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Infantino L., Individualismo, mercato e stona delle idee, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, pp. 325.
Il volume presenta e reinterpreta alcuni autori variamente afferenti alla grande e diversificata area liberale e libertaria, quali J.S. Mill, A. Tocqueville, E. von Bohm-Bawerk, L. von Mises, F. von Hayek, I. Kirzner, M.N. Rothbard, facendoli precedere e succedere a capitoli sull'individualismo metodologico, su Stato-mercato e sul liberalismo. Trattando questi autori si intrecciano questioni fondamentali e anche altri pensatori quali A. Smith, E. Burke, Mandeville, B. Constant, C. Menger, L. Robbins, E. Durkheim, J.M Keynes, ?. Marx, M. Weber, J. Schumpeter, K.R. Popper, B. Leoni e altri.
La metodologia è il «minimo comune divisore» (Leoni) dell'intera ricerca dell'autore, e le conseguenze inintenzionali delle azioni intenzionali sono il focus unico delle scienze sociali: concentrandosi proprio sull'individualismo metodologico (o metodo individualistico), egli rileva che pensatori noti come Weber e Simmel sono stati influenzati dal fautore della rivoluzione marginalista Menger. Infantino, partendo dagli individui come unici veri attori sociali, al di là degli utili stenogrammi collettivisti che ci consentono di semplificare e generalizzare, fonda il concetto di razionalità (con Mises) proprio e soltanto su questi soggetti. Da qui l'impossibilità dell'intervento triangolare (Rothbard) di terzi, della pianificazione, del centralismo autoritario, dello psicologismo, di tutti gli «abusi della ragione» (Hayek). Ne derivano anche un imperfettismo e un fallibilismo gnoseologico che legano «ignoranza e libertà» agli individui «liberi perché fallibili» (Infantino) e che criticano il positivismo sociologico, di Durkheim e dei suoi epigoni, che si lega all'idealismo (anche hegeliano) nel comune intento di un costruttivismo che sostituisce il diritto (l'autore pensa qui a tradizioni di common hw alla Hayek e alla Leoni, e non al diritto naturale) con la legislazione (di chiaro stampo positivista) di una politica che non è limitata dalla legge, ma che limita con la legislazione. Una politica che diviene così «variabile indipendente» e pervasiva dei processi di interazione individuale/sociale. A questo l'autore oppone ragioni epistemologiche, consigliando una sfera pubblica-statale più ristretta. La «dispersione della conoscenza» (Hayek) e la sua «divisione» implicano l'impossibilità della pianificazione centrale, ma consentono la coordinazione dei piani individuali attraverso il mercato che sarebbe vera cooperazione, in quanto volontaria. In questa prospettiva lo Stato dovrebbe essere «perimetrale», con «regole...