Abstract: The article presents some guidelines for a large-scale effort research on the relation between Antonio Gramsci and Gaetano Mosca. The main topic is focused on the communal attention for the fundamental theory of society's suddivision between ruler and ruled. From this argument, the different historic canon thereto conferred is tried to be put in light by virtue of a different meaning of the "Political Science", paid to an alternative perception of the classical liberal system's crisis.
Keywords: hegemony, ruler, statesmanship, élite, philosophy of praxis.
Introduzione
Approfondire il carattere della relazione da Gramsci intrattenuta, nei Quaderni, con le tesi di Gaetano Mosca, ed interrogarsi sui circoscritti termini della possibile awicinabilità, ad alcune condizioni, della teoría deiregemonia alia posizione élitistica puô rilevarsi utile. Utile poiché affrontare l'argomento consente di evidenziare, una volta di più1, come tale dispositivo appaia costruito su basi alternative a quelle contraddistintive della tradizione sia del marxismo orientale che occidentale. Ció vale per una pluralité di questioni: dal perché Gramsci fuoriesca dall'alternativa fra 'democrazia formale' e 'democrazia sostanziale', sino a quella, che vi presiede, concernente la matura formulazione del rifiuto della opposizione fra 'vita' e 'forme' e la presupposizione di un soggetto a cui esclusivamente affidare il compito della ricomposizione della reale totalité storico-politica. Nella presente sede non potremo far altro che abbozzare le prime linee di una ricerca che esigerebbe ben pié ampio svolgimento, coll'intento di configurare, magari, un passo avanti su un terreno in cui, al momento, non sono emersi molti studi.
Scienza politica e storicizzazione
II primo elemento di convergenza fra l'élitismo moschiano e la teoría gramsciana dell'egemonia è dato dalla comune ispirazione realística. Se, pero, nel primo caso tale aspirazione sembra svilupparsi sino a sfiorare l'equivalenza tra storia ed empiria - o quanto meno la saldatura dei due poli in questione2 -, nel secondo costatiamo affermata un'ottica orgánicamente ed integralmente storicistica, in cui un ruolo importante appare giocato proprio dalla critica dei modelli positivistico-deterministici di previsione e di naturalizzazione di 'regolaritá' (che esercitano una certa influenza anche sulla elaborazione moschiana) in favore della apposita rifondazione della nozione di 'previsione' medesima3, ricollegabile, almeno per certi versanti, alla lezione di Labriola. Del resto, nei Quaderni, Gramsci tratteggerà proprio un originale ipotesi di ridefinizione della 'scienza política' in congruenza al 'programma di ricerca' della filosofía della prassi. Alla luce di essa, tale ámbito disciplinare si troverà ad essere sottratto ai criteri di rígida generalizzazione empírica tipici della diretta continuité tra l'approccio sociologistico e i prevalenti schemi della politologia di matrice normativo-liberale4. Del resto, lo specifico della interlocuzione con Michels rende quanto mai evidente tale aspetto5 (torneremo ad accennare all'argomento in conclusione). Gramsci punta, dunque, a riformulare gli strumenti della scienza política storicizzandoli integralmente. Egli mira a ricostruirla in quanto scienza critica e non positiva, conformemente al ruolo che proprio la filosofía della prassi deve, pié in generale, soddisfare all'interno del presente.
Il problema si trova impostato in riferimento a Machiavelli e secondo il tentativo di filtrare moite delle argomentazioni crociane - a cominciare dalla nota distinzione tra 'etico-politico' e 'politico-passionale' - sul terreno della acquisizione della concreta mediazione fra teoría e prassi, della loro 'unitá-distinzione'. Da questa si ingenera, com'é noto, sul piano prettamente politico-ideologico, il confronto con la 'questione degli intellettuali'. II tema iniziale e da risolvere «in una trattazione su Machiavelli», scrive Gramsci, è quello «del posto che la scienza política occupa o deve occupare in una concezione del mondo sistemática (coerente e conseguente) - in una filosofía della praxis -. II progresso fatto fare dal Croce, a questo proposito, agli studi sul Machiavelli e sulla scienza política, consiste precipuamente (come in altri campi dell'attività critica crociana) nella dissoluzione di una serie di problemi falsi, inesistenti o male impostati. Il Croce si è fondato sulla distinzione dei momenti dello Spirito e sull'affermazione di uno spirito pratico, autonomo e indipendente, sebbene legato circolarmente all'intera realtá per la dialettica dei distinti. In una filosofía della prassi la distinzione non sarà certo tra i momenti dello Spirito assoluto, ma tra i gradi della soprastruttura e si tratterà pertanto di stabilire la posizione dialettica dell'attivitá política (e della scienza corrispondente) come determinato grado superstrutturale: si potrà dire, come primo accenno e approssimazione, che l'attivitá política è il primo momento»6. La fissazione del 'primo livello' sovrastrutturale costituito dalla política rinvierebbe a una larga discussione sul modo in cui Gramsci legge - soprattutto implícitamente - la interpretazione crociana del suo statuto di autonomía, specie in ámbito italiano, da Machiavelli7 al medesimo Mosca8, ma ci è impossibile attardarci in proposito, mentre occorre guadagnare come tale 'messa a fuoco' attenga alla tesi della traducibilità reciproca tra política e storia (e, di qui, tra ideología e filosofía). Essa consente l'appropriazione dell'unità della dialettica storica e del nesso dinámico tra 'struttura' e 'sovrastruttura' (di contro a quanto asserito da tutta una tradizione che dalla Seconda Internazionale trapassa nella Terza) concentrato nella ben nota categoría del 'blocco storico'. Ecco corne Gramsci rassoda e circoscrive, in forma di appunti, un siffatto grumo di problemi: «In che senso si puô identificare la política e la storia e quindi tutta la vita e la política. Come perciô tutto il sistema delle superstrutture» - di cui viene affermato inequivocabilmente il contenuto di realtà9 - «possa concepirsi come distinzioni della política e quindi si giustifichi l'introduzione del concetto di distinzione in una filosofía della prassi. Ma si puô» - si interroga il nostro - «parlare di dialettica dei distinti e come si puô intendere il concetto di circolo fra i gradi della soprastruttura? Concetto di blocco storico, cioè unità tra la natura e lo spirito (struttura e superstruttura) unità dei contrari e dei distinti»10.
L'adesione al principio della storicizzazione integrale non esclude, pero, tout court la possibilité di awalersi di rilevazioni empiriche determinate e di commisurarvi anche la individuazione di elementi di legalità che, tuttavia, non debbono venir dilatati incorrendo in quella sorta di viziosa riproduzione di ipostasi típica della mentalité deterministico-positivistica e della sua intrínseca esposizione al rovesciamento sul lato della fallada metafísica. In tal senso alcuni conseguimenti validi nell'ambito della discussione circa il rapporto fra filosofía della prassi e scienza economica - e, in particolare, a riguardo del punto, cruciale nella architettura dei Quaderni, relativo al contributo dato da Ricardo, entro il quadro dell'economia política 'classica', alia prospettiva della stessa filosofía della prassi ed alla enucleazione della nozione di 'mercato determinato'11 - possono venire legittimamente traslati in chiave generale12: «occorre [...] stabilire ció che significa 'regolarità', 'legge', 'automatismo' nei fatti storici. Non si tratta di 'scoprire' una legge metafísica di 'determinismo' e neppure di stabilire una legge generale di causalité. Si tratta di rilevare come nello svolgimento storico si costituiscano delle forze relativamente 'permanenti', che operano con una certa regolarità»13. Nell'ottica gramsciana ció che importa è chiarire come nessuna acquisizione empírica e nessun ricavo di principii di légalité determinad possano essere elevati a 'presupposti' ed esigano, invece, di essere inscritti nella complessitá del processo storico.
La posizione di Mosca non si mette al riparo da un simile rischio. L'argomento si trova affrontato in luogo della elaborazione di una apposita teoría dei rapporti di forza, definente una precisa sezione del 'sistema deU'egemonia-filosofia della prassi': «Lo studio di come occorre analizzare le 'situazioni', cioè di come occorre stabilire i diversi gradi di rapporto di forze puô prestarsi a una esposizione elementare di scienza e arte política, intesa come un insieme di canoni pratici di ricerca e di osservazioni particolari utili per risvegliare l'interesse per la realté effettuale e suscitare intuizioni politiche più rigorose e vigorose. Insieme è da porre l'esposizione di ció che occorre intendere in política per strategia e tattica, per 'piano' strategico [...], per orgánica o scienza dell'organizzazione o dell'amministrazione. Gli elementi dell'osservazione empírica che di solito sono esposti alla rinfusa nei trattati di scienza della política (si puô prendere come esemplare Topera di G. Mosca: Elementi di scienza política) dovrebbero, in quanto non sono questioni astratte o campate in aria, trovar posto nei vari gradi del rapporto di forza»14. Basandosi su un genere di qualificazione dei fattori sociali comunque concludente alla loro parziale 'naturalizzazione', rawisandovi elementi normali-irriducibili, Mosca non perviene ad una soddisfacente giustificazione storico-reale e non arriva a stringere la trama di nessi obiettivi in cui si inscrive e reagisce, mutandola, Tazione política. In alternativa a simili atteggiamenti, Gramsci propone la distinzione di tre diversi livelli di rapporti di forza su cui incardinare Tanalisi política d'insieme. Il primo livello riguarda «il rapporto di forza strettamente legato alla struttura»; vi è, poi, quello propriamente politico - a sua volta articolabile nei «diversi momenti della coscienza [...] collettiva»15 - e il livello dei rapporti militari (meno approfondito). Il secondo livello, a cui corrispondono proprio i problemi della scienza política, puô esser affrontato solo ricorrendo alla formulazione - dice Gramsci riprendendo un'immagine di matrice crociana - di appositi 'paragoni ellittici', i quali non valgano come termini di un certo 'codice', bensi in qualité di elementi connessi al canone scientifico impiegato per la rifondazione della scienza política medesima16.
Vi è un brano del Q. 15 volto a qualificare la diversité dell'impostazione gramsciana rispetto all'influenza del paradigma naturalistico-positivista che attraversa l'ambito della scienza política e l'insieme delle scienze sociali contemporanee. Al suo interno riscontriamo evidenziato corne il discorso della scienza política si trovi ad essere sostituito dalla sociología, in maniera tale che la seconda tenda ad assorbire la prima, anche se i contenuti dawero incidenti di essa appaiono da ricondursi all'altro ámbito disciplinare, lasciando emergerne l'esigenza della rifondazione. «La fortuna della sociología è in relazione con la decadenza del concetto di scienza politica e di arte politica verificatasi nel secolo XIX (con più esattezza nella seconda metà, con la fortuna delle dottrine evoluzionistiche e positivistiche). Ció che di realmente importante è nella sociología non è altro che scienza politica. 'Política' divenne sinónimo di politica parlamentare o di cricche personali. Persuasione che con le costituzioni e i parlamenti si fosse iniziata un'epoca di 'evoluzione naturale', che la società avesse trovato i suoi fondamenti definitivi perché nazionali, ecc.. Ecco che la società puô essere studiata col método delle scienze naturali. Impoverimento del concetto dello Stato conseguente a tale modo di vedere. La scienza politica significa scienza dello Stato e Stato è tutto il complesso di attività pratiche e teoriche con cui la classe dirigente giustifica e mantiene il suo dominio non solo ma riesce a ottenere il consenso attivo dei governati, è evidente che tutte le questioni essenziali della sociología non sono altro che le questioni della scienza política»17.
Mosca e la crisi della 'società liberale'
Ora, se si rapportano queste considerazioni alio specifico dell'opera moschiana, subito viene ad evidenziarsi un aspetto dal profilo ancipite. Da un lato, infatti, tutta l'elaborazione di Mosca puô essere considerata quale scaturita da un intento di critica del sistema parlamentare18. D'altro lato, - fermo restando lo slittamento di atteggiamento su tematiche centrali dalla Teórica agli Elementi, e, insieme, la constatabilitá del problema specifico soprattutto all'interno delle coordinate della stessa Teórica -, la generalizzazione che egli opera della formazione e della composizione della classe politica in quanto specificazione di una minoranza organizzata (a cui, proprio entro la Teórica, troviamo appaiato lo studio della cosiddetta 'formula' politica, cioè del rapporta tra forme e forze politiche) risulta desunta, in termini fenomenici, dalla cogenza del sistema parlamentare e della sua crisi. Se ne ricava che, pur avendo svolto - specie negli Elementi - una recisa critica ai paradigmi deterministico-evoluzionistici, colpevoli di espungere le dinamiche del potere dalla sfera storica, data la cancellazione del discrimine fra storia e natura, Mosca - anche in virtù di una cognizione della relazione fra ció che è variabile e ció che appare collocabile al di sotto di una regolaritá determinata comunque esemplata da alcune tendenze interne al positivismo (bastí pensare a Taine19) -, nel costruire gli assi portanti della propria analisi sociale, ricade nella fallada dell'ipostasi. II terreno di verifica di un simile atteggiamento è dato, del resto, dal modo in cui egli affronta la duplice veste formale ed effettiva del potere, sollecitato dall'esigenza di analizzare la realtà dei centri del potere entro la complessa trama statuale, donde il guadagno della ulteriore duplicità fra autorità e dominio, fra amministrazione legale e gestione clientelare (l'ordito delle «critiche personali» come dice Gramsci). Siffatta, ulteriore precisazione della fenomenología della classe política, se si radica nella Teórica, trova sviluppo compiuto nella seconda parte degli Elementi20. Inoltre, nel caso degli anni venti e trenta (anche rispetto all'insediarsi del fascismo) la preoccupazione di Mosca e di altri sembra mantenersi attestata sulla critica alie degenerazioni della vita política e, insieme, sull'istanza della conservazione di una forma di organizzazione sociale incardinata sulla riproduzione per élites delle funzioni direttive, coincidenti con la circolazione ristretta delle informazioni e del 'sapere'. Del resto, ancora nel '28, Mosca era tornato ad enfatizzare le opportunité di una divaricazione strategica tra ciclo económico e ciclo politico, isolandolo dall'influenza dello stesso conflitto sociale21. Precedentemente, nel '25, egli si era battuto contro la nuova legge sulle prerogative del capo del governo in base ad una argomentazione che tornava ad insistere sul suffragio universale quale causa principale del radicale incrinarsi dello Stato liberale22. In definitiva, lo studioso siciliano non sembrava recepire in maniera adeguata le sollecitazioni poste dalla trasformazione industríale della société e dall'inedita ed inusitata assunzione di protagonismo e di soggettivitá da parte delle masse23. Ció appare coglibile anche all'altezza della stessa critica alia trasformazione del regime rappresentativo in regime corporativo. Sul terreno teórico la complicité tra impianto conservatore ed ipostasi delle contrazioni del sistema parlamentaristico rivelava hipoteca di una sorta di arresto della storicizzazione effettiva gravante sui risultati della sua opzione di scienza política. L'indagine moschiana non puó essere rinchiusa all'interno dei confini della mera ripresa della tradizione realístico-machiavelliana (al cui centro vi è l'attenzione per la 'realtá effettuale'). Essa ha puntato a definiré una precisa strategia di restaurazione dello Stato liberale, pur assumendo l'irreversibilitá del mutamento in senso pluriclasse della natura dello Stato. A tal proposito egli ha enfatizzato l'esigenza di dislocare l'impegno analítico dal campo della metodología giuridica a quello squisitamente politico proprio in virtù della crisi dello statuto classico dello Stato di diritto. Ció non di meno, Mosca non ha archiviato il compito della neutralizzazione dei conflitti precedentemente affidato allô Stato come apparato giuridico, ma ha investito di tale funzione la circolazione delle élites24 . Collocandosi su una base ideológica del tutto diversa, Gramsci si è posto il problema di declinare il punto di vista storicistico come Túnico coerente ed adeguato al signifícate) epocale della crisi dello Stato liberale, che ha rotto i termini consueti dell'egemonia (afferita alla relazione tra ambiti nazionali), diffondendo il politico nel vincolo fra spazio stadiale e societá civile, evidenziando la centralitá della riproduzione sociale e del ruolo politico delle masse, mettendo in discussione le modalité consolidate di costruzione delle classi dirigenti e, infine, dischiudendo margini inediti per la ricomposizione solídale del genere umano.
Alie rigidité contraddistintive dell'applicazione del criterio per cui «la societá puô essere studiata col método delle scienze naturali», in chiave di 'evoluzione naturale', ma anche ai varii riflessi di ogni misura analítica tendente a cristallizzare la disposizione delle forze politiche e dei soggetti sociali (com'é, sempre di nuovo, almeno in certa misura, nel caso di Mosca), Gramsci contrappone la ricognizione dell'indirizzo di massima espansione del mutamento di morfología della dimensione política, coincidente con la crisi irreversibile dello statuto classico della sovranità25. In tal maniera, il comunista sardo rende attivo il proprio criterio di storicizzazione integrale, raccordando gnoseologia dei soggetti storici e prospettiva egemonica di trasformazione.
Affrontare, ora, pié da vicino i contenuti del confronto che questi svolge con le posizioni di Mosca nei Quaderni puô consentirci di approssimare alcuni contorni di tale prospettiva e, dunque, della declinazione del principio democrático che ne deriva.
Due accezioni della distinzione governanti/governati
Prima, pero, di sondare brevemente l'argomento è utile dar ulteriore riscontro a quanto sin qui osservato facendo riferimento alle considerazioni che il Sardo esprime al Q. 19, nel parágrafo dedicato alie Interpretazioni del Risorgimento, in mérito alla ristampa nel '25 della Teórica, pubblicata per la prima volta nel 1883: «La ristampa del libro di Mosca è uno dei tanti episodi del dilettantismo politico dei liberali del primo e del secondo dopoguerra [...]. I concetti politici del Mosca sono vaghi e ondeggianti [...], i suoi principii di técnica política sono anch'essi [...] astratti e hanno carattere piuttosto giuridico. II concetto di 'classe política', la cui affermazione diventerà il centro di tutti gli scritti di scienza política del Mosca [...] non è [...] giustificato teóricamente. Tuttavia, il libro del Mosca è utile come documento. L'autore vuole essere spregiudicato per programma [...] e cosí finisce per mettere in vista molti aspetti della vita italiana del tempo che altrimenti non avrebbero trovato documentazione»26. L'astrattezza dei concetti moschiani - a cominciare dalla sostenuta accezione della nozione di 'classe política' - appare attribuita all'elevazione del referto empírico (la cui registrazione Gramsci pur ritiene utile per la ricognizione analítica) al piano della compiuta ricostruzione storico-sociale. Benché la posizione di Mosca awerta, come detto, - certo lungo una direttrice che andrà, via via, approfondendosi negli Elementi ed altri scritti politici successivi -, la corrosione del progetto di giuridizzazione integrale contraddistintivo della fase di stabilizzazione liberale, la sua incapacité di soddisfare dawero la medesima istanza della adeguata storicizzazione, conclude, comunque, a replicare nell'esame delle forme del sistema politico il carattere descrittivo-regolativo della strumentazione propriamente giuridica.
Consideriamo la definizione matura che Mosca fornisce negli Elementi della cruciale distinzione fra 'governanti' e 'governati': «Fra le tendenze e i fatti costanti» - egli argomenta - «che si trovano in tutti gli organismi politici, uno ve n'è la cui evidenza puô essere a tutti manifesta: in tutte le société, a cominciare da quelle più mediocremente sviluppate e che sono arrivate appena ai primordi della civiltá, fino a quelle più coite e più forti, esistono due classi di persone, quella dei governanti e l'altra dei governati. La prima, che è sempre la meno numerosa, adempie a tutte le funzioni politiche, monopolizza il potere e gode i vantaggi che ad essa sono uniti; mentre la seconda, più numerosa, è diretta e regolata dalla prima in modo più o meno legale, owero più o meno arbitrario e violento, e ad essa fornisce, almeno apparentemente, i mezzi materiali di sussistenza e quelli che all'unitá dell'organismo politico sono necessari»27. Appaiono chiari gli elementi di discrimine tra l'atteggiamento che presiede alla argomentazione appena ascoltata e quello contraddistingue il sistema dell'egemonia gramsciana. Basti pensare giusto all'impegno della nozione di 'classe' estraniata dalla realté dei processi economico-sociali, alla combinazione tendenzialmente lineare fra 'principio di minoranza' e distinzione fra 'governanti' e 'governati', o, ancora, alla immedesimazione diretta fra il momento del governo e quello della direzione28.
D'altra parte, occorre portare l'attenzione ad res sui termini della originale appropriazione gramsciana della suddetta distinzione. Afferma il dirigente comunista al § 4 del Q. 15: «Bisogna proprio dire che i primi ad essere dimenticati sono proprio i primi elementi [...] Primo elemento è che esistono dawero governanti e governati; dirigenti e diretti. Tutta la scienza e Farte della política si basano su questo fatto primordiale, irriducibile. Le origini di questo fatto sono un problema a sé, che dovré essere studiato a sé [...], ma rimane il fatto che esistono dirigenti e diretti, governanti e governati». «Nel formare i dirigenti è fondamentale la premessa: si vuole che ci siano sempre governanti e governati oppure si vogliono creare le condizioni in cui la nécessité dell'esistenza di questa divisione sparisca? cioè si parte dalla premessa della perpetua divisione del genere umano o si crede che essa sia solo un fatto storico, rispondente a certe condizioni? Occorre tener chiaro tuttavia che la divisione di governanti e governati, seppure in ultima analisi risalga a una divisione di gruppi sociali, tuttavia esiste, date le cose cosí come sono, anche nel seno dello stesso gruppo, anche socialmente omogeneo; in un certo senso si puô dire che essa divisione è una creazione della divisione del lavoro, è un fatto técnico. Su questa coesistenza di motivi speculano coloro che vedono in tutto solo 'técnica', nécessité 'técnica', ecc. per non proporsi il problema fondamentale» 29 . Gramsci, dunque, riconosce e assume la distinzione governanti/governati e, in certa misura, la sua irriducibilità. Correttamente, il Finocchiaro ha osservato come la diversa declinazione che in Mosca ed in Gramsci è possibile rawisare della distinzione ponga in evidenza la netta escursione a proposito dello statuto epistemológico ad essa affidato30.
Nel caso del primo essa si configura, infatti, quale descrivente un genere di légalité sociale le cui manifestazioni fenomeniche appaiono escludere modificazioni di portata tale da giungere a pome in discussione la prevalente esplicazione morfológica. Tale aspetto 'chiama in causa' il nodo dell'inquadramento del molo della classe política e della sua formazione. Gui dato dalla persuasione nella riproduzione semper et ubique della endiadi in discussione, Mosca riconosce la presenza nella société - e in particolare nella société moderna-contemporanea - di due opposte tendenze. Luna - quella 'democrática' - contempla e promuove la sostituzione 0 l'integrazione della classe governante con quella governata. L'altra - 'aristocrática' - punta alla stabilizzazione ed alla preservazione della classe dominante in essere. Tali tendenze gli appaiono anch'esse costantemente presentí - in forma latente 0 patente - entro ogni organismo sociale. Inverando un modulo classico della riflessione política, Mosca ne designa i modi di combinazione proprio con i principali tipi di organizzazione política e di trasmissione del potere (negli Elementi troviamo operata una apposita generalizzazione individuante quattro sistemi portanti: a) autocratico-aristocratico; b) liberale-democratico; c) autocratico-democratico; e d) liberale-aristocratico31)- Sempre contemplando l'ingente possibilité del verificarsi di contrazioni autocratiche determinate, egli ammetterá - soprattutto in chiave di 'esperimento ideale' - l'eventualità di un certo grado di coerente soddisfacimento degli attributi di eterogeneitá e di pluralismo interno alla classe política in un regime di 'governo misto'. La cosa lo spingerá a revisionare il giudizio sul regime rappresentativo-parlamentare riconducibile alia prima formulazione della Teórica, benché - come considerato - non si estinguano i motivi di critica afimdamentis delle principali forme di esso (si pensi al principio del suffragio universale). D'altra parte, l'ispessimento della sua capacità di inclusione e di rappresentanza di massa continuera ad essere classificato in termini prettamente economico-corporativi, ne e resteranno stigmatizzate le possibili derive tutte concentrabili nella individuazione del pericolo di una più rígida e primitiva riproduzione della distinzione governanti/governati, in quello della abolizione della divisione dei poteri e della ulteriora involuzione della classe dirigente per quanto riguarda le competenze cognitive e di governo32. A tal proposito, varrebbe la pena focalizzare come, almeno per certi versi, il modello michelsiano plasmato sulla 'legge ferrea deH'oligarchia' declini l'opposizione governanti/governati entro l'orizzonte contemporáneo, e con esso, la critica che da tale legge deriva della forma-partito (in particolare, delle organizzazioni del movimento operaio) in direzione rovesciata rispetto alla diagnosi moschiana. Di qui, poi, occorrerebbe tornare sul terreno del confronto con Gramsci33. Tuttavia, al momento dobbiamo limitarci a segnalare come la visuale di Mosca collochi implícitamente nella acquisizione di soggettivitá política e di autonomía da parte dei ceti subordinad il fattore decisivo di crisi della stabilizzazione liberale, e tenda, invece, a replicare il carattere di ristrett ezza di quest'ultima. Ne è di riprova, primariamente, la configurazione in senso democrático che egli fornisce della fisionomía considerata ottimale della classe dirigente. Nel caso di Gramsci, invece, la diversa impostazione epistemológica della distinzione governanti/governati si regge su una pretta misura di storicizzazione integrale che ne illumina la regolarità tendenziale entro un mobile rapporto traforze.
Conclusioni
Riconoscere tale aspetto conduce a evidenziare come fermare la distanza di Gramsci dall'élitismo moschiano solo sul piano epistemológico appaia assai inadeguato34. Si tratterebbe, invece, di approfondire il legame diretto della temática proprio con l'ambito dell'analisi della crisi irreversibile del sistema di stabilizzazione liberale-classico (e del suo nesso strategico con la figura dello Stato-Nazione35). Su questa via, l'esigenza principale risulta quella di recepire la teoría delVegemonia in quanto assiata su una peculiare analítica e su una peculiare gnoseologia dei soggetti storico-politici36, corrisposta ad una concezione della democrazia non riducibile alio spazio dell'ordinamento procédurale (dal quale pure essa non pretende di prescindere37 ), e rivolta ad ampliare ed irrobustire la composita rete degli attori che vertebrano il nesso inscindibile tra Stato e società civile. Lo stesso tema del 'moderno Principe' va letto, ci pare, in tale direzione38. Nella presente sede ci siamo limitati ad avanzare determinati spunti per lo svolgimento di uno studio comparativo che - indubbiamente - dovrebbe assumere piú ampio respiro.
1 Sulla estraneità di Gramsci alla tradizione marxista ha insistito M. Montanari nella Introduzione ai suoi Studi su Gramsci, Lecce, PensaMultimedia, 2002, pp. 17-18.
2 Cfr. in proposito, fra gli altri, le osservazioni di G. Zarone in Classe politica e ragione scientifica - Mosca, Croce, Gramsci, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, pp. 47-55.
3 Cfr. in proposito, fra gli altri, N. Badaloni, Gramsci: la filosofia della prassi come previsione, in Storia del marxismo, 111-2, Einaudi, Torino, 1981, pp. 251-339.
4 Cfr. sulTargomento alcune osservazioni presentí in G. Sola, Scienza política e analisi del partito in Gramsci, raccolto in Gramsci: il partita politico nei "Quaderni", a cura di S. Mastellone, Centro Editoriale Toscano, Firenze, 2001, pp. 27-29.
5 Esplicativo appare in proposito il § 25 del Q. 11 (Ed. Einaudi, a cura di V. Gerratana, Torino, 1975).
6 A. Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 463.
7 Cfr. sul tema M. Ciliberto, Benedetto Croce tra Machiavelli e 'machiavellismo', in Id., Filosofia e política nel novecento italiano - Da Labriola a "Società", De Donato, Bari, 1982, pp. 135'161'
8 II riferimento và, innanzitutto, ai contenuti della Premessa di Croce alla IV edizione laterziana del 1947 degli "Elementi", la quale riproduce la recensione apparsa in La Critica del novembre 1923. Cfr. sul tema G. Zarone, Classe política e ragione scientifica, cit., pp. 163-188; e F. Focher, Croce e la scienza empírica della política, in Id., Lógica e política in Croce, F. Angeli, Milano, 1987, pp. 73-86.
9 Cfr. sul tema F. Frosini, La religione dell'uomo - Política e veritá nei "Quaderni del carcere" di Antonio Gramsci, Roma, Carocci, 2010, pp. 189-203.
10 A. Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 1569.
11 Cfr. sul tema i contributi di N. Badaloni, Gramsci: la filosofia della prassi come previsione, cit., e Gramsci e l'economia política, in "Critica marxista", n. 4, 1994, pp. 35-41, e F. Frosini, La religione dell'uomo moderno, cit., pp. 143-146.
12 Cfr. in mérito G. Sola, Scienza política e analisi delpartito in Gramsci, cit., p. 30.
13 A. Gramsci, Quademi del carcere, cit., p. 1479.
14 Ibidem, pp. 1561-1562.
!5 Ibidem, p. 1583.
16 Esplicativo è in proposito il § 2 della II parte del Q. 10; cfr. R. Gualtieri, Le relazioni internazionali, "Marx e la 'filosofía della praxis' in Gramsci", in Studi storici, n. 4, 2007, p. 1033.
17 A. Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 1765.
18 Cfr. in proposito alcune circoscritte indicazioni presentí in E. A. Albertoni, Il pensiero di Gaetano Mosca e la sua collocazione negli studi politici in Italia, in La dottrina di Gaetano Mosca ed i suoi sviluppi intemazionali, Palermo-Milano, Società siciliana per la Storia Patria, 1982, p. 82; i lavori di E. Ripepe, Le origini della teoría della classe politica, Milano, 1971, e Gli elitisti italiani, Pisa, 1974 (II vol.); e G. Zarone, Classe politica e ragione scientifica, cit., pp. 197-203.
19 Cfr. in proposito l'analisi svolta in Ibidem, pp. 55-80.
20 Cfr. in proposito le osservazioni di G. Sola - di cui pero non possiamo condividere moite accentuazioni generali - nella Introduzione a G. Mosca, Scrittipolitici, Torino, UTET, 1982, p. 23.
21G. Mosca, Cause e rimedi della critica del regime parlamentare, in L'évolution actuelle du régime représentatif, Payot, Lusane-Géneve, 1928, ora in G. Mosca, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Bari, Latenza, 1949, pp. 87-115.
22 Prerogative del capo del governo - Discorso pronunciato al Senato nella seduta del 19 dicembre 1925, ora in Ibidem, p. 283.
23 Per alcune osservazioni qui formulate siamo debitori nei riguardi delle sintetiche indicazioni presentí in M. Montanari, Crisi della ragione liberale, Lacaita, Manduria, 1983, pp. 154-155.
24 Cfr. su questo aspetto, fra gli altri, le sintetiche osservazioni svolte da A. Bisignani in Terni politici - Spazi, rappresentazione, pace nella storia del pensiero politico, Esa, 2009, pp. 54-55, che sviluppano, con accentuazioni diverse, anche alcuni elementi presentí, fra l'altro, in E.A. Albertoni, Dottrina della classe política e teoría delle élites, Milano, Giuffrè, 1985.
25 Sul tema cfr., fra gli altri, i due saggi di F. Izzo, Dalla territorialità allïndustrialismo: la democrazia oltre lo Stato nei "Quaderni del carcere", e Nazione e cosmopolitismo nei "Quaderni del carcere", in Democrazia e cosmopolitismo in A. Gramsci, Roma, Carocci, 2009, pp. 147-183.
26 A. Gramsci, Quaderni del carcere, cit., pp. 1978-1979.
27 G. Mosca, Scrittipolitici, cit., p. 608.
28 Conveniamo in proposito con l'osservazione svolta da A. Burgio in "L'orchestra non crede che il direttore sia un padrone oligarchico" - Su democrazia e transizione in Gramsci, in Gramsci tra filología e storiografia - Scritti per Gianni Francioni, Napoli, Bibliopolis, 2010, pp. 125-126, che pure sviluppa un'interpretazione molto differente daU'orientamento pervadente le presentí note.
29A. Gramsci, Quaderni del carcere, cit., p. 1752 (corsivo nostro).
30 M.A. Finocchiaro, Gramsci e la teoría dell'elitismo democrático, in Identità come progetto, a cura di E. Orm, Tema, Cagliari, 1998, p. 29; ma anche Id., Gramsci e Mosca, in Gramsci e Vitalia, a cura di R. Giacobini, D. Losurdo, M. Martelli, La Città del Sole, Napoli, 1994, pp. 111-164; e Beyond Right and Left - Democratic elitism in Mosca and Gramsci, Yale University Press, New Have - London, 1999.
31 Cfr. su questo tema - seppure con accenti assai distanti dall'approccio presiedente alle nostre modeste annotazioni volte esclusivamente a definiré un possibile schema di analisi -, fra gli altri, N. Bobbio, Gaetano Mosca e la teoría della classe política, in Id., Saggi sulla scienza política in Italia, Bari - Roma, Laterza, 1996.
32 Per le osservazioni svolte, sia pure guidati da un differente giudizio suH'ottica moschiana, siamo debitori nei riguardi della argomentazione e della ricostruzione profilata da G. Sola nella sua Introduzione, cit., pp. 66-73.
33 Sul rapporto Gramsci-Michels sono da menzionare, fra gli altri, gli studi - di cui pure non possiamo condividerne moite accentuazioni - di F. Bettoni, Gramsci e Michels: un itinerario critico, in Roberto Michels tra política e sociología, a cura di G.B. Furiozzi, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1984, pp. 195-251; e C. Malandrino, Gramsci e la "Sociología del partito politico" di Michels, in Gramsci: il politico nei "Quademi", cit., pp. 115-139.
34 Ci pare questo uno dei principali limiti riscontrabile nella interpretazione formulata entro i ricordati contributi del Finocchiaro.
35 Cfr. in proposito G. Vacca, Gramsci e Togliatti, Roma, Editori Riuniti, 1991, pp. 76-92; e F. Izzo, Democrazia e cosmopolitismo in A. Gramsci, cit..
36 Cfr. in proposito G. Vacca, Gramsci e Togliatti, cit., pp. 45-58.
37 Esplicativo appare in proposito il § 49 del Q. 14. Cfr. in proposito Ibidem., pp. 41-43.
38 Particolarmente significative appaiono in proposito le osservazioni di M. Montanari in La finalitá etico-sociale del partito politico, in Id., Studi su Gramsci, cit., pp. 185-215.
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Lúea Basile*
luca_basile @ alice .it
* PhD., - University of Bari.
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Copyright Christian University Dimitrie Cantemir, Department of Education Jun 2013
Abstract
The article presents some guidelines for a large-scale effort research on the relation between Antonio Gramsci and Gaetano Mosca. The main topic is focused on the communal attention for the fundamental theory of society's suddivision between ruler and ruled. From this argument, the different historic canon thereto conferred is tried to be put in light by virtue of a different meaning of the "Political Science", paid to an alternative perception of the classical liberal system's crisis. [PUBLICATION ABSTRACT]
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