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Medioevo Briguglia G., Il pensiero politico medievale, Torino, Einaudi, 2018, pp. 235.
I circa duecentocinquanta anni di storia intellettuale che l'A. racconta, unendo salda dottrina e buona scrittura nel suo ultimo lavoro, sono compresi tra due figure che sembrano orientare le attese del lettore sulla centralita di quella corte capace di dar inizio e al contempo di chiudere, con perfetta e studiata simmetria, le sue pagine. Se Giovanni di Salisbury, «funzionario ecclesiastico e diplomatico» (p. 15), riflettendo poco oltre la meta del XII secolo sulla politica ne individua il luogo naturale nella corte, alla cui spietata analisi dedica il Policraticus, capace di metterne a nudo le molteplici nugae ed insieme di proporne percorsi emendativi affidati agli insegnamenti dei filosofi, piÛ tardi ancora ad essa, non senza espliciti riferimenti proprio a Giovanni, rimandera Christine de Pizan, pensandola come il luogo in cui si produce e insieme si applica il sapere politico. A qualche secolo di distanza le nugae che Giovanni aveva rappresentato, vedendole nella commedia del mondo come «una milizia nella malizia», saranno sostituite da un serio tentativo, promosso da Carlo V di Valois, di riconnettere politica e cultura. Tentativo capace di fare della sua Corte un punto di riferimento intellettuale e morale ricordato, a piÛ di vent'anni dalla scomparsa del Re, in un momento di forte crisi della monarchia francese, da Christine, che riproporra la grande metafora organicistica del corpo politico utilizzata da Giovanni e la memoria dell'operato di Carlo come un modello di regalita capace di unire «forza e sapienza, virtÛ cavalleresche e capacita intellettuali» (p. 207).
II lettore che si inoltri, pero, nel percorso costruito da Briguglia non tardera ad accorgersi del fatto che questa cornice racchiude esperienze molteplici, difficilmente sussumibili sotto un unico fuoco d'analisi, esperienze che impediscono alla corte di apparire come protagonista del libro in cui essa e doverosamente e utilmente affiancata da altri concorrenti spazi politici dotati delle loro argomentate ragioni. Ecco, cosi, che il racconto incontra il Comune, per il quale Ser Brunetto convoca strumenti atti alla creazione di «uno spazio cognitivo per la politica» (p. 43) affidato alla tutela della retorica ed al sapiente riutilizzo di materiali antichi come quelli ciceroniani e contemporanei, che vanno dall'0culus pastoralis al Favolello di Boncompagno da Signa, capaci di...