the presence of water in the natural and urban landscape but above all to overcome the practice of building defensive barriers - docks, embankments, culverts - conceived as "robust artifacts".

"The Third space": design of new resilient infrastructures

Among the various experiments carried out in recent years dealing with environmental emergencies, a specific intervention model seems to be consolidate based on the design of ?interactive edges?6, conceived as "thickening" of bands with open and flexible links that are going to configure new "urban porosity", where the landscape is as- sumed ?as active surface, structuring the condition for new relationships and interactions among the things it support?7. In these cases the work on the edges, that are becoming more "ambiguous and flexible", opens a dimension of "resilient" of the project very close to the idea of "open city" by Richard Sennet8, resuming the biologist Stephen Jay Gould , focuses on the distinction between the concept of "limit" as a boundary where things ends and that of "edge" as a boundary in which different groups interact and the organisms become more interactive.

An important contribution in this direction is represented by the study of ancient and common practices used in extreme situations, periodically affected by floods, hurricanes or tsunamis - Japan, Philippines, Chile, USA etc. - which have developed over time the use of flexible systems to protect the natural environment and to protect the settlements.

These reflections challenge the widespread model in particular in European cities, based on the "artificialization of the limit" between the land and the water through the construction of piers, buildings and promenades. While the recent interventions frequently propose ?a design of a coastal landscape able to implement the strategies of mediation between the forces of the earth and those of the sea?9 through a configuration of a resilient edge that can adapt and have a "dynamic stability" respecting the natural actions as: floods, erosion, storms, etc.

In these cases the paradigm of "vulnerability-resilience" becomes a powerful factor of conceptual innovation, involving a change in the methods of intervention, on the transformation process and its own objectives which, as the Chinese Taoism tradition conceive the water as "tenacious" and at the same time "ductile" element, based on new intervention criteria no longer considering the principles of "robustness" but those of "fragility" and "compliant", capable to absorb and adapt to natural changes.

This kind of an approach doesn't propose the project as a post-catastrophe "restoration" or as a defensive infrastructure, but as an attempt of an action aimed at "resilience of the place", by configuring a hazard-specific and sitespecific strategy, combining "adaptive" actions with those of "mitigation" and rethinking the line between the land and the water that is configured with what Saskia Sassen calls ?Third space: neitherfully urban norfully of the biosphere?. ?The aim is to make a hybrid working space for experimenting with diverse types of edge, from biology to architecture, open and incomplete?10. The Third space is a space where the boundaries between nature and artifice are blurred and it is possible to conceive the construction of a hybrid landscape, deriving from the changing nature of natural elements as in the SOAK work: Mumbai in an estuary11 by Anuradha Mathur and Dilip da Cunha, in which the proposed design methodology conceives the water as a "fluid threshold" between land and sea, configuring a dynamic terrain. The monsoon water design interventions are envisioned to "accommodate uncertainty" through resilience where the idea of the action of immersion activates different reports, new relations and changing conformations (Fig. 1).

In the same direction a series of recent Dutch interventions are proposing a different management of the water and the landscape infrastructures respect ing the historical formation of the polders.

In particular, the national program Room for the River (2007-2015) has promoted a series of interventions for the prevention of floods that, in contrast to the traditional practice of strengthening the banks and barriers, includes actions of re-naturalization designed to allow partial flooding and to dispose excess water along the edges of the rivers. In this direction the Depoldering at Muggenwaard, Gelderland of the West8 and IPV Delft is one of the first experiments that works through a soil redistribution of the banks and the construction of the Bandijk dam that allows free flow of the water.

The program includes redevelopment of 99 existing dams, from a functional and landscape point of view, as in the case of The New Hondsbossche Dunes where, again the West8 group, re-thought the edges of a medieval dam through the introduction of an ecologically sandy dune in continuity with the surrounding landscape. Similarly, Delva Landscape Architects and Dingeman Deije for the Richer Dikes propose a natural sedimentation dam where, over a period of fifteen years, the stratification of silt and sand, due to the succession of tides, will shape a new landscape. Finally, of particular interest in this discussion are the works of the Chinese Turenscape group, experimenting with the landscape and technical solutions to deal with the problems of water pollution that in China is close to 75%. In these works water is conceived as a essential system linked to the earth, life, vegetation and food as it results in the project for a degraded area along the Shuicheng river in the city Liupanshui where it is proposed the removal of the concrete pipes of the water courses and creation of wetlands and basins of detention, configuring a system of terraces that evoke the scenery of the Chinese rice fields.

Waterfront design along the coasts of Calabria

This critical theoretical reflection is based on a design experimentation done in 2015, competition promoted by the municipality of Siderno in Calabria, for a design of the seafront that has been devastated during the storms in 2013. (Fig. 2)

This occasion provoked a research of the changeable nature of the most recurring natural phenomena along the Calabrian coasts and has involved several disciplines - Architectural Design, Hydraulic, Maritime Construction and Botany Environment - with an aim to identify methodologies and techniques of intervention regarding the "vulnerability-resilience".

Preliminarily study has been developed for the coastal conditions in Calabria affected by notable overbuilding, since the 50s disorganized and indifferent "diffused" forms appears, transforming places and defining a disaggregated buildings, linked only by the line of the road and railway infrastructure. (Fig. 3) The coast line with length of 780 Km, historically not much inhabited has been transformed into a building continuum that, according to the Regional Hydrogeological Planning,

The flood events that occurred, especially in recent years, a part of the emergence for restoration of the conditions of safety and use, have produced an urgent need to intervene with design actions in correspondence with side of the cities. Along these stretches of coast the destruction of the original "dunal" areas and natural systems of connection between land and water pose greater risks regarding the balance between natural phenomena and anthropic actions.

These considerations became guidelines for new solutions that evoke rethinking of the relation between the settlement system and the sea along the Ionian coast of Calabria through a resilient approach where the original environmental identity is not resolved with a simple restoration but reevaluating the border line between the promenade and the beach. In the context of a hazard-specific and site-specific strategy, it is proposed to couple the aestheticlandscape-identity values and the protection of the urban centers through the design of a new "dune" system. (Fig. 4) This has been conceived as a "flexible edge" to the dynamics of the sea currents replacing the present wall barriers with a system of "gabions" over which a new soil is reconfigured as a mix of sand, earth and originating species (Fig. 5).

This solution permits a transformation of the boundary line between the urban land and the beach into a more permeable "edge" to the wave motion, becoming more manageable for possible maintenance over time, characterized by a process of re-naturalization done by reduction of the traffic and the improvement of the pedestrian cycle (Fig. 6).

The "resilient dimension" is also assumed as a "memory of the place" through the reconfiguration of the coastal ecosystem typical of the sandy areas of the Mediterranean, in particular of Ionian Calabria, making the "artificial dunes" more stable due to the action of the roots. In this middle zone between the city and the sea the new design combines heterogeneous elements - existing and new green areas, small accommodation facilities, a network of routes and connections, parking lots.

Through the concept of this Third space, a hybrid landscape conceived to "host" the changeability, the project becomes an occasion for a reflection on the potential of a resilient approach, which represents the overcoming of a traditional coastal management in favor of an integrated dimension and multidisciplinary, as a multiscalar process between knowledge and skills that allows to reverse the current perception of the water and translate it into the landscape dimension.

This entails overcoming the "culture of emergency" that considers coastal and fluvial spaces as hydraulic defense, relying on the concept of "reconstruction" and "reparation of damage", disseminating disjointed and fragmented interventions on the territory.

Such a perspective introduce a strong conceptual innovation, since the safety is no longer seen as an antithetical action to the landscape project but involves a change in the methods of intervention and in the perception of risk, towards which a form is not proposed of resistance to the threat of a rupture but the ability to be adapted to the changes.

This approach enhance the demanding-performance relation of the technological culture, attributing to the project the task of identifying new solutions for waterfront in terms of adaptive capacity, of the request ecological efficiency of the human habitat, in new landscapes that regenerates the vulnerability-danger relationship.

note

1. Franzin, R., La percezione delle acque nell'immaginario collettivo contemporaneo, documento, Documento scaricabile dal sito del Centro Internazionale Civilta dell'acqua, availableat: http://www.provincia.venezia.it.

2. Ance e Cresme(2012), Primo Rapporto. Lo stato del territorio italiano 2012 2012 Insediamento e rischio sismico e idrogeologico, availableat: http://www. camera.it/temiap/temi16/CRESME_rischiosismico.pdf.

3. http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/rapporto-233 2015/Rapporto_233_2015.pdf.

4. Creel, L. (2003), Ripple effects: Population and coastal regions, Population Reference Bureau Washington, DC.

5. NOAA - National oceanic and atmospheric administration, Waterfront Smart Growth, available at: https://coastalsmartgrowth.noaa.gov/ smartgrowth_fullreport.pdf.

6. cfr. Nicolin, P (2014), "Le proprieta della resilienza", Lotus, No. 155, pp. 52-57.

7. Wall, A. (1999), Programming the Urban Surface, in Corner J. (Ed.), Recovering landscape. Essays in Contemporary Landscape Architecture, Princeton Architectural Press, New York.

8. Nicolin, P., Op. cit., p. 53.

9. Ivi, p. 54.

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