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Ruocco G., Razze in teoria. La scienza politica di Gaetano Mosca nel discorso pubblico dell'Ottocento, Macerata, Quodlibet, 2018, pp. 179.
In un articolo del 1988 dedicato al tema della liceita del giudizio, da parte dello storico delle idee, in merito alla maggiore o minore razionalita delle teorie professate dagli autori del passato oggetto del suo studio, Quentin Skinner, usando come esempio di riferimento quello della credenza nell'esistenza delle streghe, che un grande pensatore come Bodin condivideva con molti tra i suoi contemporanei, ha affermato che il primo compito dello storico, rispetto a enunciati del passato che appaiano, oggi, palesemente irrazionali e quello di ?cercare di portare in superficie un particolare contesto di presupposti e di altre credenze, un contesto che serve a mostrare il carattere razionale per quel soggetto particolare e in quelle particolari circostanze di quella specifica affermazione? (Dell'interpre- tazione, Bologna, 2001, p. 103). Tale esercizio ermeneutico, che deve precedere e presiedere a qualunque tipo di giudizio storico, si presenta particolarmente complesso di f ronte a una credenza come quella nell'esistenza di piů razze umane diverse tra loro, nonché disposte, tra loro, in ordine gerarchico; una credenza assolutamente distante dalla logica scientifica oggi comunemente accettata, nondimeno assai diffusa fino a un'epoca che dista dalla nostra meno di un secolo (per tacere delle rivivescenze contemporanee di questo paradigma). E, questo, uno dei principali problemi che si pongono a chi, come Giovanni Ruocco nel nostro caso, si dedichi a ripercorrere in chiave storiografica alcuni momenti della lunga fortuna della teoria razziale nell'Ottocento; la consapevolezza degli esiti mostruosi cui l'applicazione pratica dei presupposti di quella teoria, in particolare sotto il regime nazista, ha condotto nel Novecento rischia, infatti, di frapporsi tra l'interprete e i documenti del passato oggetto del suo interesse come un velo che opacizza impedendo la comprensione, o, viceversa, come una luce abbagliante, che rende tutto (troppo) chiaro.
Ruocco sceglie, per trattare il problema, un punto di vista interessante e sicuramente originale: l'analisi, a partire dal giudizio espresso da Gaetano Mosca sulla teoria delle razze in vari suoi scritti, e in particolare negli Elementi di scienza politica (1896), dei principali testi dei teorici della razza coi quali lo studioso siciliano esplicitamente dialogava, e che citava per confutarne le tesi. In un percorso a ritroso, dunque...