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Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati, Venezia, Fondazione di Venezia-Marsilio, 2015, 459 pp.
«Ció che la fotografía riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ció che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente». Cosí Roland Barthes esprime il senso della fotografía in La camera chiara: nota sulla fotografia (traduzione di Renzo Guideri, Torino, Einaudi, 1980, p. 6), il volume scritto pochi mesi prima della morte, in cui il semiologo francese esplicita le proprie riflessioni circa la natura complessa dell'immagine fotografica.
Le fotografíe non sono immagini ordinarie: a differenza delle immagini pittoriche, si configurano come uno strumento attraverso il quale possiamo vedere il mondo. L'essenza stessa della fotografia sta, dunque, nella sua capacità di 'sottrarsi', certificando una presenza, che ci restituisce la possibilità di pensare che l'evento raffigurato è accaduto veramente in un determinato momento. Ció rende la fotografia un potentissimo strumento per approfondire la conoscenza di fondamentali questioni storiografiche, e lo stesso vale per i materiali audiovisivi in generale.
È per questo che assume particolare rilievo dal nostro punto di vista la recente pubblicazione dell'Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati, edito da Marsilio e Fondazione di Venezia con il patrocinio del MiBACT.
L'Atlante - curato da Giuliano Sergio e il cui progetto editoriale è stato coordinate da Guido Guerzoni e Fabio Achilli - era nato come una ricerca funzionale allo sviluppo di M9 - Museo del Novecento, un'ambiziosa e impegnativa opera di rigenerazione urbana imperniata sulla realizzazione di un polo culturale di nuova concezione, punto di riferimento per la città e l'area metropolitana di Mestre. Il polo prevede la presenza di un museo, di spazi espositivi, di una mediateca-archivio e di aree per le attività didattiche finalizzate alla narrazione...