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Pietro Gibellini, cur. Il mito classico nella letteratura italiana. Dal neoclassicismo al decadentismo. Brescia: Morcelliana, 2003. Pp. 545.
Come annota il curatore Pietro Gibellini nella prefazione al volume (primo ad apparire di una serie di sei), il mito classico attraversa tutta la letteratura europea, in particolare italiana, con alterne fasi di entusiasmo e di critica, di devozione e di scherno. Seguire in letteratura la pista del mito significa indagare come si è abbellito il linguaggio, come sono fiorite le immagini, come si sono rinarrate le favole. Ma significa anche ripercorrere la storia delle idee: questo era l'intento che i contributi al volume (dovuti a Luca Frassineti, Marina Salvini, Donatella Fedele, Giacomo Prandolini, Lucio Felici, Raffaella Bertazzoli, Sabino Caronia, Franca Linari, Fabio Danelon, Carmelo Alberti e allo stesso Gibellini) hanno pienamente raggiunto.
Non potendo analizzare i singoli saggi, tutti notevoli sia per la scrittura che per l'importante contributo che forniscono a un tema finora trattato in modo episodico e sparso nella bibliografia esistente, ci limiteremo a fornire una sintesi del contenuto complessivo del volume, che traccia un bilancio della fortuna avuta dalla mitologia greco-latina nella letteratura italiana dell'Ottocento, che, dopo il picco iniziale dell'età neoclassica, presenta un lungo declino nella stagione romantica e verista, risale negli anni del classicismo carducciano e s'impenna a fine secolo con l'estetismo simbolista e liberty.
Nella Scienza nuova (1744), Giambattista Vico aveva sostenuto audacemente che il mito esprimesse una conoscenza originale, benché rudimentale, del mondo, che rappresentasse il sapere-espressione di un'umanità liberata dai bisogni primitivi...