L. Fedorova, Adaptacija kak simptom. Russkaja klassika na postsovetskom ekrane, Novoe literaturnoe obozrenie, Moskva 2021, pp. 368.
L'ultimo libro di Ljudmila Fedorova, docente di letteratura russa contemporanea e di Russian media studies presso la Georgetown University, si presenta come un accuratissimo studio di carattere transmediale.
L'ambizioso intento dell'autrice e quello di fornire una panoramica degli adattamenti su schermo (film e serie Tv) dei classici della letteratura russa realizzati nell'area geografica postsovie-tica a partire dalla dissoluzione dell'uRSS fino alla piu recente contemporaneity (2017). Fedorova vede nella rilettura dei classici una cartina tornasole - un 'sintomo', come riportato nel titolo dello studio - della societa postsovietica odierna. Rispetto agli autori dell'intero canone letterario, l'ana-lisi si concentra sui cinque le cui opere sono state maggiormente oggetto d'adattamento nell'ultimo trentennio: Puškin, Gogol', Tolstoj, Dostoevskij e Čechov.
Pregi evidenti del lavoro risultano l'ampio respiro della trattazione e una prospettiva teoretica originale che lo rendono pressoché un unicum nel panorama scientifico. Finora, infatti, le ricer-che sugli adattamenti cinematografici delle opere letterarie si sono limitate perlopiu a case studies o a monografie incentrate su un singolo autore (si veda, ad esempio, A. Burry, A Multi-mediated Dostoevsky: Transposing Operas into Opera, Film and Drama, Evanston 2011). Inoltre, come segnala l'autrice nel capitolo introduttivo, gli studi transmediali in Russia hanno spesso risentito dell'in-fluenza di una teoria della traduzione che poneva particolare enfasi sul concetto di 'originale' e non di 'fonte primaria'; ció ha implicato, nel contesto di riferimento, una lunga supremazia valoriale del testo letterario rispetto alla trasposizione su schermo. Fedorova evita tale preconcetto, recuperando la specificity mediale degli adattamenti considerati e offrendo all'occorrenza un giudizio attento e ponderato. Tuttavia, l'effettiva novita del lavoro risiede nell'impostazione teorica, ovvero, nell'ap-plicazione dei risultati dei trauma studies - ampiamente impiegati negli studi postsovietici - all'ana-lisi dell'adattamento dei classici. Se questi testi, in quanto tali, sono gia destinati a un costante pro-cesso di rilettura e reinterpretazione, i molteplici adattamenti di una stessa opera del canone classico sono equiparabili alla 'coazione a ripetere', vale a dire al meccanismo della costante riproduzione del trauma. Secondo tale ottica, ogni adattamento contemporaneo di un classico della letteratura russa non sarebbe altro che l'ennesima narrazione del trauma collettivo della perdita dell'identitâ sovieti-ca. Partendo da questo assunto, Fedorova nel corso della propria trattazione compie due operazioni: da un lato, evidenzia i problemi piu riscontrabili nel panorama geografico e sociale postsovietico - la questione identitaria, il posizionamento rispetto all'Occidente, le tendenze all'autoritarismo politico ecc. -, mostrandone le diverse strategie rappresentative e le possibili soluzioni elaborate dai vari registi e sceneggiatori; dall'altro, individua per ciascun autore alcuni modelli interpretativi, relazionandoli alla variazione diacronica delle tendenze della cinematografia russa. Gli adattamenti mostrati si collocano ora tra le irriverenti destrutturazioni parodistiche emblematiche degli anni Novanta, ora tra le serie Tv di matrice istituzionale di inizio millennio, ora tra letture ironiche dei motivi classici tipiche degli anni Dieci, le quali sottintendono spesso una certa visione imperialista, caratterizzante il contesto russo negli ultimi tempi.
A ogni autore e dedicato uno dei cinque capitoli centrali, che si struttura a partire da una chia-ve di lettura che accompagna il lettore nella disamina degli adattamenti selezionati. Nello specifico, a Puškin e associato il problema dell'autoidentificazione nazionale, come si mostra, per esempio, in Russkij bunt (2000). Il film, ispirato a La figlia del capitano, riflette sulla vera natura della societa russa, che appare schiava dei meccanismi della carriera lampo e del facile guadagno ben prima del sopraggiungere del capitalismo. L'opera di Gogol' si lega invece alla questione spaziale, dove si evi-denzia il problematico rapporto tra centro e periferia, tra la citta - cuore pulsante del consumismo - e il villaggio - collocato ai margini della societa globale. Per quanto riguarda Tolstoj, gli adattamenti delle sue opere rimandano alla rappresentazione dell'alterita (di genere, sessuale, etnica...). A tal pro-posito, nel film del 1996 Kavkazskijplennik il regista Bodrov sembra mettere in discussione i tratti stereotipici associati all'immagine maschile. Senja, alter-ego di Kostylin - l'eroe inflessibile esaltato da Tolstoj -, diventa rappresentante di una mascolinita tossica, mentre il remissivo e compassione-vole Zilin e presentato in una luce migliore rispetto a come appare nel racconto. Dostoevskij invece viene letto, ancora una volta, richiamando il concetto di 'polifonia' di bachtiniana memoria, il quale ben si applica all"ipertesto visivo' creatosi con le numerosissime messe su schermo delle opere let-terarie dello scrittore a partire dagli anni Novanta. In ultimo Čechov e accostato a una teatralita quasi post-drammatica, di cui si esalta soprattutto la dimensione temporale e materiale. Per esempio, in Palata n°6 di Šaknazarov (2009), film ispirato all'omonimo racconto, i piani del presente e del passato sovietico s'intrecciano al punto da generare un loop temporale, in cui la colpa si trasmette infinitamente di generazione in generazione.
Nell'impossibilita di trattare tutti gli adattamenti realizzati dopo il 1991, il materiale oggetto d'indagine e stato limitato ai titoli letterari piu frequentemente tradotti per lo schermo nell'ulti-mo trentennio e/o di maggiore rilevanza rispetto alle interpretazioni precedentemente esposte. Di particolare interesse risultano gli adattamenti del romanzo breve Dubrovskij di Puškin e le recenti versioni cinematografiche del Vij di Gogol', le quali non possono prescindere dal film ormai cult del 1967. Per Tolstoj, invece, non sorprende che Anna Karenina faccia la parte del leone, mentre nel caso di Dostoevskij, in accordo con quanto avviene nella ricerca letteraria, e La mite a godere di una particolare attenzione tra i registi. Infine, tra le piece di Čechov, Tre sorelle sembra essere quella di maggiore ispirazione per il contesto contemporaneo.
Sebbene la ricerca sia dunque limitata ad alcune opere letterarie del canone, la nozione di 'classico' subisce all'opposto un'espansione. Fedorova riconsidera il concetto sia in un'ottica interte-stuale (in senso ampio) che in una prospettiva culturalmente specifica. Gli adattamenti su schermo dei classici dialogano infatti non solo con il testo letterario di partenza, ma con altrettanti 'classici' di matrice mediale differente. Si fa riferimento alle numerosissime e, in molti casi, amatissime ėkra-nizacii nizacii del periodo sovietico, ma anche alla sfera musicale che spesso si e lasciata ispirare con successo dalla letteratura. Ecco allora che un nuovo adattamento de La dama di picche di Puškin non puo ignorare la famosissima opera lirica di Čajkovskij. In molti prodotti cinematografici non mancano tuttavia anche smaccati riferimenti ai grandi registi hollywoodiam e alle opere di altri autori del canone letterario non inclusi nella trattazione. Indicativi in questo senso sono alcune opere del re-gista Solov'ev. In particolar modo, in 2-Assa-2 (2008) - adattamento di Anna Karenina e secondo capitolo del film cult Assa - il romanzo tolstojano si intreccia con riferimenti all'opera di Quentin Tarantino, mentre in Tri sestry (1994) - dall'omonimapiece di Čechov - compare, in forma di triste presagio, un rimando ad Arcipelago gulag di Solženicyn. La puntuale enucleazione delle tematiche principali si svolge dunque all'insegna di un costante e vivace dialogo tra opere di varia natura e di diversa epoca, che forniscono preziosi spunti per avviare delle ricerche piu approfondite.
Al di la dell'approccio generalista con cui ci si accosta a determinate problematiche dello spa-zio postsovietico - aspetto giustificabile visto il carattere antologico del volume - Adaptacija kak simptom risulta senza dubbio un lavoro pregevole. Nell'analisi Ljudmila Fedorova mostra un'ottima padronanza della materia cinematografica, mantenendo comunque sulla letteratura una prospettiva rigorosamente accademica e sensibile, percio, alla resa su schermo delle specificita stilistiche e lin-guistiche associate agli autori trattati. Allo stesso tempo, tuttavia, si sottolinea lessenza dei classici come 'materia viva' e attuale e, pertanto, la loro capacita ancora oggi di proporre un dialogo univer-sale capace di fornire una possibile chiave di lettura del presente. Il classico, come ci mostra l'autrice, puo farsi ora strumento di sostegno di un certo autoritarismo politico, ora mezzo di protesta e critica verso le istituzioni. Nel complesso, il volume risulta un ottimo supporto per gli esperti di letteratura che vogliono avere una visione complessiva delle strategie di rappresentazione e delle tendenze inter-pretative dei classici russi in prodotti per lo schermo destinati sia alla massa che al pubblico ristretto dei festival cinematografici. La varieta dei materiali trattati e l'ampio arco temporale considerato restituiscono l'estrema complessita e dinamicita della cosiddetta 'societa per immagini contempora-nea', che nel contesto russo merita ancora di essere ulteriormente esplorata.
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L. Fedorova, Adaptacija kak simptom. Russkaja klassika na postsovetskom ekrane, Novoe literaturnoe obozrenie, Moskva 2021, pp. 368.
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1 University of Milan