Content area
Full Text
Abstract: L'articolo mostra come, nella cultura romana, la bellezza non costituisca una qualità appropriata per tutte le donne. È infatti in base al ruolo sociale che ognuna di esse ricopre che il codice culturale assegna precisi doveri e comportamenti da tenere. In relazione a ciò, la matrona (donna sposata di alto rango, destinata a riprodurre la stirpe del marito) non deve avere un aspetto troppo attraente, che la esporrebbe al rischio dell'adulterium. Al contrario, le donne di ceto sociale inferiore, non essendo soggette ai vincoli che derivano da tali compiti, possono liberamente curare il proprio corpo ed esibire la propria bellezza. Il contributo si chiude con alcune riflessioni sul ruolo giocato dalla bellezza femminile nei diversi poeti elegiaci.
This paper shows how in Roman culture beauty is not apt for every kind of woman. The cultural code prescribes specific behaviours related to the role every woman plays. So, the matrona (the woman who has to reproduce her husband's kin) must not have a very beautiful aspect, in order not to risk adultery. On the contrary, "free" women, not being subjected to such a duty, can attend to their own beauty. At the end, attention is briefly paid to the role played by beauty in the different elegiac poets.
Keywords: Roma antica, bellezza femminile, matrona, moglie, elegia; ancient Rome, female beauty, matrona, wife, elegy.
1. I canoni della bellezza femminile e il suo potere
Per affrontare il tema della bellezza femminile nella cultura romana si deve prima di tutto individuare quali fossero almeno i principali tratti costitutivi del canone di bellezza femminile.1 Per quanto riguarda in particolare il viso, l'ideale era rappresentato da una carnagione bianca con guance rosee e capelli biondi.2 Tale modello di bellezza è per molti aspetti riconducibile a quello che spesso si afferma nelle società fondamentalmente agricole, in cui solo chi non è costretto al lavoro nei campi può avere una pelle bianca, non abbronzata; e quindi diventa automaticamente anche segno di ricchezza e nobiltà di lignaggio.3 D'altra parte, per motivi analoghi, neanche il colorito rubicondo (che ugualmente nasceva dal lavoro all'aria aperta) poteva essere apprezzato dal punto di vista estetico, come appare chiaramente in Ovidio (Ars amatoria 3,303 s.): «quella, come la moglie rubiconda (rubicunda) di un umbro, cammina a...