Résumé: Si la «dédition» de Nice à la Savoie (1388) représente un véritable tournant dans l'histoire du Midi, le lent procès d'intégration de la Provence orientale dans l'Etat savoyard n'a pas encore été pleinement examiné. Le présent article se propose de combler cette lacune pour ce qui concerne la vallée de la Nervia, sur la base de documents inédits conservés aux Archives Départementales des Alpes-Maritimes (Nice), aux Archives d'Etat de Turin, aux Archives communales et paroissiales de Pigna et à la bibliothèque de l'Institut International d'Etudes Ligures, à Bordighera. Les sources permettent, en particulier, de mettre en lumière trois étapes qui marquèrent l'enracinement du régime savoyard dans la haute vallée : le recensement des feux, en 1394 ; l'établissement d'une ligne frontière entre la Provence orientale et la seigneurie de Dolceacqua, en 1396; la réglementation du transit du bétail, en 1425. La documentation recueillie conduit aussi à réfléchir sur le dialogue, souvent difficile, entre le pouvoir central et les élites locales comme sur la naissance d'un sentiment d'identité lié à la dynastie savoyarde.
Mots clefs : « dédition » de Nice, Provence orientale, Etat savoyard, vallée de la Nervia, seigneurie de Dolceacqua, identité.
Introduzione
Nel 1388, durante la guerra civile scoppiata in Provenza dopo la morte della regina Giovanna (1382)1, la città di Nizza e la parte orientale del Paese passarono sotto la protezione del conte Amedeo VII di Savoia, il quale ambiva a garantiré al proprio Stato uno sbocco sul Mediterráneo. Questo awenimento, noto nella storiografia francese corne la dédition de Nice, rappresenta una cesura storica maggiore2. En coupant la ville de ses racines provençales pour la placer sous la souveraineté d'un pouvoir lointain et peu regardant, les Savoie en font une petite capitale régionale, qui domine les terres savoyardes de Provence orientale, scrive Laurent Ripart. L'instaurazione del regime sabaudo, tuttavia, fu un processo lungo e difficile, protrattosi dalfarrivo del conte di Savoia fino alla fine del XV secolo: une vaste phase de gestation où se mettent en place, parmi d'autres choix possibles, les fondements de la société niçoise d'Ancien Régime3. Nizza restó poi sabauda fino al 1860, quando il Regno di Sardegna la cedette alla Francia in cambio della Lombardia, che Falleato Napoleone III aveva conquistato agli austriaci durante la campagna d'Italia (1859).
Se Fintegrazione di Nizza nei domini sabaudi è già stata indagata in modo piuttosto approfondito, altrettanto non si puó dire della restante parte della Provenza orientale, fatta eccezione per alcune aree come la Valle della Vésubie, studiata da Jean-Paul Boyer4. Il presente articolo intende colmare questa lacuna per quanto concerne la Val Nervia nord-occidentale, sulla scorta di fonti inedite consérvate presso gli Archivi Dipartimentali delle Alpi Marittime (Nizza), FArchivio di Stato di Torino, FArchivio Comunale di Pigna, FArchivio Parrocchiale di Pigna e la Biblioteca Clarence Bicknell dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri (Bordighera). Tali documenti permettono di ricostruire i complessi rapporti tra il governo centrale e le élite locali e di individuare alcune delle tappe attraverso cui la sovranità sabauda cominció ad affermarsi in questo angolo delle Alpi Marittime. Per comprendere meglio i vari passaggi è pero necessario esaminare in breve il contesto storico-geografico all'interno del quale si articolo detto processo, sottolineando come Falta Val Nervia rapp resenti un'area di indagine per cosí dire "única": dal 1262 al 1796 essa costitui uno spazio di confine tra due entità statali in perenne conflitto, la Repubblica di Genova ad oriente, la Provenza angioina e poi lo Stato sabaudo ad occidente; inoltre, i tre villaggi della zona governati nel medioevo dalla Provenza (Pigna, Buggio, Rocchetta Nervina) sono i soli paesi dell'antica regione di Nizza che, nel 1860, non furono ceduti alia Francia, restando dunque nel Regno di Sardegna e quindi in Italia5.
Una marca di frontiera
Situata oggi all'estremità occidentale della Liguria, a ridosso del confine franco-italiano, quella del Nervia era nel Trecento una "valle tripartita": la parte méridionale e quella nord-orientale erano controllate da Genova; quella centrale dalla famiglia genovese dei Doria, che si era costituita, intorno a Dolceacqua, una piccola signoria; quella nord-occidentale era invece governata dagli Angió, conti di Provenza e sovrani di Napoli. Quest'area della valle, in particolare, era divenuta dominio provenzale nel 1258, in seguito alia spartizione del comitato di Ventimiglia tra la Casa d'Angió e il comune di Genova. La popolazione della zona viveva in tre insediamenti fortificati (castra): Pigna, Buggio e Rocchetta, la cui economia si basava essenzialmente sull'agricoltura (cereali, castagno, vite) e sulFallevamento del bestiame6. Pigna e Buggio, di fronte al territorio genovese, contavano insieme 211 fuochi nel 1340-1341 e 173 nel 1365-1366; Rocchetta, di fronte a Dolceacqua, totalizzava invece 40 fuochi nel 1340-13417. Si trattava di comunità mediograndi, se si considera come, al principio del XIV secolo, la maggior parte dei villaggi provenzali studiati da Noël Coulet e Louis Stouff avesse tra i 26 e i 100 fuochi. Accettando il coefficiente proposto dai due studiosi, 4,5 abitanti per un fuoco rurale8, possiamo supporre che nella prima metá del Trecento la Val Nervia angioina fosse abitata da oltre 1100 persone.
Dal punto di vista amministrativo, Pigna, Buggio e Rocchetta erano situati nella bailia, poi vicaria, del comitato di Ventimiglia e Val di Lan tosca, avente capoluogo Sospello9. Ciascuno dei tre villaggi era governato da un bailo salariato e possedeva una piccola guarnigione militare, composta da un castellano e da un numero variabile di sergenti. Un'altra guarnigione era stanziata nella turris Curlorum, ubicata all'interno del castrum di Pigna10. Gli uomini d'arme potevano essere di provenienza locale o forestiera. A questo proposito, sappiamo che nel 1356 baiulus et castellanus di Pigna era il nobilis vir Iacobus Facii di Nizza, mentre castellanus et baiulus di Buggio era Mondinus Alavene di Pigna11. Come ha rilevato Jean-Paul Boyer, in Provenza orientale le funzioni di bailo e di castellano erano spesso ricoperte dalla stessa persona12. In caso di guerra o durante le frequenti scaramucce di confine, le guarnigioni militari erano affiancate dagli uomini del paese13.
Per amministrare la zona, il sovrano angioino si appoggiava a famiglie di comprovata fede guelfa. Tra esse spiccava quella dei Maccario a Pigna, i cui membri prendevano regolarmente parte alie imprese belliche che l'esercito regio conduceva contro Dolceacqua, roccaforte ghibellina, o il villaggio genovese di Castelfranco (oggi Castel Vittorio)14. Quando, a causa della guerra civile, il governo provenzale non fu più in grado di prowedere alla difesa del territorio, Domenico Maccario fu uno dei promotori, a livello locale, del passaggio di Nizza e della sua regione ai Savoia. Egli compare infatti tra i delegati delle comunitá del comitato di Ventimiglia e Val di Lan tosca che il 17 ottobre 1388 riconobbero il conte sabaudo quale signore15.
In cambio della fedeltà, Amedeo VII prometteva di tutelare i béni e le persone dei suddetti luoghi contro chiunque avesse cercato di invaderli o di occuparli; assumeva inoltre particolari obblighi nei confronti di Pigna, impegnandosi ad aiutarla nella risoluzione delle controversie con i Doria, a sostenerla nelle sue decisioni riguardanti il commercio dei cereali, della carne e del vino, a garantirle gli stessi privilegi ottenuti dal comune di Nizza, a concederle il diritto di difendersi con le armi su tutto il territorio sottoposto alla giurisdizione sabauda. Egli sarebbe stato pero inflessibile se qualche abitante del luogo si fosse macchiato di tradimento; in questo caso, il colpevole avrebbe patito l'esilio perpetuo16.
La presenza, nell'atto, di tutte queste clausole riguardanti Pigna rivela la forte volontà, da parte del nuovo signore, di legare strettamente a sé il villaggio più periférico della regione, tutelándolo dalle minacce dei vicini e favorendone la ripresa económica dopo un periodo contrassegnato dall'anarchia e dalla guerra.
Censire i nuclei familiari
Poiché i conflitti degli anni precedenti avevano ridotto il numero delle famiglie e impoverito la popolazione, la quale non era più in grado di pagare i soliti tributi, nel 1394 il governo sabaudo ordinó un censimento dei fuochi della vicaria di Nizza e dei paesi del comitato di Ventimiglia e Val di Lantosca17. Sul piano politico, non si trattava di un'operazione di poco conto, in quanto rammentava agli abitanti della zona il recente passaggio di sovranità, con l'affacciarsi sulla scena di un'autorità statale determinata a prendere effettivo possesso del territorio. Da questa indagine a fini fiscali, volta a stabilire per ciascuna comunità il numero delle famiglie abbienti e non abbienti, risultó che a Pigna e a Buggio solo 56 nuclei familiari su un totale di 178 possedevano beni per un valore uguale o superiore alie cinquanta lire. La sproporzione tra ricchi e poveri era più marcata a Pigna, dove i fuochi boni et sufñcientes erano appena il 29%, rispetto a Buggio, dove la percentuale saliva al 48%18. A titolo di paragone, nell'entroterra di Nizza studiato da Jean-Paul Boyer le famiglie abbienti erano il 30% a Saint-Martin de Vésubie e il 25% a Gordolon19.
Nel censimento di Pigna e Buggio, tra i capifamiglia per cosí dire "benestanti" figurano i protagonisti della vita politica locale in quegli anni di passaggio dal dominio angioino a quello sabaudo: Domenico Maceado e magister Onorato Genovesi, originario di Sospello20, la cui attività di notaio è documentata a Pigna fra il 1372 e il 139121. I due notabili sono menzionati insieme nel trattato di pace che la Provenza e la signoria di Dolceacqua firmarono nel 1381 e, quali ambasciatori del loro comune, neU'atto di dedizione del comitato di Ventimiglia e Val di Lantosca ai Savoia (1388)22.
Tra coloro che possedevano béni per almeno cinquanta lire compare anche quel Pietro Giauna ricordato da Eugène Caïs de Pierias per avéré manifestato la propria opposizione al nuovo governo. Nel 1404, discutendo in piazza con il bailo e castellano Pietro Milonis, Giauna espresse il desiderio che la Provenza fosse riunificata e che i savoiardi se ne andassero. Un'altra volta, parlando con il compaesano Guglielmo Guarini, affermó che il governo era in mano ai lupi e che il dominio sabaudo non sarebbe durato. Per questo, fu multato e condannato a died anni di esilio nella Riviera genovese, alia distanza di dieci miglia da Pigna, con la minaccia del taglio di un piede se fosse ritornato prima23. Dopo l'occupazione della Provenza orientale, le pouvoir savoyard reste des plus fragiles, puisqu'il se trouve toujours à la merci d'une reconquête angevine, scrive sempre Laurent Ripart. Pour la cour de Savoie, Nice ne constitue encore qu'un acquêt précaire dont le destin demeure des plus mal définis. Son autorité reste d'ailleurs très mal assurée dans la ville, comme le montrent plusieurs sentences données contre des Niçois ayant confessé leur nostalgie du pouvoir angevin. La sovranità sabauda nella regione cominció a mettere radici soltanto a partiré dal 1419, quando la Casa d'Angió ebbe rinunciato definitivamente ai suoi diritti su Nizza24.
Fissare i confini
Dopo i primi anni dedicati alla conoscenza della realtà locale, anche attraverso le informazioni ricavabili dal censimento, il governo mantenne la promessa di adoperarsi per una risoluzione definitiva delle controversie che ancora opponevano gli uomini Pigna a quelli della signoria di Dolceacqua. La posa dei confini tra Pigna e Apricale nei territori di Argeleo e Marcora, realizzata nei 1396, mise termine a un secolo e mezzo di lotte fra i due villaggi e costitui la base su cui lo Stato sabaudo e i Doria poterono awiare buone relazioni diplomatiche.
A eseguire l'operazione furono, da una parte, Desiosus de Valeginosa, vicesiniscalco della Provenza orientale per il conte Amedeo VIII di Savoia, e i sindaci di Pigna; dallaltra Marco Doria, cosignore di Dolceacqua, Apricale, Perinaldo, e i sindaci di Apricale. Lungo la linea di frontiera stabilita di comune accordo, essi incisero una croce su determinate rocce che si trovavano sul luogo e piantarono un lapis (cippo) dove non cerano rocce, facendovi sopra una croce. Ogni iapis era accompagnato da duobus aliis lapidibus pro testibus, fissati con calce e sabbia impástate. In un caso soltanto posero il iapis sulla roccia, incidendo la croce sulla pietra naturale e non sul cippo. Inoltre, nel luogo chiamato Colla Sancti Steffani edificarono un cippo gigantesco che simulava una colonna di pietra. I cippi e le croci non furono collocati ad una distanza regolare gli uni dagli altri. L'intervallo fra loro variava da un minimo di quattro canne, che separavano il tredicesimo termine dal quattordicesimo, ad un massimo di cinquantotto canne e nove palmi, che separavano il ventinovesimo dal trentesimo. Un uomo di Pigna e uno di Apricale misurarono le lunghezze25. Ció fa pensare che, contrariamente ad altre zone d'Italia o della Provenza26, in Val Nervia non ci fossero agrimensori professionisti.
La presenza di rappresentanti dei poteri centrali a fianco di delegati dei poteri locali, cosí come il loro ruolo di picchettatori, erano giustificati dalla duplice natura di questa linea di frontiera: limite fra due comunità, Pigna e Apricale, e alio stesso tempo fra due potentati, la contea di Savoia e la signoria di Dolceacqua.
Dopo la delimitazione, le partí stabilirono che, ogni tre anni, ciascuna delle due comunità dovesse eleggere duo boni et legales homines con l'incarico di ispezionare i confini e di far riparare i cippi e le croci deteriorate. La visita doveva essere compiuta il lunedi dopo la Pentecoste. I quattro responsabili sarebbero stati accompagnati da tre bambini per ciascun villaggio. La presenza dei pueri durante l'ispezione era un modo per garantiré la trasmissione della memoria dei confini di generazione in generazione, come Laure Verdón ha rilevato per la Provenza e il Rossiglione del XIII secolo e Antonio Stopani per la Toscana dei Medici27.
L'accordo fra villaggi appartenenti a giurisdizioni diverse fu preludio ad analoghi interventi volti a migliorare le relazioni tra paesi situati all'interno del territorio sabaudo, spesso ai ferri corti per luso delle terre in comune o per il passaggio delle greggi. Se la normalizzazione dei rapporti con Dolceacqua era stata prioritaria, ugualmente importante era preservare la concordia fra i sudditi, specie in un'area di frontiera come questa, soggetta più di altre a spinte centrifughe dovute allestrema lontananza dal centro dello Stato.
Disciplinare il transito del bestiame
Risolto il problema dei confini, il governo sabaudo dovette confrontarsi con la non meno delicata questione delle migrazioni stagionali dei pastori transumanti. La rilevanza di questo fenómeno e le sue implicazioni, in primis l'abbandono della montagna da parte di una fetta più o meno consistente della popolazione maschile fra l'autunno e la primavera, erano giá emersi al momento di organizzare il censimento dei fuochi. In quell'occasione, Giovanni Grimaldi di Boglio, luogotenente e siniscalco della Provenza orientale per il conte Amedeo VII, aveva ordinato che fossero registrati anche gli abitanti dei villaggi montani che avessero lasciato temporáneamente le proprie dimore per trasferirsi sulla costa28. In seguito, si manifestó il problema dei danni che Aussi consistenti di bestiame potevano creare ai coltivi nei luoghi di transito, rinfocolando l'eterno contrasto fra il proprietario terriero e l'allevatore, fra il pastore seminomade e il contadino sedentario29.
Quando, nel 1425, la comunità di Pigna mise in discussione il diritto degli uomini di Briga ad attraversare il territorio pignese con il bestiame senza pagare multe, i brigaschi chiesero l'intervento di Ludovic de Rivoire, signore di Gerbais e Belmont, governatore e luogotenente della Provenza orientale per il duca Amedeo VIII. Il governatore accolse la loro supplica, ordinando agli uomini di Pigna il rispetto delle convenzioni sotto pena di cinquanta lire. Si adoperó poi affinché i due villaggi sabaudi regolassero la questione del transito per mezzo di un trattato.
Il patto stipulato il 4 dicembre 1425 garantiva ai brigaschi il passaggio sul territorio di Pigna lungo tre itinerari ben distinti: l'iter Moratoni, la via Gaute e l'iter Alpium sive Gray, i quali prendevano nome, rispettivamente, dalla colla di Muratone, dal monte Goûta e dal monte Grai. Nel documento, solo il percorso principale, fiter Moratoni, è descritto nei particolari, con findicazione dei nomi delle località, dei ponti e dei valloni attraverso i quali passava la strada. Della via Gaute e del fiter Alpium sive Gray, invece, non vengono dati riferimenti che consentano di individúame con precisione i tracciati, se si eccettua findicazione che fiter Alpium passava per Buggio. Lungo il tragitto, gli uomini di Briga potevano pascolare il bestiame liberamente e senza pagare multe; si impegnavano tuttavia a non deviare dagli itinerari concordati se non per gravi necessità, a risarcire i danni arrecati a campi, prati e frutteti, a pagare il consueto pedaggio di tre soldi e quattro denari per ogni gregge, a dormiré in territorio pignese per non piú di una notte30.
Dal patío, dunque, emerge prioritaria la volontà di disciplinare il flusso di uomini e di animali attraverso un territorio montano densamente coltivato. Si accenna infatti alia presenza di seminati anche nel tratto superiore della strada di Muratone, quello compreso fra il passo omonimo (1157 m s.l.m.) e il santuario di Passoscio (627 m s.l.m.): segno che, con la ripresa demográfica successiva alia peste del 1348, anche le terre al di sopra dei settecento metri erano messe a coltura.
La minuziosa descrizione delfiter Moratoni e il fatto che nel documento non si menzionino analoghi accordi stipulati in precedenza, lasciano pensare che solo nel 1425 la comunitá di Pigna abbia definito con precisione i limiti di questo percorso. Ció rivelerebbe la capacitá del ceto dirigente locale di agire sul piano delle politiche stradali, nel contesto di quella significativa ristrutturazione della rete viaria alpina attuata dalla dinastia sabauda all'indomani della sottomissione di Cuneo (1382) e della regione di Nizza (1388)31.
La transazione del 1425 appare quindi come il risultato di un difficile, ma costruttivo, dialogo avente come interlocutori i notabili delle due comunitá e il governatore della Provenza orientale. Come ha scritto Alessandro Barbero, nel ducato di Savoia il governatore non era semplicemente una «figura amministrativa», ma «un politico investito di una vera e propria delega dell'autorità ducale». Egli finiva per svolgere un'importante funzione di mediazione fra il potere centrale e gli interessi locali; una «mediazione dalle connotazioni spiccatamente clientelari» e che, in condizioni di debolezza dell'autorità ducale, si traduceva per lo più «nella difesa e nel consolidamento delle autonomie e dei privilegi provinciali»32. La sua attività quotidiana consisteva soprattutto «nel decidere sulle suppliche che gli erano rivolte, intervenendo con ampio potere discrezionale in tutti i conflitti che insorgevano nella provincia»33. Naturalmente, l'efficacia del suo operato dipendeva non poco dalla capacità del potere di dotarsi di interlocutori credibili fra i maggiorenti delle singóle comunità, come emerge anche dalla transazione fra Briga e Pigna.
In quella delicata fase di assestamento della sovranità sabauda nel Nizzardo e nel comitato di Ventimiglia, il governatore ritenne assolutamente necessario dare il giusto peso aile lagnanze di entrambe le parti. Pur riconoscendo i diritti dei brigaschi, egli fece in modo che i danni causati dalle loro greggi venissero limitati attraverso una più chiara definizione dei percorsi della transumanza. Ció rientrava senza dubbio in una strategia volta a serbare il consenso di quelle élite di villaggio grazie aile quali i Savoia avevano potuto insediarsi nella parte orientale della Provenza e, in seguito, mantenerne il contrallo, soffocando l'opposizione di quanti rimpiangevano la Casa d'Angió.
Interlocutore privilegiato del governo sabaudo a Pigna era, in quegli anni, il notaio Stefano Genovesi, discendente di magister Onorato34. La sua attività professionale è documentata in paese fra il 1422 e il 1439. Egli compare nella duplice veste di sindaco e di notaio nella transazione fra Briga e Pigna del 1425, di notaio e di vicebailo nella ratifica della transazione fra Pigna e Castelfranco del 143635. In quanto notaio, maggiorente e uomo politico locale, Stefano Genovesi fungeva da mediatore fra gli uomini del villaggio e i rappresentanti dello Stato, nonché fra la propria ed altre comunità. E a lui che, nel marzo 1425, il bailo Ludovicus Arnaudi comunica gli ordini del governatore ed è sempre lui, in qualità di sindaco, a discutere, in compagnia del collega Antonio Leone, i termini dell'accordo con i rappresentanti di Briga; accordo che avrebbe poi redatto nella debita forma in qualità di notaio pubblico36.
Legittimare la condotta dei sudditi
Nei decenni successivi, la politica sabauda nei confronti di Pigna continuo ad essere improntata alla condiscendenza, anche di fronte a comportamenti manifestamente lesivi deU'autorità ducale e pericolosi per la stabilità e la pace nella regione. È quanto emerge dal documento, datato 16 giugno 1497, con cui il duca Filippo II perdona gli abitanti del villaggio per avere condotto una scorreria ai danni degli uomini di Castelfranco.
Nel luglio dell'anno precedente, nonostante la proibizione del bailo, più di ottanta pignesi in armi avevano devastato le terre che i castellesi possedevano sul versante del monte Gordale appartenente a Pigna, tagliando le messi non ancora mature e distruggendo una celia37 dopo avere rubato i formaggi che vi erano conservad. La consumazione collettiva di questi prodotti al termine della razzia assume i contorni di un vero e proprio rito che palesa la solidarietà fra abitanti dello stesso villaggio contro il comune nemico38. In seguito a questo fatto, il capitano della Riviera genovese aveva denunciato al vicegovernatore di Nizza, Pierre de Beaufort, tutti gli aggressori che era stato possibile riconoscere: 78 uomini che, nel documento, sono elencati per nome e cognome. Quando il vicegovernatore aveva ordinato loro di presentarsi al castello di Nizza per essere giudicati, essi avevano risposto di non essere tenuti a farlo, in virtù dei privilegi concessi in passato alla comunitá di Pigna. Questi stabilivano che gli abitanti del paese non dovessero essere condotti fuori dal villaggio per motivi giudiziari, ma giudicati in loco dal proprio giudice ordinario. Successivamente, essi avevano chiesto la grazia per il delitto commesso, asserendo di avere agito nell'intento di impediré ai castellesi di usurpare e annettere quella parte del territorio pignese in cui si trovavano le proprietà danneggiate. Dopo un attento esame del caso, il duca Filippo II aveva concesso loro l'indulto, mediante il pagamento di sessanta fiorini di piccolo peso39.
La vicenda mette in luce la debolezza e l'arrendevolezza dello Stato nei confronti di una comunitá che, forte di privilegi e concessioni ottenuti in un momento assai critico della storia regionale (tra le concessioni, lo ricordiamo, vi era quella di difendersi con le armi), si azzardava ora ad intraprendere un'autonoma iniziativa a carattere bellico in dispregio dell'autoritá del duca e dei suoi funzionari. Iniziativa condotta, per giunta, a danno di sudditi genovesi, con tutte le conseguenze che potevano derívame sul piano internazionale. A oltre un secolo dall'ingresso del conte Amedeo VII a Nizza, dunque, la sovranità sabauda in Val Nervia appariva ancora assai debole. Debole fin dalle origini, per via delle ampie autonomie locali, essa dimostrava in questa circostanza tutta la sua incapacità a ricondurre all'ordine una popolazione che sembrava preferiré il sopruso alla legalità. Cosí, non potendo o non volendo puniré, il governo finiva per legittimare la cattiva condotta dei propri sudditi.
La presenza, fra le persone incriminate, di maggiorenti come Pietro Maccario40, fa pensare che la grazia collettiva avesse, quale primo obiettivo, quello di non intaccare il rapporto privilegiato che legava la dinastia sabauda al ceto dirigente locale. Un ceto si arrogante, ma impegnato in prima linea, fin dairépoca angioina, nel contrallo e nella difesa delle frontière con Genova e Dolceacqua; e la cui fedeltà era ritenuta, perció, indispensabile.
Conclusioni
Corne emerge dai documenti raccolti nel corso della ricerca, almeno tre furono le tappe attraverso cui la sovranità sabauda riusci a metiere radici nella parte nord-occidentale della Val Nervia: il censimento dei fuochi, per mezzo del quale il governo poté disporre di una prima immagine della società e dei patrimoni (1394); la posa dei confini tra le comunità di Pigna e di Apricale, che mise termine a lunghe dispute garantendo alio Stato sabaudo una pace duratura lungo la frontiera con Dolceacqua (1396); il trattato fra Briga e Pigna, il quale intendeva limitare i danni causati dal passaggio delle greggi indirizzandone il transito verso un itinerario principale, quello di Muratone (1425).
Accanto a queste iniziative, riconducibili alle politiche fiscali e stradali che i Savoia perseguivano ovunque nei loro domini o alle relazioni internazionali, il governo cercó di guadagnarsi il consenso dei nuovi sudditi dimostrandosi relativamente mite con gli oppositori e piuttosto indulgente con i trasgressori. Cost, benché il conte Amedeo VII avesse minacciato l'esilio perpetuo a chi si fosse macchiato di tradimento, all'oppositore Pietro Giauna furono comminati solo dieci anni di esilio; e gli autori dell'incursione contro il villaggio genovese di Castelfranco se la cavarono con una multa.
Alla stessa linea di condotta i Savoia si attennero nel secolo successivo, quando la comunità di Pigna scatenó una vera e propria guerra contro Castelfranco (1558-1562), metiendo di nuovo in pericolo la pace tra il ducato di Savoia e la Repubblica di Genova. Al termine del conflitto, che il potere centrale non era riuscito in alcun modo ad impediré né a fermare, il governo non adottó alcuna misura nei riguardi dei propri indisciplinati sudditi; salvo far pagare loro i danni causati ai vicini41.
Intanto, il progressivo affermarsi della sovranità sabauda portava con sé il nascere di un senso identitario legato alla dinastia. Non gridavano forse «Savoia, Savoia» gli uomini di Pigna che, 1'8 ottobre 1559, si lanciarono all'assalto di Castelfranco42? Al rafforzamento di questo senso di appartenenza diedero un grosso contributo le "gesta" del capitano Antonio Ferrari, originario di Buggio, durante il conflitto franco-piemontese di fine Cinquecento43. Il loro ricordo, tramandato di generazione in generazione, vive ancor oggi nella memoria collettiva. La casa di Buggio dove, secondo la tradizione, abitó il capitano è uno dei luoghi-simbolo dell'identità locale.
1 Venturini, 1990.
2 Sulla sottomissione di Nizza e della Provenza orientale ai Savoia si vedano: Gautier-Dalché, 1976, 72-75; gli articoli contenuti nel volume 1388. La dédition de Nice à la Savoie, 1990; Ripart, 2001; Ripart, 2006a, 73-75; Ripart, 2006b; Venturini, 2006, 71-72.
3 Ripart, 2006a, 73.
4 Boyer, 1990.
5 Cassioli, 2014a, 265, 267, 272.
6 Cassioli, 2012b; Cassioli, 2014a; Cassioli, 2014b, 139-140.
7 Venturini, 1999, 101.
8 Coulet; Stouff, 1987, 14.
9 Su questa circoscrizione cfr. Caïs de Pierias, 1890; Latouche, 1929, 21-24; Boyer, 1983; Boyer, 1986.
10 Boyer, 1990, 318, 320; Bouiron, 2008, 141. Nel 1340-1341 queste guarnigioni comprendevano un castellano e undici sergenti a Pigna, un castellano e died sergenti a Buggio, un castellano e sei sergenti a Rocchetta, un castellano e due sergenti nella torre di Pigna.
11 Bouiron, 2008,167.
12 Boyer, 1990,317.
13 Cassioli, 2012b, 94.
14 Cassioli, 2016, 197.
15 Ghiraldi, 1990, 283-284.
16 Ghiraldi, 1990, 283-284.
17 Archivio Comunale di Pigna (d'ora in avanti ACP), Pergamene, doc. 7, 31 maggio 1394, Censimento dei fuochi di Pigna e Buggio, pubblicato in Petracco Sicardi, 1956 (Insuper etiam atendentes propter inundantiam guerrarum distrutiva bellicossa que in regione predicta a duodecim annis cura plusque exprimí valeat enormiter viguerunt non nulla ymo quamplurima loca et castra regionis ipsius adeo fore diminuta et in tantum deteriorata quod honera fogagiorum ad que antiquitus fuerant statuta nunc possint pro possibiliter tollerare et quedam alia videntur aliquantulum aumentata que ad aliorum supportanda honera poterunt debite agregan, cogitavimusper debite operationis solertia ac novi recursus notitiam providere).
18 A Pigna, le famiglie abbienti erano 46 su 157; a Buggio, 10 su 21. Erano considerad boni et sufñcientes i nuclei familiari che possedevano beni per un valore uguale o superiore alie 50 lire, insufficientes quelli che possedevano beni per un valore inferiore alle 50 lire.
19 Boyer, 1984, 40.
20 Archivio Parrocchiale di Pigna (d'ora in avanti APP), Registro degli atti di morte 15971733, p. 10 (Petrus Ianuensis de Cespitello, nobilis, ex quo ortus est Onoratus Genoesi notarius, 1382 circiter mortus et sepultus. Nam anno 1378, die 10 ianuari, conñcit instrumentum conventionum inter síndicos Busii et síndicos Pigne. Quod instrumentum extat descriptum in alio instrumento della Peagna del Buggio sub anno 1403. Quod instrumentum continet alias conventiones inter homines Busii et homines et síndicos Pigne, cui tamquam mediator intervenir reverendus Orengo Baptista Sancti Thome et extat tale instrumentum in Archivio Busii). Sulla pagina 10 del registro sono riportate, di mano del secolo XVII, notizie biografiche riguardanti alcuni membri della famiglia Genovesi di Pigna vissuti fra la seconda meta del Trecento e i primi anni del Cinquecento.
21 Archivio di Stato di Torino (d'ora in avanti AST), Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 9, 6 aprile 1372, Donazione di Gioanni Piconi di Pigna a Gioaneta figlia d'Oberto Albino di detto luogo d'una pezza di terra situata nel territorio di Pigna, luogo detto Montegordale, ivi coerenziata; ACP, Pergamene, doc. 4, 17 marzo 1376, Testamento di Mundinus Badaluqui fu Guglielmo, di Pigna; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 10, 15 giugno 1377, Compromesso fatto dalle communita di Pigna e Castelfranco in capo di Bartolomeo Pezoni vicario generale della Riviera di Genova et Guglielmo de Salto vicario e capitano del contado di Vintimiglia per la decisione delle diferenze tra esse vertenti a causa di qualche rappresaglie concesse dagli uffiziali della Riviera di Genova contro la communita di Pigna; 10 gennaio 1378, Instrumentum conventionum inter síndicos Busii et sindicos Pigne, citato in APP, Registro degli atti di morte 1597-1733, p. 10; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 11,6 marzo 1385, Copia d'istromento di transazione seguita traie comunita di Pigna e Castelfranco circa le loro reciproche pretenzioni di farpassare le loro bestie sopra li rispettivi territorii e nella regione di Gordale e quelle di Tenarda e Graii per andar alla Briga; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 12, 13 novembre 1390, Vendita fatta da Pietro Visconti di Pigna a Domenico Cantaire d'una pezza di terra situata nel territorio di Pigna, luogo detto Gordale per il prezzo di soldi 45; un atto rogato da Onorato Genovesi il 14 marzo 1391 è citato in Ferraironi, 1944, 36, doc. VII, 29 marzo 1391, Conventiones inter Trioriam et Pignam.
22 ACP, Pergamene, doc. 6, Nizza, 8 giugno 1381, Il siniscalco di Provenza Foulque d'Agout a nome della regina Giovanna I da una parte e il signore di Dolceacqua Imperiale Doria dall'altra pongono termine alia guerra tra i rispettivi potentati per il Monte Comune; Ghiraldi, 1990, 284.
23 Caïs de Pierias, 1898, 287-288. Sul controllo dei reati compromettenti la sicurezza interna da parte del governo sabaudo cfr. Burzio, 1990, 82.
24 Ripart, 2006a, 76-77. Sulla regione di Nizza nei primi anni del dominio sabaudo cfr. Boyer, 1976.
25 Istituto Internazionale di Studi Liguri, Fondo Girolamo Rossi, 15, Manoscrítto Borfiga (1686), Plantado terminorum et limitum territorii de Argeleo et morga de Marcora inter communitatem Apricalis et communitatem Pigne 1396, f£ 73 v. - 78 v. In area ligureprovenzale, le croci sui cippi avevano la funzione di proteggere i confini e, forse, di porre gli spazi cosí circoscritti sotto laprotezione divina (Cassioli, 2012a, 433-434).
26 Porter, 2002, 248-249.
27 Verdón, 2005, 218-219; Stopani, 2005, 74.
28 ACP, Pergamene, doc. 7, 31 maggio 1394, Censimento dei fuochi di Pigna e Buggio, pubblicato in Petracco Sicardi, 1956 (Attente proviso quod nichil in fraudem curie comitatus nec alicuius alterius detrimentum seu singularum personarum illorum cum vestris humoris totaliter incumbamus et maxime ne aliqui incolle castrorum partium montanearum iuxta quod dicitur solitum presentí tempore yemali ab altero castrorum ipsorum dicesserint et se ad partes marítimas alias trastulerint, dimissis in eisdem castris habitationibus eorundem, quod tarnen illos totaliter describentes in solutionepredicti fogagii haberi volumus utpresentes).
29 Cfr. Braudel, 1986, 73-93.
30 ACP, Pergamene, doc. 9, 4 dicembre 1425, Transazione fra Briga e Pigna. Sulla strada di Muratone fra medioevo ed etá moderna cfr. Palmero, 2011.
31 Comba; Sergi, 1977, 134. In particolare, sui progetti sabaudi volti a razionalizzare e a rettificare la strada che collegava Nizza a Cuneo passando per la Valle della Vésubie cfr. Boyer, 1990, 213, 216-217. SulTincidenza che le strade potevano avere nei processi di costruzione dell'identità e dell'azione política comunitaria cfr. Provero, 2007.
32 Barbero, 2002, 145-146.
33 Barbero, 2002, 160. Sulle prerogative e l'attività dei governatori di Nizza nel XV secolo cfr. Ripart, 2006a, 78-79.
34 Nel censimento del 1394 compare a Pigna una sola famiglia Genovesi, quella di magister Onorato.
35 ACP, Pergamene, doc. 8, 25 maggio 1422, Due contratti di enfiteusi perpetua; ACP, Pergamene, doc. 9, 4 dicembre 1425, Transazione fra Briga e Pigna; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 14, 5 luglio 1428, Transazione fra Pigna e Castelfranco; ACP, Pergamene, doc. 16, 25 gennaio 1436, Transazione fra Pigna e Castelfranco; ACP, Pergamene, 5 febbraio 1436, U parlamento di Pigna ratifica la transazione del 25 gennaio precedente; Archives Départementales des Alpes-Maritimes, Archives Communales et Hospitalières, Archives Communales de La Brigue, Série DD, Biens Communaux, cote E095/011, doc. DD4, 13 juin 1439, Transaction entre la communauté de La Brigue et Pigna concernant la bandite Marte.
36 ACP, Pergamene, doc. 9, 4 dicembre 1425, Transazione fra Briga e Pigna.
37 Piccola costruzione rurale in pietra a secco adibita alla stagionatura e alla conservazione dei formaggi e di altri derivati del latte (Allavena, 1988,47-48).
38 Cfr. Carrier; Mouthon, 2010, 91 (On voit que ces affrontements ont un déroulement très stéréotypé, voire quasi rituel. La confiscation du bétail est une pratique systématique. C'est ce qu'on appelle « moutonner Laver » en Provence, et plus au nord « pignorer le bétail». L'enlèvement est presque toujours suivi d'une consommation collective. C'est un véritable rite qui manifeste la solidarité de la communauté contre l'adversaire commun : tous ceux qui ont mangé du bétail pignoré sont engagés par l'action menée).
39 AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 22, 16 giugno 1497, Indulto concesso dal duca Filippo di Savoia agli abitanti di Pigna delle pene i quali potessero essere incorsi per essersi portad nel territorio di monte Gordale mano armata a danneggiare li beni propri de' pardcolari di Castelfranco situad nel detto monte Gordale, finaggio di detta communità di Pigna, mediante la finanza di fiorini 60 di picol peso.
40 Questo personaggio era sindaco di Pigna nel 1497 (AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 24, 3 ottobre 1497, Transazione tra la communità di Pigna et Bernardo et Gio, Giacomo e Pietro Gio Giraudi del luogo di Castelfranco sopra le differenze tra esse parti vertend per causa d'una pezza di terra campiva situata nel monte Gordale spettante a detta communità di Pigna in virtù della convenzione seguita con la communità di Castelfranco).
41 Cassioli, 2000, 187.
42 Cassioli, 2000, 183.
43 Cassioli, 2000, 195-196.
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Marco Cassioli*
* Associate Researcher, Aix-Marseille Université; e-mail: [email protected]
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Copyright Hiperboreea Dec 2016
Abstract
Sulla pagina 10 del registro sono riportate, di mano del secolo XVII, notizie biografiche riguardanti alcuni membri della famiglia Genovesi di Pigna vissuti fra la seconda meta del Trecento e i primi anni del Cinquecento. 21 Archivio di Stato di Torino (d'ora in avanti AST), Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 9, 6 aprile 1372, Donazione di Gioanni Piconi di Pigna a Gioaneta figlia d'Oberto Albino di detto luogo d'una pezza di terra situata nel territorio di Pigna, luogo detto Montegordale, ivi coerenziata; ACP, Pergamene, doc. 4, 17 marzo 1376, Testamento di Mundinus Badaluqui fu Guglielmo, di Pigna; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 10, 15 giugno 1377, Compromesso fatto dalle communita di Pigna e Castelfranco in capo di Bartolomeo Pezoni vicario generale della Riviera di Genova et Guglielmo de Salto vicario e capitano del contado di Vintimiglia per la decisione delle diferenze tra esse vertenti a causa di qualche rappresaglie concesse dagli uffiziali della Riviera di Genova contro la communita di Pigna; 10 gennaio 1378, Instrumentum conventionum inter síndicos Busii et sindicos Pigne, citato in APP, Registro degli atti di morte 1597-1733, p. 10; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 11,6 marzo 1385, Copia d'istromento di transazione seguita traie comunita di Pigna e Castelfranco circa le loro reciproche pretenzioni di farpassare le loro bestie sopra li rispettivi territorii e nella regione di Gordale e quelle di Tenarda e Graii per andar alla Briga; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 12, 13 novembre 1390, Vendita fatta da Pietro Visconti di Pigna a Domenico Cantaire d'una pezza di terra situata nel territorio di Pigna, luogo detto Gordale per il prezzo di soldi 45; un atto rogato da Onorato Genovesi il 14 marzo 1391 è citato in Ferraironi, 1944, 36, doc. 34 Nel censimento del 1394 compare a Pigna una sola famiglia Genovesi, quella di magister Onorato. 35 ACP, Pergamene, doc. 8, 25 maggio 1422, Due contratti di enfiteusi perpetua; ACP, Pergamene, doc. 9, 4 dicembre 1425, Transazione fra Briga e Pigna; AST, Corte, Città e Contado di Nizza, m. 41, doc. 14, 5 luglio 1428, Transazione fra Pigna e Castelfranco; ACP, Pergamene, doc. 16, 25 gennaio 1436, Transazione fra Pigna e Castelfranco; ACP, Pergamene, 5 febbraio 1436, U parlamento di Pigna ratifica la transazione del 25 gennaio precedente; Archives Départementales des Alpes-Maritimes, Archives Communales et Hospitalières, Archives Communales de La Brigue, Série DD, Biens Communaux, cote E095/011, doc. Le village de Provence au bas Moyen Age, Aix-en-Provence, Université de Provence, 1987. Usages et implications de l'enquête dans la définition et la délimitation du territoire seigneurial en Catalogne et en Provence au XIIIe siècle, in Les territoires du médiéviste, sous la direction de Benoît Cúrsente et Mireille Mousnier, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2005, pp. 207-221.
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