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F. CAMBI, La cura di sé come processo formativo. Tra adultità e scuola, Roma-Bari, Laterza, 2010
«La cura sui è un contrassegno soprattutto dell'io adulto, giovane e adulto. Ma prende quota a partire dall'adolescenza: dalle sue crisi, dal suo tragitto - doloroso, in genere - dall'«io» al «sé», dai suoi con'itti, esterni e interiori» (p. 93). Con queste parole si apre la Postfazione del bel volume di Franco Cambi sulla cura sui, riassumendo, secondo lo stile proprio dell'autore, profondo, incisivo e determinato, ciò che potrebbe essere detto di questa aristocratica categoria per l'esistenza umana. E la Postfazione, come anche il sottotitolo del volume, recita Tra adultità e scuola per sottolineare il campo di applicazione della cura sui: la vita, nel tempo che scorre, dagli anni della scuola, soprattutto quelli durante i quali il sé di ciascuno inizia prepotentemente a farsi strada, e un tempo che viene detto pedagogicamente dell'adultità, tempo, a seconda dei casi, delle lunghe durate. La cura sui è faccenda per «giovani» e per adulti, per «giovani-adulti», ma anche per adulti-adulti e per anziani. E non solo. La cura sui è ciò senza cui la profondità della vita non potrebbe mai essere percepita. Dunque, è questione che interessa il senso stesso dell'essere e dell'esistere, al di là, come il testo ben evidenzia, della temporalità e spazialità vitale.
Franco Cambi si è incaricato, in primo luogo, negli ultimi dieci anni, di tessere l'ordito delle ragioni di questa categoria, fondativa, sia per l'uomo, che per la pedagogia. Proprio con questo volume, La cura di sé come processo formativo, ha recuperato le molte trame e le ha ri-tessute in una ancor più preziosa tela. Perché il testo, che ne è emerso, restituisce al lettore un sapere ampio sulla cura nella cultura occidentale, sulla cura come archetipo pedagogico, sulla cura come vettore della formazione che fa l'uomo, che lo fonda e lo conduce. Infatti, attraverso, la raccolta di alcuni saggi già editi, scritti per riviste e volumi, e attraverso del materiale inedito, l'autore ha costruito una guida unica e importante, un vero e proprio manuale, nel senso alto che gli antichi autori greci e latini davano del termine, per gli studiosi delle scienze umane, ma anche per gli insegnanti, gli educatori, i formatori e tutti coloro che desiderano imparare a coltivare la propria interiorità.
Il volume è centrale per gli studi su questa categoria, declinata almeno, nella sua doppia accezione della cura e della cura sui, studi che hanno, di nuovo, preso vigore in questo primo scorcio degli anni Duemila. Attraverso la di!usione dei famosi testi foucoultiani, La cura di sé, L'Ermeneutica del soggetto, Le tecnologie del sé1, il tema ha trovato eco negli studi educativi di Franco Cambi, Luigina Mortari, Rita Fadda che hanno avuto il merito di avocare la cura dalla nicchia "loso"ca nella quale, in qualche modo, si è trovata relegata e ne hanno evidenziato l'aspetto archetipo all'interno dei fondamenti teorici della pedagogia.
Va rilevato, però, che il merito del lavoro di Cambi sulla cura sui è quello, in primo luogo, di averne speci"cato il nesso e il raccordo con l'altra magistrale categoria pedagogica della formazione. Così, cura sui e formazione sono le basi e i paradigmi su cui poggia la costruzione della persona umana, l'una accanto all'altra, l'una dando respiro all'altra, l'una con#uendo nell'altra, alimentandosi vicendevolmente in una ascesi continua e circolare. Del resto, però, la cura sui non si dà mai senza l'intreccio con la cura tout court, e questo è un secondo merito del volume che non si «limita» a scandagliare un tema dal «complesso spessore pedagogico» (p. VI), quello della cura sui, ma lo intreccia, appunto, «con la categoria della cura, che oggi ci appare come categoria-chiave della vita sociale, ma anche di quella individuale e che ha un suo speci"co pro"lo in pedagogia» (ibidem).
Emerge dallo studio variegato, ma al contempo chirurgicamente sviluppato, un'idea di uomo che si situa al centro della propria formazione, dove è la formazione stessa a essere motivo, per tutto l'arco della vita, di coltivazione dello spirito, di cura della mente, di sviluppo del sé, di crescita dell'io corporeo. In tal senso, l'uomo/persona e la propria formazione hanno bisogno di continuare a curarsi, a essere presiin- cura, a dare-cura per tutta la vita. Perché solamente questa pratica relazionale di sé con se stessi dà senso al vivere con l'altro e per l'altro e come a!erma Cambi: «Prendersi cura di sé è il compito più proprio del nostro ex-sistere, del nostro crescere nel tempo e farsi consapevoli attori di un progetto di vita» (p. 195).
Il volume si compone di quattro parti attraverso cui l'autore sviluppa il percorso della cura sui da atto teoretico a dimensione pratica e innervante la vita stessa. Nella prima parte, Ri!essioni sulla cura, viene ampiamente tessuta la trama teorica nello scandaglio della struttura categoriale della cura sui, dello statuto pedagogico e della funzione ri#essiva e metari#essiva che svolge per il progetto della vita personale e sociale. Il lettore ha modo di conoscere la storia e l'evoluzione della categoria, percependone le potenzialità per lo sviluppo di nuovi orizzonti, non solo individuali, ma plurali, sociali e comunitari.
La seconda parte, Le vie maestre della «cura sui», restituisce i modi attraverso cui la cura di sé diviene vettore personale nel complesso intrigo del mondo umano. Qui si esalta la funzione formativa della categoria studiata per una formazione della mente e del corpo, per una formazione che salda, proprio attraverso la cura di sé, la propria educazione/formazione con la dimensione etica del vivere. La cura, come cura-della-formazione, si articola per mezzo di un impegno dell'uomo alla vita etica. Il sostegno, il dialogo, il dono che sono i modi della cura di sé sono anche i modi etici dello stare in società, del costruire comunità, del pensare e del ri!ettere la propria mente nell'altro. Il modello educativo che ne emerge non è neutro rispetto alle questioni importanti della vita umana perché non ci si cura da soli, ma sempre in relazione all'altro. Le vie maestre del leggere, dello scrivere, del praticare l'autobiogra"a come atti della cura di sé sono tecnologie del sé che si esercitano sempre e comunque in funzione, con, in-dipendenza dell'esistere dell'altro-da-noi.
La terza parte Altre frontiere degli «esercizi spirituali» a#ronta i luoghi «altri» del mondo e della cultura dove la cura di sé viene appresa, esercitata, praticata per tutto l'arco della vita. Attraversare spazi conosciuti e no, viaggiare nei labirinti metropolitani o in quelli della propria anima, agire l'ironia come modalità dello stare-nelmondo- oggi, esercitare la poesia o la lettura dei classici, conversare o fantasticare, sono i molteplici modi che impariamo vivendo. Ma non casualmente, non incidentalmente come se, all'improvviso, adolescenti o adulti, ci imbattessimo nel desiderio rarefatto di scendere dentro di noi. Amare il viaggio, la poesia, la cultura, l'arte non sono mai casualità dell'andare. Hanno bisogno di essere conosciute, queste forme dell'esistere, hanno bisogno di essere esercitate per continuare a di#ondere la loro possibilità sapienziale. Sono appunto i mezzi a cui è possibile dare il nome di «esercizi spirituali». È stato Pierre Hadot che, insigne studioso di cultura ellenistica, ha fatto emergere e ha di#uso l'accezione della pratica "loso"ca della cura di sé come «esercizio spirituale»2. Franco Cambi riprende questa accezione, ma la espande nella direzione di una attualizzazione delle pratiche, non solo la lettura, la scrittura, il dialogo, la meditazione, la ricerca di sé come strumenti e attrezzi del prendersi-cura, ma la contemplazione del bello (arte), la piacevolezza della lingua (conversazione), l'armonia del luogo (il viaggio) come pratiche «aggiornate» della cura di sé.
La quarta parte chiude il volume riconfermando la centralità e l'importanza di questa categoria rarefatta, ma sommamente densa di vissuto e di direzione personale, ardua da essere pensata e raggiunta, eppure sempre più centrale per la formazione umana, ma soprattutto per la salvaguardia della specie umana. Infatti, in un'epoca costantemente in crisi, qual è quella che ha chiuso il Novecento e si è allungata nei primi anni Duemila, dove il narcisismo o#usca e camu#a la fragilità della terra e dell'uomo, certamente, assai di$cile è scegliere di abbandonare i vettori della nostra post-modernità, narcisismo e fragilità, per scoprire che la forza è proprio nel riconoscimento della debolezza e della povertà umana. Solo la meditazione, l'atto ri!essivo su se stessi, la comprensione profonda della mente altrui, tutte azioni di cura verso se stessi e verso l'altro, potranno essere lievito e telos della formazione, come afferma Cambi «Lievito in quanto mezzo. Telos come modello regolativo [...]» (p. 189).
Il volume conferma la vocazione dell'autore ad essere uno fra i più ra$nati animatori del dibattito teoretico-pedagogico, giungendo in sequenza dopo una feconda messe di studi sviluppati per «rileggere la struttura e il senso del pedagogico» (p. VI) oggi3. La cura di sé non solo è una di queste strutture, ma potremo ben dire, è la struttura da cui la formazione parte, con cui la formazione diviene tale, a cui la formazione deve la stessa ragione di essere. Il testo lo ha ben focalizzato così da restituire al lettore con chiarezza e ampiezza intellettuale uno strumento insostituibile dell'arte di vivere.
Vanna Boffo
Vanna Boffo
Ricercatore di pedagogia generale e sociale, Università di Firenze
1 Cfr. M. Foucault, La cura di sé, Milano, Feltrinelli, 1985; Id., Tecnologie del sé. Un seminario con Michel Foucault, Torino, Bollati Boringhieri, 1992; Id. L'ermeneutica del soggetto, Milano, Feltrinelli, 2003.
2 P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofaantica, Torino, Einaudi, 2005.
3 F. Cambi, Metateoria pedagogica, Bologna, Clueb, 2006; Id., Abitare il disincanto, Torino, UTET, 2006; Id. (a cura di), Soggetto come persona, Roma, Carocci, 2007; Id. (a cura di), Pedagogie critiche in Europa, Roma, Carocci, 2009.
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