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Abstract
Analizzando il brevissimo giro d'anni in cui Boncompagno da Signa, magister di ars dictaminis compose e poi rivide il Liber de obsidione Ancone (1198-1201) e le parole del prologo dell'opera, si individua nella polemica consapevolezza autoriale di Boncompagno la motivazione che lo portò a comporre il Liber, con cui intese guadagnare la storiografia al dominio della retorica accademica; si inquadra inoltre il Liber come prodotto del tutto originale nel panorama della storiografia cittadina coeva.