ABSTRACT
The article proposes an analysis of the tradition concerning Aquila and Priscilla; the titulus Priscae in Rome is probably connected not with Aquila's wife, but with the later Virgin and Martyr St. Frisca. We don't know whether the Aquila and the Priscilla who were buried in the catacombs of Priscilla can be identified with St. Paul's friends, but it is sure that these catacombs were possessed -at a very early date- by the Acilii Glabriones. They contain inscriptions from the llnd century AD onward, but perhaps there were Christian members of the family already in the Ist century: one of the Acilii Glabriones was a Román senator who was put to death during Domitian's persecution; and it is highiy probable that he was a Christian.
ABREGE
L'étude analyse en premier lieu la tradition sur Aquila ef Priscille. Probablement le titulus Priscae est lié non avec la femme d'Aquila, mais avec la plus tarde Vierge et Martyr Pasque. Nous ne savons pas si les Aquila et Priscilla ensevelis dans le cimetiére de Priscilla sont identifiables avec les amis de saint Paul, mais il est bien sur que le cimetiére était propriété des Acilii Glabriones des une tres haute antiquité. Dans le méme cimetiére ont efe découvertes plusleurs inscriptions du líeme siécle apr. J.-C, peut-étre ainsi du ler. Á la fin du ler siécle apr. J.-C. un Acilius Glabrio, senateur romain, fut condamné a mort par Domitien, et tres probablement il était chrétien.
(ProQuest: ... denotes non-US-ASCII text omitted.)
1. AOUILA E PRISCILLA: LE FONTI NEOTESTAMENTAñlE E PATRISTICHE
Le notizie storiche di cui disponiamo a proposito di Aquiia e di Priscilla, i collaboratori di s. Paolo, non sonó numeróse, ma sonó comunque assolutamente attendibili e derivano tutte da fonti neotestamentarie, Luca e Paolo. Aquiia era un Giudeo romanizzato provvisto di cognomen latino e originario del Ponto, sposo di Prisca (questa la forma del nome in Rm 16, 3; // Tim 4, 19) o Priscilla (cosí in / Cor 16, 19; Act 18, 2. 18. 19. 26), la cui provenienza non é certa: in Act 18, 2 solo Aquiia é chiamato Giudeo1: questo potrebbe far supporre che Priscilla non fosse tale, anche se non abbiamo mezzi per affermarlo con sicurezza. Fabbricante di tende, come s. Paolo, Aquiia era a Roma nel 49, quando ne fu espulso insieme con la moglie in base alia disposizione di Claudio (Suet. Claud. 25) che allontanava tutti i Giudei dall'Urbe {Act. 18, 2-3):
...
Secondo il Sinassario Costantinopolitano (13 febbraio), i due furono battezzati da Paolo; il Leclercq supponeva invece che essi fossero discepoli di Pietro; la Sordi2 pensa che essi siano stati espuisi da Roma esclusivamente in quanto Giudei -o almeno perché Aquiia era un Giudeo-, dato che il provvedimento di Claudio colpiva i Giudei e non, formalmente, i Cristiani, e dato che Luca paria di Aquiia come di un Giudeo in que! momento e non ancora come di un «fratello»: essi perianto furono probabilmente convertiti da Paolo quando si rifugiarono a Corinto nel 50-51, dove diedero ospitalitá all'apostolo (Act 18, 2-3). Quindi le fonti neotestamentarie li fanno trovare ad Efeso, dove perfezionarono l'istruzione di Apollo e chiamarono Paolo {Act 18, 18-19 e 26)3. Fondarono anzi chiese domesti- che ad Eteso (iCor 16, 19: ... e a Roma, adoperandosi fra l'altro, non si sa precisannente in quale occasione, a salvare la vita di Paolo [Rm 16, 3: ... La chiesa domestica romana del due sposi é tradizionalmente identificata con il titulus Priscae sull'Aventino, una identificazione problemática su cui torneremo ". Sembra invece fuori discussione oggi il valore probante del passo citato del cap. 16 dell'Epistola ai Romani ai fini dell'attestazione dell'esistenza di una casa di Aquila e Prisca a Roma 4. Da Roma, i coniugi ritornarono ad Efeso secondo quanto risulta da 2 Tim 4, 19 [aonaam npíoKav Kal 'AKí5Lav): nulla di certo ci é dato sapero sulle circostanze e sul luogo della loro morte. II Martyrologium Romanum ricorda Aquila alia data deli'S luglio, ma che egli sia morto a Roma, e da martire, non é attestato da altre fonti sicure. Vedremo che nel cimitero di Priscilla furono effettivamente sepolti un Aquila ed una Prisca, ma non é certo che si tratti del collaboratori di s. Paolo. II Piccolo Martirologio Romano, all'S luglio, fa moriré i due in Asia IVIinore. Gli Acta Sanctorum 6ricordano che di Aquila parla anche il Menologio pridie idus lulii. I Menei greci li riportano al XIII febbraio: ... Nel Meneo essi sonó presentati come martiri decapitati e facenti parte dei LXX discepoli. Questa tradizione del martirio é viva in ámbito greco, come sembra conformare Giovanni Crisostomo, una fonte patrística importante sui due dopo quelle neotestamentarie. Nella Hom. XXX in Epistolam ad Romanos (PG LX 664-65), commentando le parole stesse di Paolo, Giovanni dice: ..., a proposito dell'asserzione di Paolo che essi «hanno posto la loro testa per lui», Giovanni esclama, facendo notare le difficoitá e i pehcoli che i due ebbero ad affrontare sotto Nerone: .... Essi sonó dunque per Giovanni «perfetti martiri» - o "perfetti testimoni»; ma vedremo súbito che la prima interpretazione sembra, per Giovanni, quella giusta, dato che poco dopo il Crisostomo parla del loro ...: e la corona é quella del martirio, non della testimonianza. Commentando la gratitudine di Paolo e di tutte le Chiese nei loro confronti per il l'impegno profuso, Giovanni prosegue: ... e a proposito della chiesa che esisteva nella loro casa: olhco yap .... Come si vede, per Giovanni anche Priscilla proveniva dal Giudaismo, sebbene le fonti neotestamentarie non lo dicano, bensl affermino solo di Aquila che era un Giudeo. Seguono le lodi di Priscilla, che possedette le autentiche ricchezze e gli ornamenti di una donna, ossia le virtü, e infine un'esaltazione di entrambi: ...
Ad Aquila e Priscilla sonó collegati dalla tradizione due luoghi della storia cristiana di Roma, il titulus Priscae, ovvero la chiesa di Prisca suH'Aventino, che sarebbe sorta nel sito dell'antica domus ecclesiae del due sposi, e le catacombe di Priscilla. Cercheremo di vedere quanto possano esser fondate queste identificazioni.
2. IL TITULUS PRISCAE
Se, come vedremo meglio, secondo il De Rossi l'eponima delle catacombe di Priscilla era la madre del senatore Pudente vissuto in etá apostólica, lo stesso studioso ha supposto che anche tra la chiesa di S. Prisca e i Cornelii Pudentes intercorressero stretti legami. Infatti un diploma in bronzo (CIL Vi n. 1454=31659) ritrovato nel 1776 presso S. Prisca e datato al 13 aprile 222 risulta delibérate dal concilium conventus Clunieni a C. Marius Pudens Comelianus -personagglo di rango senatorio che la cittá aveva scelto come patronus- e secondo il medesimo De Rossi dimostra che il sito deH'odierna chiesa apparteneva al principio del 111 secólo ai Cornelii Pudentes. Lo studioso riteneva altresl che C. Marius Pudens Cornelianus si chiamasse in origine C.Cornelias Pudens e che fosse entrato per adozione nella gens María , ma fu confútate da Leclercq , per cui non é detto che Cornelianus fosse né un adottato né, in origine, un Cornelius Pudens e che avanza piuttosto, con il Duchesne, l'ipotesi di una parentela tra gil Acilii Glabhones del cimitero di Priscilla con i Cornelii sulla base dell'uso del nome Cornelius -in virtü della discendenza in linea materna- da parte óeW'Acilius Giabrio che fu consolé nel 152, e dunque dell'esistenza, al principio del II secólo d.C, di Cornelii Prisci'°. Per il De Rossi la Frisca a cui la chiesa é dedicata é senz'altro la moglie di Aquila; egli ipotizza perfino che ella fosse liberta degli Acilii Glabhones, forse della stessa Priscilla madre di Pudente che egli, come vedremo, considera eponima delle catacombe. II De Rossi infatti collega ad Aquila e Prisca sia la chiesa sull'Aventino (il titulus Priscae) sia il cimitero di Priscilla, quello dell'omonima catacomba. Sepolta nel cimitero di proprietá della famiglia, Priscilla sarebbe abitata insieme con il marito in una casa concessale dagli stessi Glabriones -ai quali era ritornata dopo la morte degli sposi- nel cui sito sull'Aventino nel IV secólo sarebbe stata costruita una chiesa " . I rinvenimenti di vetri con effigi apostoliche presso S. Prisca confermó il De Rossi nella sua ipotesi che la chiesa sia fondata sulla casa dei due sposi . Lo stesso De Rossi identifica gli Aquila e Prisca di cui il Liber Pontificalis (II 115-116 Duchesne) attesta che le reliquie furono trasferite sotto Leone IV (847-855) nella chiesa dei Quattro Coronati con i due sposi amici di s. Paolo e ipotizza che i corpi fossero trasferiti dalle suddette catacombe di Priscilla dove, come vedremo, furono effettivamente sepolti un Aquila ed una Prisca. Giá nel Liber del resto i due sonó identificati con i collaboratori di s. Paolo: Aquilae atque Priscillae, uti Actus Apostolorum testantur, quondam comitum Paul'r. evidentemente nel IX secólo, rinvenendo le epigraficon i nomi di Aquila e Prisca, si pensó clie fossero le due persone in questione. Questa identificazione pero non sembra poggiare su basi incontrovertibili.
II diploma bronzeo di Corneliano non implica necessariamente che il titulus sanctae Priscae sia sorto nel IV sec. sulla dimora del Cornelii Pudentes del lli sec. e su quella, del i sec, di Aquila e Priscilla: nei documenti piü antichi, dal V airvill secólo, si parla per la chiesetta semplicemente di titulus sanctae Priscae, senza alcuna menzione di Aquila il cui nome compare solo successivamente, nella vita di papa Leone III (" 816) nel Liber Pontificalis (II 20 Duchesne), in un sermone de sanctis Aquila et Prisca, dove si sitúa suH'Aventino la loro dimora {cod. Vat. 1193), negli Atti di Prisca vergine e martire (/4y4SS, ian., II, 551-552) e in un documento tardo, datato dal medesimo De Rossi al XII secólo, che menziona la abbatia sanctorum Priscae et Aquilae, nonché neU'iscrizione databile secondo lo stesso all'VIII-IX secólo e posta suN'architrave della porta d'ingresso della chiesa suH'Aventino: haec domus est Aquilae seu Priscae virginis almae (ICVR II, 1, p. 443 n. 165). In quest'ultimo caso é evidente la confusione tra Prisca sposa di Aquila e s. Prisca Vergine.
A mió avviso é opportuno estendere dunque l'indagine al campo agiografico e considerare la presenza di un'altra Prisca, non associata ad Aquila: come dicevamo, infatti, nei documenti piü antichi relativi al titulus Priscae non é mai fatta menzione di Aquila. Ponte importante sonó ahora gli Acta Sactorum, 11, lulii, Venezia 1752, pp. 534-37, De SS aquila et Priscilla coniugibus, forte in Asia Minore, Sylloge Histórica, che pongono uno stretto légame tra Aquila e Prisca, da un lato, e s. Prisca Vergine e Martire, dall'altro lato, distinguendo pero al contempo molto nettamente le due Sante omonime. Aquila e Prisca erano venerati a Roma da tempo antichissimo e gli Actus S Priscae virginis et martyris narrano come il corpo della beata Prisca Vergine, Martire nel III secólo sotto l'imperatore Claudio II, fu recato nella cittá di Roma con inni e cantici spirituali nella Chiesa ciei ss. Martiri Aquila e Frisca. Dal documento risulta dunque che nel III secólo i due -ritenuti martiri come abbiamo visto che li ritiene Giovanni Crisostomo- erano giá venerati, che avevano una loro chiesa e che in questa la santa martire, forse in virtü deH'omonimia, forse per un effettivo légame familiare, venne tumulata: se la chiesa in questione é, come sembra, quella deH'Aventino, parrebbe di dover supporre una sua duplica connessione con Frisca, da un lato con la moglie di Aquila, daH'aitro con la Vergine del III secólo. La notizia degli Actus risulta quindi armonizzatrice di due tradizioni, che collegano la chiesetta ciascuna con una delle due Frisca. Non possiamo tuttavia considerare gli Actus alia stregua di una fonte storica plenamente fededegna, cosicché non é certo che la chiesa in cui s. Frisca Vergine fu recata fosse giá dedícala ad Aquila e Frisca, tanto piü che i riferimenti alia titolare della chiesa, come abbiamo visto, non menzionano mal Aquila fino a data tarda e che solo nella prima meta del IX secólo abbiamo notizia, come dicevamo, del trasferimento del corpi di un Aquila e di una Frisca nella Chiesa del Quattro Coronati; e non é un caso che sia proprio a partiré dal IX secólo che la chiesa di s. Frisca prende ad essere denominata «di Aquila e di Frisca». I Bollandisti quindi giustamente distinguono in ogni caso la moglie di Aquila dalla vergine romana che pati martirio sotto Claudio 11 e la cui festa é ancor oggi il 18 gennaio {AASS, lan., II, 551-552): sembra probabile che sia questa la Frisca cui va collegata la chiesa dell'Aventino.
Dunque risulta problemático istituire un légame tra la Friscilla moglie di Aquila del titulus sanctae Priscae dell'Aventino, sebbene oggi l'identificazione del titulus con la primitiva dimora di Aquila e Frisca sia rivalutata da Giovanni Ricciardi, che ricorda come gli scavi condotti sul sito del titulus Priscae dal 1933 al 1966 abbiano portato alia scoperta di due case risalenti rispettivamente al II sec. d.C, con un mitreo, e al I d.C. Questo attesta indubbiamente Tantichitá del sito e la sua importanza, e mostra come la chiesa della Frisca del III secólo sorgesse su edifici precedenti -e non é escluso in assoluto che uno potesse essere la antica casa di Aquila e Frisca, come sostengono gli Actus-, ma non dimostra in alcun caso, a mió parare, che si debba necessariamante identificare il sito stesso con la domus ecclesiae del collaboratori di s. Faolo.
3. LE CATACOMBE DI PRISCILLA E GLI ACILII GLABRIONES
Sembra invece sicura la connessione tra le catacombe di Priscilla, da un lato, e gli Acilii Glabriones dall'altro, come ammette la Sordi, seguita oggi dal Saxer, che sostiene : «uno dei nuclei della catacomba omonima deve loro [se. agli Acilii Glabriones] senza dubbio la sua esistenza». Nella famiglia degii Acilii Glabriones in effetti il nome di Priscilla, eponima della catacomba, era frequente; esso compare molte volte nelle iscrizioni deil'ipogeo del cimitero detto appunto di Priscilla Tra le iscrizioni dell'antico ipogeo della necropoli priscilliana sonó individuabili infatti quelie di Acilia Priscilla clarissima {femina o puella) e di sua madre Aria Piarla Vera Priscilla, moglie di M' Acilius Glabrio, che fu consolé per la seconda volta nel 186; é attestata anche un'altra Priscilla, moglie di M' Acilius V..., nonché aitri membri della famiglia degli Acilii Glabriones . Inoltre il nome di PnsClLLA ACILIANA si legge in un'iscrizione di Marino (CIL XIV 2484) e va collegato alia figlia di M' Acilius Glabrio consolé nel 152 e marito di una Priscilla Vera secondo un'iscrizione di Pesare A conferma della persistente diffusione del nome Priscilla in queste catacombe, ancora nel V secólo, é attestata epigráficamente nelle medesime catacombe priscilliane una Priscilla in un'iscrizione che cita un prefetto probabilmente identificabile con il celebre Anicius Acilius Glabrio Faustus, che fu prefetto di Roma ripetutamente sotto Valentiniano II e fu consolé ordinario nel 438. Data dunque la costante presenza di donne di nome Priscilla tra gli acilii Glabriones sepolti in questo cimitero, non é certamente necessario individuare nella Priscilla che da il nome al cimitero stesso la sposa di Aquila, né sembra possibile avvalersi dell'argomento della somiglianza del nome di Aquila, Aculas, con il gentilizio Acilius, talora invocata in favore del collegamento tra Aquila e Priscilla, da un lato, e, dall'altro, il cimitero di Priscilla. Sotto il nome di Phscilla tale cimitero risulta giá menzionato piü volte nel piü antico catalogo dei cimiteri inserito nella Notitia e risalente almeno al V secólo (coemeterium Pñscillae ad S. Silvestrum via Salaria).
Situato al terzo miglio della Via Salaria Nuova, l'ipogeo fu oggetto di scavi e studT sistematici a partiré dal secólo scorso con G.B. De Rossi. L'importanza di questi rinvenimenti risiede soprattutto nella data particolarmente alta in cui essi si possono coilocare, tra il primo secólo d.C. e la meta del secondo : certo, non sempre é facile determinare la datazione precisa delle epigraficristiane (come quelle che recano le diciture Marcianus hic dormit in pace, oppure Caeiestina pax, o Zosime pax tecum, quest'ultima probabilmente giá di etá damasiana, o una con il nome Terentius preceduto dal ctirismon, oppure ancora una che reca il piü antico esempio di A e W nell'epigrafia funeraha chstiana, con Modestina A W) 25 o, per converso, il carattere cristiano delle epigrafipiü antiche, ma in alcuni casi sombra di poter disporre di alcuni punti fermi: ad esempio, é stato rinvenuto uno stampo doliare dell'epoca di Antonino Pió. I simboli stessi qui attestati -l'ancora, il pesce, la palma, le colombe, ma non ancora il monogramma di Cristo- sembrano condurre ad una data alta, cosí come le formule spes e pax tibi, ripetutamente presentí, e l'iscrizione TITVS FLA/VIVS FE/LICISSIMVS/ POSITVS EST, databile paleograficamente ed anche in base alia formula positus est, piü antica di depositio, agli inizi del II secólo. L'uso dei tria nomina sembra inoltre indicare che 11 defunto apparteneva alia famiglia imperiale dei Flavi, probabilmente era un loro liberto. Questo non sorprende, se si pensa che alia fine del I secólo in seno alia gens Flavia c'erano illustri Cristiani, come Flavio Clemente e Flavia Domitilla, condannati per Cristianesimo da Domiziano, contemporáneamente ad Acilio Glabrione e con le medesime accuse di ateísmo e devianza verso costumi giudaici. II particolare ha un'importanza capitale nel nostro discorso, come ora vedremo. Alcune iscrizioni cortamente cristiane sonó databili con sufficiente sicurezza, come quella del III secólo che presenta in cima una ghirlanda fiancheggiata da due colombe, una per lato, e recante la dicitura: SENTVS MERCVRIVS SIBI ET COIVGI SUAE / CENSORINAE AMANTIAE BENEMERENTI PACE Altri elementi datanti parrebbero venire dall'iconografia: le decorazioni pittoriche della cosiddetta capella Greca la fanno datare alia prima meta del II secólo. Inoltre, un affresco di Maria con il Bambino sembra «non posteriore ai primi Antonini e forse alquanto anteriore» e databile comunque a prima della meta del II secólo Di poco piü tarda ma significativa appare la formula Deo bolente [sic] / Félix / Ampliatus, in cu! si trova un evidente adattamento della formula pagana diis volentibus e che sembra risalire al III secólo al piü tardl o piuttosto, secondo il Leclercq 3°, al II. Per alcune iscrizioni antiche, in caratteri priscilliani e non lontane nel tempo da quella di Félix Ampliatus, nonostante la mancanza di formule esplicitamente cristiane, sembra molto probabile, in base ai nomi e ai contenuti, che siano di gente cristiana: in due infatti Paulus e Petrus sonó usati come cognomina e in una si loda che un giovane morí virgo (LVCRETIO PAV/o /nFANTI DvLCIS/SIMO QVI BIXIT AnNO UNO MENS/HI DIES XVI LVCRETIVS EVTYCHES/ ET LVCRETIA MAXIMILLA PARENTES; AVREL PETRO FIL/o/ DVLCSSIMO QVI yixitannos ... /MENS Vil VIRGO AUR M... / AEL DONATA PARENfes/ PELAGIORVM).
Sembra assai probabile che 11 Cristianesimo sia entrato molto presto nella famiglia degli Acilii Glabhones, di cu! 11 primo Cristiano sembra essere stato il senatore messo a morte da Domiziano per costumi giudaici, ateísmo e combattimento con le fiere e menzionato da Giovenale (saf. IV) da Suet. Dom. 10 e da Dio Cass. LXVIl 14: Baronio e Ruinart hanno interprétate per primi i'accusa di adesione a costumi giudaici, di ateísmo e di combattimento con le fiere, che sottintendeva pratiche magiche, come una accusa di essere cristiano, prima ancora che G.B. De Rossi scoprisse nei 1888 l'ipogeo degli Acilii Glabhones nelle catacombe di Priscilla sulla via Salaria, anche se con iscrizioni del 11-111 secólo e non del I, come abbiamo visto. Gli Acilii ivi contenuti sonó comunque discendenti di quello messo a morte da Domiziano e che era cristiano. Infatti, a conforma del cristianesimo dell'Acilio Glabrione condannato da Domiziano sembra deporre, accanto al tipo stesso di accuse con cui egli fu mandato a morte secondo Svetonio e secondo Dione Cassio, il fatto che la sua morte sia deplorata da Giovenale nella medesima sátira in cui egli forse allude al supplizio che, sempre a Roma e sempre sotto Domiziano, ebbe a subiré un altro Cristiano, s. Giovanni evangelista, e in cui alia fine adombra i Cristiani, non senza un certo distacco, nei cerdones che contribuirono alia fine di Domiziano. Se dunque giá nei I secólo il Cristianesimo era presente con ogni probabilitá nella famiglia degli Acilii Glabriones, nella cui proprietá si trova il cimitero di Priscilla, sembra che i contatti tra gli Acilii stessi e la comunitá cristiana di Roma vadano fatti risalire molto indietro nei tempo. Divengono allora significativi due dati: sotto il pontificato di Leone IV nei cimitero di Priscilla fu trovata una serie di tombe, fra cui que- Ha di un certo Aquila e quella di una certa Frisca. Certamente la colncidenza dei nomi non é probante, pero non é escluso in linea assoluta che i due possano essere identificati con i collaboratori di s. Paolo. La loro sepoltura nel cimitero di Priscilla potrebbe suggerire un eventuale contatto, sin dall'inizio, tra i collaboratori di Paolo e la famigiia degli Acilii Glabriones che ben presto, sotto Domiziano, come probabilmente anche quella dei Flavii Clementes, avrebbe dato un senatore martire. Nel III secólo, poi, secondo il ms. di Epternach del Martyrologium Hieronymianum la Martire Prisca -di cui abbiamo giá ricordato la notizia, sospetta, deila deposizione in una chiesa dedicata alia memoria di Aquila e Prisca- fu sepolta sulla via Salaria e, secondo gii Itineraria, proprio al terzo miglio, dove si trovavano appunto le catacombe di Priscilla. Ma l'eponima delle catacombe stesse non é probabilmente né la moglie di Aquila né la santa Martire: nel Liber Pontificalis, nella vita di papa Marcello, che visse al principio del IV secólo, si ricorda: rogavit quandam matronam nomine Phscillam et fecit cymiterium (Novellae) via Salaria: Marcello avrebbe sepolto il suo predecessore Marcellino nelle catacombe di Priscilla (Marcellus presbyter collegit noctu corpora et sepelivit in via Salaria in cymiterio Priscillae): sembra la prima volta che un papa viene sepolto in questo cimitero. L'eponima delle catacombe é dunque una matrona romana, anche se non certo quella dell'epoca di Marcello, ma una ben precedente; secondo il De Rossi si tratta addirittura della madre del senatore Pudente, ¡I medesimo che secondo ta tradizione avrebbe offerto ospitalitá aH'apostoio Pietro e il cui ricordo é associato ai figli Pudente, Pudenziana e Prassede. Questa supposizione non sembra pero trovare elementi di sicura conferma; tuttavia appare probabile che l'eponima sia una delle matrone degli Acilii Glabriones, una famigiia in cui abbiamo visto frequente il nome di Priscilla. Dunque il cimitero di Prisca fu creato nei possedimenti degli Acilii, forse giá in etá apostólica: non é escluso che sia i collaboratori di Paolo sia soprattutto la Martire Prisca possano essere stati sepolti qui, nelle proprietá dei nobili cristianizzati Acilii Glabriones. liarla Ramelli, via Guerra 2, 29100 Piacenza.
1 M.-F. BASLEZ, Saint Paul, París 1991, tr. it. Paolo di Tarso. L'apostolo delle genti, Torino 1993, pp. 226 e 234; cfr. T. García de Orbiso, Aquiia e Priscilla, in Bibliotheca Sanctorum. II, Roma 1962, coll. 326-328; V. Saxer, s.v. Prisca, in Dizionario Patristico e di Antichitá Cristiane, II, Cásale Monferrato 1983, coll. 1204-1205; Storia dei Santi e della santitá cristiana, I, La schiera del testimoni, a c. di F. Chiovaro, tr. it. Milano 1991, pág. 294.
2 M. SORDI, // Cristianesimo e Roma, Bologna 1965, págs. 63-65.
3 ...
4 G,B. De Rossi, Della casa d'Aquila sull'Aventino, «Bull. di Archeol. Cristiana» 1867, págs. 44-46; Priscilla e gli Acilii Glabriones, «Bull. di Archeol. Cristiana» 1888-89, págs. 128 sgg.
5 Per ampia documentazione sui dubbi sollevati in passato si veda H. Leclercq, Prisque, in Dictionnaire de Archéologie Chrétienne et de Liturgie, XIV 1, Paris 1939, coll. 1876-1887, part. 1879-1880.
6 AASS II, lulii, Venezia 1752, págs. 534-37, De SS Aquila et Priscilla coniugibus, forte in Asia Minore, Sylloge Histórica.
7 De Rossi, Priscilla e gli Acilii Glabriones, pág. 126.
8 Eiusd. Della casa d'Aquila sull'Aventino, pág. 46.
9 Prisque, col. 1883.
10 Un Cornelius Pr/scus fu consolé nel 103 e proconsole d'Asia nel 120-121. Sulla base delle precedenti considerazioni, il Leclercq conclude che é possibile, ma non dimostrabile, una parentela tra gli Acilii Glabriones e i Cornelii Pudentes.
11 Ibid. e Priscilla e gli Acilii Glabriones, págs. 131-133.
12 Della casa d'Aquila sull'Aventino, pág. 88. Tutte le attestazioni arclneologiche, iconografiche ed epigrafiche della connessione tra la chiesa di s. Prisca e la presenza di s.Pietro durante il suo soggiorno a Roma sonó tarde e prive di valore documentario; un capitello forse di época antonina con un'epigrafe del Xll-XIII secólo: bactismu(m) s(an)c(t)i Petri; un mosaico della medesima época situato -almeno fino a guando la chiesa non fu restaúrala nel secólo scorso- nella cripta della chiesa e raffigurante s. Pietro; un'epigrafe in versi scritta nel IX secólo sulla porta d'ingresso della chiesa che ricorda il presunto soggiorno di Pietro sull'Aventino (é l'iscrizione che abbiamo giá ricordato e che comincia con haec domus est Aquilae seu priscae virginis almae); un'epigrafe del XV secólo nel coro, a sinistra dell'altare; Montis Aventini nunc facta est gloria maior/ unius veri relligione Dei. / Precipue ob Priscae quod cernís nobile templum / quod priscum mérito par siib nomen habet. / Nam petrus id coluit populos dum saepe doceret, / dum faceret magno sacraque saepe Dea. / Dum quos Faunorum fontis deceperat error, I hic melius sacra purificaret aqua. Cfr. Leclercq, Prisque, coi. 1882.
13 G.B. DE ROSSI, Escavazioni e scoperte nel cimitero di Priscilla, "Bulletlino di Archeologia cristiana" 1880, pág. 51.
14 Come fa notare il Leclercq, Prísque, col. 1882.
15 Nel 499: Dominicus presbyier lituli Sanctae Priscae {Monumenta Germaniae Histórica, Auct. Antiq., XII, p. 413 n. 45), nel 595: Maurus presbyter Sanctae Priscae: nel 721: Joannes presbyter sanctae Romanae ecclesiae tituli Sanctae Priscae; nel 745: Dominicus humilis presbyter sanctae Romanae ecclesiae tituli Sanctae Priscae; ¡n un'epigrafe del V sec: AVRelius TITuli PRISCAE e in una successiva: LOCVS ADEODATI PRESBYTERI TITVLI PRISCAE (L. Duchesne, Les titres présbiteraux et les diaconies, «Mél. d'Archéologie et d'Histoire» 7 (1887), p. 226). Anche il Liber Pontificalis sotto papa Adriano (772-795) parla solo di Prisca per ¡I titulus e non di Aquila (I pág. 501 Duchesne); cfr. Leclercq, Prisque, col. 1885.
16 Rispettivamente in Della casa d'Aquila suH'Aventino, pág. 45 e ibid.; Priscilla e gli Acilii Glabriones, p. 128.
17 S. FALASCA-G. RICCIARDI, O Roma Félix. Luoghi della memoria cristiana a Roma, Roma 1999, págs. 27-28.
18 Vale anche la pena di ricordare a questo proposito che il C. Marius Pudens dell'epigrafe bronzea del III secólo reca lo stesso nome del senatore romano che secondo gli Atti apocrifidi s. Pietro avrebbe ospitato quest'ultimo nella sua dimora sul vicus Patricius, dove oggl sorge la chlesa di S. Pudenziana, alie falde del Viminale, É vero che gli Atti apocrifinon sonó certo una fonte storica attendibile; essi tuttavia possono aver serbato, tra le molte fantasie di cui sonó infarciti, anche alcune notizie storiche, come ad esempio anche l'intervallo di anni tra la Crocifissione e l'inizio della predicazione: Sordi, / Cristiani, pág. 35.
19 Sordi, // Cristianesimo e Roma, pág. 110.
20 Priscilla, col. 2905.
21 Su cui cfr. H. Leclercq, Priscille, cimetiére de, in DACL, XIV, 1, París 1948, coll. 1799-1874.
22 Questi i testi di alcune delle piú rilevanti attestazioni: ACILIO GLABRIONI ...; Manius ACILIVS V C V ... PRISCILLA . C t AKElAia; aKIMOC POYOINOC zHCHC EN SELl; ...) AKElAlOY OYAAEKOY ... .... Marco AClLlo; cfr. H. Leclercq, Glabriones. in DACL, VI, coll. 1275-1270, rispettivam. nn. 5300-5305.
23 Cfr. «Bullettino di archeologia cristiana» 1888, pág. 42 sg.: il De Rossi, che ha studiato l'iscrizione, sostiene che gli Acilii Veri citati da noi alia nota precedente e i cui nomi sonó stati rinvenuti nell'ipogeo degli Acilii Glabriones sonó i figli di questa coppia, anche se secondo C.L. Visconti e H. Leclercq potrebbero essere anche i loro nipoti {cfr. Leclercq Priscille, col. 1808).
24 Per la cronología delle varíe partí del cimitero cfr. Leclercq, Priscille. col. 1818. Scríveva giá íl Duchesne, a pochi anní dalle esplorazioní del cimitero: «le címetíére de Priscille a contenu et conlíent ancore, par centaínes, des tombes dont le caracteres archéologiques sont tels que nous n'- hésitons pas á les taire remonter au temps de saint Justin, d'Hermas, méme de saint Clément» (L. Duchesne, Lettera a O. Marucchi, Roma, 12 luglio 1901, in «Nuovo Bullettino di Arctieología cristiana », 1901, págs. 113-118). Lo stesso Duchesne era dubitativo riguardo all'opportunitá di identificare la Priscilla delle catacombe con la moglie di Aquila, ma si avvedeva bene che non ne rimare inficiata l'antichitá del cimitero e il suo légame con gli Acilii Glabriones: «II faut, je crois, étre tres reservé á l'endroit de conjectures qui rattacheraient la Priscille éponyme du cimetiére á la femme du juif Aquila [...] mais, ceci mis á part, le cimetiére de Priscille présente une antiquité telle que son développement connu n'est pas loin d'atteindre l'áge apostolique» [ibid.).
25 L'ultima é un'iscrizione posta su un lóculo e contrassegnata con il n.° 10534 dal Leclercq, Priscille, col. 1824, che ne offre anche il disegno. Un'altra iscrizione tróvala dappresso e dipinta in colore rosso, sempre in un lóculo, suona; SPIRIfus tuus REQVESQVAT, mentre il nome del defunto é andato perduto: certamente si tratta di un'iscrizione cristiana, ma non é databile con precisione. Di estremo interesse sonó poi gli esempí di carmi epigrafici offerti dall'epigrafia priscilliana, in cui il carme di Ágape (s/f vestrae mentis Ágapes carae meminisse. / ut deus omnipotens Agapen in saecula servet) funge da modello per altri successivi, in particolare uno contenente il nome Marcia, cosí come l'epitafio di Abercio fu modello per quello di Alessandro (per l'epitafio di Abercio cfr. eventualmente il mió L'epitafio di Abercio: uno status quaestionis e alcune osservazioni, in corso di pubblicazione su «Aevum» 2000). II Leclercq, Priscille, col. 1823 suppone anche che vi fosse un modello comune sia per l'epitafio di Ágape sia per quello di Marcia. Certamente cristiane ma difficilmente databili sonó poi le iscrizioni come MARCIANVS HIC / DORMIT IN PACE.
26 Ad es. é senz'altro del III secólo l'epigrafe EVSEBIAE FILIAE DVLCISSIMAE Quae VIXIT ANNIS / DVOBVS MENSE VNO DIEBVS XXIIII PARENTES, anche se non vi sonó elementi decisivi per poter affermare che si tratti di un'iscrizione cristiana; databile aH'ultimo quarto del II secólo é un'epigrafe greca di cui análogamente non si puó predicare il carattere cristiano: KHIA FOIBH / TH FILANDRW KA/PITWN O CUNBIOC / KAI EAUTW; della seconda meta del II secólo é l'epigrafe preséntala dal Leclercq sotto il n.° 10532; AVRELIO BRACaro? filio? i du/c/sSIMO VENVSTVs paíe/-? cfr. Leclercq, Priscille, coll. 1815-1817.
27 Cfr. Leclercq, Priscille. col. 1816.
28 H. Leclercq, Capella Greca, in DACL, ll.Paris 1924, coll. 2084-2216; Eiusd. Priscille, coll. 1812-1813 per la descrizione deW'atrium (contemporáneo alia cappella stessa: probabilmente l'atrio accoglieva i fedeli e la cappella il clero) e dei rinvenimenti epigrafici quivi occorsi. L'analisi del Leclercq autorizza ad affermare quanto segué: «ses fresques autorisent á la dater de la premiare moitié du lléme siécle, elle était done de peu posterieure á la región cimétériale, de sorte que ce n'est pas le noyau du cimetiére de Priscille, mais une annexe tres ancienne» (Priscille, col. 1812).
29 Cfr. la tavola in DACL, II, París 1924, col. 2476, tavola fuori testo; Leclercq, Priscille, col. 1811.
30 Leclercq, Priscille (cimetiére de), col. 1824.
31 SuH'importanza della sat. IV di Giovenale come fonte si vedano A. Luisi, // rombo e la vestale, Bari 1998, e il mió La sátira IV di Giovenale e il supplizio di s. Giovanni a Roma, di prossima pubblicazione su «Gerión».
32 Cfr. G.B. De Rossi, L'ipogeo degli Acilii Glabriones nei cimitero di Priscilla, «Bull. di Archeol Crist.» 6 (1888-89). págs. 15-66; 103-133; dubbí sonó sollevati dal Leclercq, Prisque, col. 18883-84 Bibliotheca Sanctorum, X 1113-1114; Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie I, 2854 2860; ibid. VI, coll, 1269-74; Dictionnaire d'Histoire et Géographie Ecclesiastique, I, 338-40; M Sordi, La persecuzione di Domiziano, «Rivista di Storia della Chiesa in Italia» 14 (1960), págs. 7-13 P. Keretzes, The Jews, the Christians and the Bmperor Domitian, «Vigiiiae Christianae» 27 (1973) págs. 1-28; A. Amore, / martiri di Boma, Bologna 1966, págs. 50-66; P.-W., I, 1, 257; V. Saxer. Acilio Glabrione, in Dizionario Patrística e di Antichitá Cristiane, I, Cásale Monferrato 1983, col. 36
33 É un'ipotesi che, sia pur con ogni cautela, ma comunque sulla base di molti indizi ricavabili dalla sátira stessa, avanzo nei giá cit. La sátira IV di Giovenale.
34 Leclercq, Priscille, col. 1801.
35 G.B. De Rossi, Priscilla e g//Acilii Glabriones, «Bull. Arch. Cristiana» 1889, págs. 103-133.
ILARIA RANELLI *
* Universidad de Milán.
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