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Tra i molti episodi citati da Machiavelli per dimostrare l'estrema importanza della religione e l'eccellenza di quella romana - dalla quale dipendeva l'inviolabilità del giuramento - uno merita particolare attenzione, poiché pare contraddire il «rivoluzionario» elogio delle lotte con cui la plebe condusse la costituzione alla perfezione della miktè e contenne l'«ambizione» dei patrizi. Si tratta della maniera con cui vennero sedati i «tumulti» che sorsero nel 462 a.C. «per cagione di Terentillo tribuno», ricordati per la prima volta nel tredicesimo capitolo del primo libro dei Discorsi. Al riguardo, lo scrittore narra come, al fine di placare il conflitto sorto a causa di una proposta di legge avanzata da Gaio Terentilio Arsa, la «nobiltà» abbia fatto solennemente proclamare che i libri sibillini avvertivano che in quell'anno Roma sarebbe stata esposta a un grave pericolo da una «sedizione civile»; e come, circa due anni dopo, un autorevole patrizio1 abbia costretto la plebe a giurare di sospendere i nuovi moti in favore della lex Terentilia e di obbedire al console Publio Valerio Publicóla, che poté così riconquistare il Campidoglio, occupato da quattromila «sbanditi e servi» con grave pericolo della Repubblica. Nello scontro Publio Valerio perse la vita, ma il suo successore riuscì a persuadere la plebe che la promessa d'obbethenza prestata a Publio conservava immutato valore anche nei suoi confronti e, «per non darle spazio a pensare alla legge terentilia, le comandò s'uscisse di Roma per andare contro ai VoIsci». Machiavelli aggiunge (seguendo la traccia della narrazione di Livio) che, sebbene i tribuni avessero denunciato la mistificazione, «la plebe, per paura della religione, volle più tosto ubbidire al consolo che credere a' tribuni», i quali, per «non perdere allora tutta la lor dignità, si accordarono col consolo di stare alla ubbithenza di quello; e che per uno anno non si ragionasse della legge terentilia ed i consoli per uno anno non potessero trarre fuori la plebe alla guerra».2 Per comprendere il significato dell'episodio è necessario prendere conoscenza del contenuto normativo della lex Terentilia. In proposito la storia liviana, fonte primaria di Machiavelli,3 è ricca di specificazioni. Ma vediamo che cosa ne dice lo stesso Machiavelli in un altro capitolo dei Discorsi.
In I 39 (§ 2), dopo aver ricordato il grave danno prodotto dagli infondati sospetti nutriti...