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Pasquino G., L'Europa in trenta lezioni, Milano, Utet, 2017, pp. 174.
Tra le ragioni che spiegano la crisi attuale dell'Europa c'e anche il cattivo racconto pubblico che se ne offre, oscillante ormai da anni tra la retorica edificante dei discorsi ufficiali e le critiche grossolane che si e soliti indirizzare contro l'algida tecno-burocrazia di Bruxelles. Gianfranco Pasquino - un «europeo nato a Torino», come si definisce in apertura di questo agile volume, composto da trenta lezioni sull'Europa di ieri, su quella che c'e e su quella che si dovra provare a costruire nel prossimo futuro - sceglie invece una strada mediana tra l'europeismo acritico e l'antieuropeismo pregiudiziale. E affidandosi alle risorse intellettuali della storia delle idee e della scienza politica, alle quali aggiunge una buona dose di pathos civile che certamente deve al suo antico e primo maestro Norberto Bobbio, prova ad immaginare una strada, scientifica e politica al tempo stesso, che potremmo definire dell'eurorealismo.
La sua idea e che per valorizzare il progetto di integrazione europea occorra, da un lato, ripercorrerne la genesi storica e i criteri ispiratori ideali, dall'altro conoscerne in modo adeguato il funzionamento del punto di vista istituzionale. L'Europa e certamente una costruzione storico-politica sui generis, ammette Pasquino, che non ha molti confronti con i modelli organizzativi e associativi sperimentati nel passato. Ma ció non significa che si tratti di un monstrum...