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Rosa M, Il giansenismo nell'Italia del Settecento. Dalla riforma della Chiesa alla democrazia rivoluzionaria, Roma, Carocci, 2014, pp. 295.
Il volume di Mario Rosa si presenta come un lavoro di rielaborazione e di sintesi di un tema, quello del «frastagliato» sentiero percorso dal giansenismo italiano dal fervore dei primi decenni del Settecento alla sua graduale disgregazione a cui si assisterà nell'età napoleonica, sul quale l'A. per quasi un cinquantennio ha focalizzato la propria attenzione, contribuendo - insieme a Pietro Stella che alcuni anni fa ha raccolto le proprie riflessioni nei tre preziosi volumi Il giansenismo in Italia (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006) - a tenere vivo un filone di ricerca assai frequentato nel secolo scorso grazie agli studi, tra gli altri, di Jemolo, Codignola, Passerin d'Entrèves e Caristia.
La condanna deWAugustinus di Giansenio, sancita con la bolla In eminenti (1643) emanata da papa Urbano VIII e confermata dal suo successore Innocenzo X con la Cum occasione (1653), non suscito in Italia quel clamore che aveva destato in particolare in Francia e nei Paesi Bassi dove si erano costituiti due ampi orientamenti contrapposti: da una parte i seguaci del vescovo di Ypres, animati dall'antigesuitismo di Arnauld, dalle Lettres provinciales di Pascal, dagli Essais de morale di Nicole, dalla resistenza delle religiose del monastero di Port-Royal di fronte alle pressioni romane e delle autorità politiche francesi, e dalla cultura teologica agostiniana promossa nell'Università di Lovanio; dall'altra i fautori dell'autoritarismo papale e dell'assolutismo monarchico capeggiati dai gesuiti, accusati dai giansenisti di essere stati i principali promotori delle condanne pontificie. Lo scontro tra i due fronti si attenuerà nella seconda metà del XVIII secolo, con l'elezione al soglio di Pietro di Clemente IX che si dimostrerà più conciliante riguardo alla questione giansenista. La cosiddetta «pace clementina» avrà pero breve durata,...