E.M. Bojanowska, Nikolai Gogol: Between Ukrainian and Russian Nationalism, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 2007, pp. 460.
Partendo dalla constatazione che il nazionalismo ha costituito una dimensione centrale tanto nel processo creativo di Gogol' che nella ricezione a lui contemporanea, l'A., indagando i modi in cui le opere di Gogol' (ivi incluse dichiarazioni pubbliche e private e testi non pubblicati) prendono parte ai discorsi del nazionalismo russo e ucraino, fa luce su una serie di questioni che fino ad oggi sono state troppo spesso ostaggio di storture ideologiche. Scopo dell'A. è pertanto dare una valutazione, che si propone di essere obiettiva, della supposta 'russicità' di Gogol' e del suo rapporto con l'Ucraina in un contesto imperiale: proprio questo contesto che ha facilitato una lealtà divisa come quella di Gogol' è stato finora assente dagli studi sullo scrittore. Il concetto di nazionalismo di cui l'A. si serve non si fonda sull'esistenza di movimenti politici nazionali o dell'identità nazionale in Russia o in Ucraina; per nazionalismo l'A. intende, seguendo la definizione di Craig Calhoun, "a discourse of educated elites that articulates the idea of nation and of national identity, a discourse with important ideological functions in Russian nineteenth-century culture" (pp. 9-10).
E. Bojanowska situa Gogol' fra il nazionalismo ucraino e quello russo: mentre il primo, gli sarebbe stato connaturato, il secondo si sarebbe sviluppato come un dovere del suo essere scrittore professionista; nonostante i suoi sforzi egli non sarebbe però mai riuscito a farlo fluire con lo stesso amore e la stessa spontaneità che manifestava per l'Ucraina.
Il libro si compone di sei capitoli, un'introduzione e una conclusione. Nel primo, dopo una breve introduzione teorica sul nazionalismo, l'A. delinea il suo sviluppo in Russia e in Ucraina fino alla metà del XIX secolo. L'A. illustra concisamente il diverso contenuto del concetto che della nazione russa avevano slavofili e occidentalisti, la dottrina della Nazionalità ufficiale e l'atteggiamento di Gogol' verso di essi, come anche verso il nazionalismo. Particolarmente interessante è la ricostruzione del contesto imperiale nel quale i due nazionalismi funzionavano, e del complesso nazionale-imperiale russo, che, da un lato, porta al progetto di creare una nazione russa sulla base delle terre slave orientali non russe, particolarmente l'Ucraina, dall'altro vede sempre più il nazionalismo culturale ucraino come apostasia della nazione russa (p. 32). Proprio l'ascesa di Gogol' come scrittore dalla periferia ucraina ad icona del nazionalismo russo, afferma l'A., richiede una cornice analitica che dedichi uguale attenzione a questioni imperiali e nazionali. In questo contesto Gogol' è presentato come colui che ha contribuito allo sviluppo dell'ideologia imperiale-nazionale russa, in particolare alla ricerca di un'idea nazionale per la quale l'Ucraina offriva un modello ineguagliato perché basato su legami culturali, storici ed etnici e sulla comune matrice slava e ortodossa.
Il secondo capitolo contiene una dettagliata analisi di Vecera na xutore bliz Dika'nki, il ciclo di otto racconti raccolti in due volumi in cui Gogol' tematizza il contrasto fra ucrainicità e russicità, fra una comunità nazionale organica, concepita in termini herderiani, e il mondo freddo, estraneo e frammentato dell'impero e della sua capitale. Con perspicacia l'A. indaga i modi attraverso i quali Gogol' riesce da un lato a conformarsi alle aspettative del lettore granderusso, offrendogli una espressione letteraria di nazionalità organica, radicata nella comunanza culturale e nel popolo, il Volk slavo indigeno e non le élite occidentalizzate, dall'altro ad articolare artisticamente la rimarcata diversità e unicità dell'Ucraina. Mentre nelle prefazioni ai due volumi quest'ultima è presentata, in accordo con il paradigma imperiale, come un addendum alla metropoli russa, nelle storie di Vecera... appare come una comunità nazionale viva, con una lingua, una cultura e una storia condivise e collocate in un ambiente naturale specifico. In questo senso, l'inerzia e il declino dell'Ucraina contemporanea, che coesiste con la celebrazione della sua organicità culturale, della sua specificità etnica e del glorioso passato cosacco, e quindi il contrasto fra un insignificante presente imperiale e la gloria pre-imperiale, appare meno come un'affermazione di Gogol' nei confronti dell'imperialismo russo, che come una sconfessione della sua ideologia.
Correttamente l'A. rileva la partecipazione di Vecera di Gogol' alla kotljarevscyna, lo stile e il modo narrativo burlesco che prende il nome dall'autore di quella che è considerata la prima opera della letteratura ucraina moderna, l'Eneide travestita di Ivan Kotljarevs'kyj. Giustamente l'A. considera la kotljarevscyna come "the most crucial Ukrainian cultural intertext" (p. 55). Sarebbe stato auspicabile un esame del rapporto di Vecera... con la letteratura ucraina contemporanea, sulle fonti ucraine di Gogol' non offre un quadro sufficientemente approfondito. Ci sembra a questo proposito che proprio l'analisi del rapporto di Gogol' con la kotljarevscyna avrebbe richiesto almeno qualche accenno in più al suddetto intertesto. Ad es., la descrizione del diavolo in Noc pered Rozdestvom1 (pp. 56-57), che l'A. dice alludere a Pietro I, risale in realtà alla ballata di P. Hulak-Artemovs'kyj Tvardovs'kyj, traduzione-rifacimento della ballata di Mickiewicz Pani Twardowska2. Proprio l'intertesto letterario ucraino è certamente uno degli elementi che sta alla base della ricezione critica di Gogol' come scrittore ucraino di gran parte dei recensori di Vecera.
Il terzo capitolo, The Politics of Writing History, indaga il rapporto di Gogol' con la storia, sia come autore di articoli e saggi, sia in qualità di professore di questa materia. L'A. fornisce una approfondita rassegna degli scritti storici di Gogol', e dal raffronto fra materiali pubblicati e manoscritti, rileva che Gogol', nonostante pubblicamente abbracciasse la dottrina della Nazionalità ufficiale, in privato coltivava interessi per la storia dell'Ucraina che sarebbero stati considerati sovversivi da parte della storiografia ufficiale russa. Particolarmente esemplificativo della tensione con lo schema storiografico russo ufficiale di unità-separazione-riunione della storia russa e ucraina e con la censura sull'argomento della storia ucraina, e nonostante l'apparente ma superficiale adesione di Gogol' alle loro linee guida, sarebbe il suo trattamento della storia ucraina in Vzgljad na sostavlenie Malorossii, definito da Gogol' stesso una bozza scartata di introduzione a Istorija Malorossii, la sua progettata ma mai realizzata storia dell'Ucraina dal XIII al XVIII secolo. Da un lato, sottolinea l'A., Gogol' sembra sposare la teoria della migrazione al nord dell'élite della Rus' di Kiev dopo l'invasione tatara (teoria che tuttavia Gogol' inserì solo successivamente nel testo del suo articolo), rendendo così omaggio alla linea storica karamziniana che sottolineava la continuità dinastica fra Rus' di Kiev e Moscovia. Dall'altro, il desiderio di evidenziare la continuità e la purezza etnica del popolo ucraino (diversamente da quello russo che aveva 'corrotto' la sua stirpe mescolandosi col sangue 'finnico'), lo portano a tutta una serie di contraddizioni e di fatto ad avvicinarsi a quanto sostenuto in Istorija Rusov circa la permanenza della popolazione nativa della Rus' di Kiev dopo l'invasione tatara. Esaminando diverse questioni in cui Gogol' prende le distanze dalla storiografia russa ufficiale, l'A. si sofferma sul rapporto storico dell'Ucraina con il Gran Ducato di Lituania: qui Gogol', diversamente da Karamzin, dà un giudizio estremamente positivo del principe lituano Gediminas, che nel 1320 conquistò Kiev, e sottolinea la completa divergenza della Rus' meridionale da quella settentrionale come anche la lunga assenza di ogni rapporto fra le due. Degno di nota è anche l'uso dei termini narod e nacija nella versione pubblicata e in quella manoscritta dell'articolo: in quest'ultima il termine nacija, più forte e connotato politicamente, viene usato solo due volte e sempre in riferimento agli ucraini, mentre tutti gli altri popoli non ucraini vengono chiamati narody. Nella prima, viceversa, si parla solo di nacional'nost' ucraina, mentre i suoi vicini, Russia inclusa, vengono definiti nacii.
Di particolare interesse è la sezione intitolata From Ostranitsa to Mazepa: Abandoned Literary Projects. Rilevando come la storia ucraina, diversamente da quella russa, ispirò a Gogol' tutta una serie di scritti sia scientifici che artistico-creativi, l'A. concentra la sua indagine sul romanzo incompiuto Get'man e su di un frammento non pubblicato di un'opera narrativa, Razmyslenija Mazepy. Fondamentale è il fatto che in questo scritto il Mazepa di Gogol' non risulta essere il cospiratore machiavellico caro alla storiografia e alla letteratura russe, ma assume i tratti di uomo di stato e politico prudente, le cui azioni sono motivate non da avidità, slealtà, vendetta, ma dalla preoccupazione per il benessere del suo popolo. Così, mentre Vzgljad na sostavlenie Malorossii era evasivo sulla questione della statualità ucraina, Razmyslenija Mazepy la afferma inequivocabilmente (p. 163).
Il capitolo si conclude con l'affermazione che "Gogol's engagement with Ukrainian history represented the pinnacle of his Ukrainian nationalism" (p. 167) e postula l'ipotesi che il fallimento delle sue aspirazioni a divenire professore di storia a Kiev e a San Pietroburgo portò Gogol' all'ambiziosa decisione di diventare uno scrittore professionista (1836), ad abbracciare la letteratura russa e quindi "to enter the sphere of Russian nationalist concerns" (p. 169). Solo la Russia infatti, conclude l'A., "could provide this new, prophetlike Gogol with the proper cultural matrix in his quest for universal significance" (ibidem).
Il capitolo 4, Confronting Russia, segue il percorso di Gogol' dopo la decisione di concentrarsi su temi russi. L'A. rileva che i sette anni che Gogol' trascorse in Russia lo portarono a considerarla una nazione inorganica, carente di un carattere nazionale. In opposizione alla cultura, alla storia, ai costumi che formano l'Ucraina 'finzionale' di Gogol', "the one phenomenon that encapsulates Russia for Gogol is its huge and corrupt government bureaucracy" (p. 170). Pietroburgo, luogo di lacerazioni sociali, superficialità, disumanizzazione e frammentazione, è opposta "to the cultural wholeness and communality of Ukraine as depicted in the Dikanka stories" (p. 174). Pietroburgo appare una capitale imperiale e multinazionale piuttosto che russa e Gogol', "a nationalist rather than a multiculturalist" percepisce questa mancanza di un'identità unitaria e di una cultura organica come opprimente e perfino demoniaca (p. 176). L'apparato burocratico corrotto e disumanizzante della capitale, e il suo ethos tutt'altro che 'civilizzatore', si estende alla provincia, come appare nella commedia Revizor, analizzata insieme alla sua ricezione in questo capitolo. L'A rimarca come il riso di Gogol' sia qui tutt'altro che benevolo, e la sua aspra satira non sia bilanciata dallo strato di simpatia che caratterizza il suo ritratto dell'Ucraina. Questo fu chiaramente percepito dal pubblico e dalla critica, dando origine a diffuse accuse di calunnia rivolte a Gogol', in un atteggiamento di auto-difesa in non piccola parte suscitato dall'ucrainicità dello scrittore. Uno dei modi per prendere le distanze dalla "hopelessly grim vision of Russia" (p. 197) offerta dalla commedia, fu quello, adottato da una parte della critica, di spostare il luogo dell'azione all'Ucraina o alla Bielorussia, nonostante il testo dell'opera non offrisse alcun argomento a sostegno di quest'ipotesi. Le risposte alla commedia e la reazione del pubblico costernarono Gogol', che in una serie di appendici e testi esplicativi, analizzati dettagliatamente dall'A., tentò di 'neutralizzare' "the politics of his play" (p. 207) e di rendere Revizor meno 'velenoso' per l'orgoglio nazionale russo.
Il titolo della sezione dedicata all'analisi di Mertvye dusi, "Dead Souls: A Parody of a National Novel", anticipa le conclusioni a cui giunge l'A. dopo un'indagine approfondita del romanzo, che riflette le contraddizioni, presenti anche nella corrispondenza di Gogol', tra la sua posa patriottica e le promesse di soddisfare l'orgoglio nazionale russo, e la sua visione sfavorevole della vita e della società russe. Tutto volto a definire e caratterizzare la russicità, fin dalle prime pagine e in maniera quasi ossessiva, il poema Mertvye dusi viene considerato dall'A. - e mi pare in modo convincente - "singularly ineffective as a nationalistic paean". Il desolante paesaggio russo (che contrasta singolarmente, anche nello stile della descrizione, con quello ridente e maestoso dell'Ucraina), la galleria di tipi russi (in particolare ufficiali governativi corrotti e grotteschi proprietari terrieri), i caratteri e i vizi, non solo sociali o politici ma esplicitamente nazionali, l'accostamento fra Russia ed Europa, e anche le qualità apparentemente positive, la cui positività viene però sovvertita dal contesto in cui è presentata, tutto questo di fatto risulterebbe del tutto inefficace rispetto allo scopo di affermare i valori nazionali russi che Gogol' si prefiggeva. Anche le tre digressioni liriche, nelle quali generalmente si fa risiedere il nazionalismo di Gogol', ad un attento scrutinio e contestualizzazione si rivelano profondamente ambigue e difficilmente possono essere considerate come fondamento dell'orgoglio nazionale.
La ricezione di Mertvye dusi, di cui l'A. fornisce una disamina critica, si presenta profondamente divisa, il 'pomo della discordia' essendo costituito dal giudizio sulle digressioni liriche: a seconda di quest'ultimo l'opera fu interpretata come un capolavoro o all'opposto come caricatura e calunnia antinazionale. Bojanowska rimarca tuttavia che le recensioni positive, fatta eccezione per Belinskij, furono opera di amici di Gogol'. Quel che è certo è che Mertvye dusi non pose fine alle speculazioni sul patriottismo russo di Gogol'.
L'unica opera nella quale, secondo l'A., Gogol' glorifica il nazionalismo russo, anche se in maniera ambigua poiché usa un tema di storia ucraina, è la redazione del 1842 di Taras Bul'ba, che viene analizzata in dettaglio nel capitolo 5. Proprio per prevenire le accuse di mancanza di patriottismo che Gogol' si sarebbe aspettato dalla ricezione di Mertvye dusi, lo scrittore avrebbe creato un'immagine positiva dell'impero, russificando i suoi cosacchi ucraini. Giustamente l'A. individua nella Rus' alla quale professano la loro lealtà i cosacchi di Taras Bul'ba del 1842 una "supratemporal cultural community of Orthodox East Slavs" (p. 256), e afferma pertanto che il suo uso di "Russia" e "Russian" in questo capitolo si riferisce a questa entità. L'A. stessa sottolinea che la peculiarità dei cosacchi, nonostante i cambiamenti dei parametri nazionali (fra cui l'uso degli aggettivi russkij e juznorusskij invece di malorossiskij) e della lingua dei personaggi sembrino indicare un attenuamento della loro separatezza nazionale, viene preservata. Inoltre, l'A. individua tutta una serie di pericolose ambiguità, fra cui l'enigmatica conclusione del romanzo, che 'compromettono' il messianismo russo di Gogol'. Proprio per questo, ci sembra che Gogol' più che russificare i suoi cosacchi per fornire un esempio di nazionalismo russo, abbia voluto inserirli entro la cornice dell'Ortodossia e della Slavia orientale per tentare una conciliazione fra l'Ucraina e la sua storia, e l'impero. La ricezione di Taras Bul'ba del 1842 sembra confermare questa ipotesi: come osserva l'A., il romanzo non fu affatto recepito come un'apoteosi del nazionalismo russo e dimostrò a Gogol' che "his Russian audience was not likely to be taken with Russian nationalism that springs from Ukrainian subject matter" (p. 308). Degna di nota è invece l'osservazione di P. Kulis, scrittore ucraino e primo biografo di Gogol', sul fatto che Taras Bul'ba da un lato stimolò gli ucraini a studiare il proprio passato, dall'altro 'esemplificò' la nazionalità ucraina rendendola al tempo stesso compatibile con la più ampia cornice imperiale.
Il capitolo 6 analizza il tentativo di Gogol' di incarnare in forma artistica un'immagine positiva della Russia nel secondo volume di Mertvye dusi; la crescente difficoltà di questo compito portò Gogol' a trasferire le sue energie nella corrispondenza e successivamente nei saggi e articoli didattici che compongono Vybrannye mesta iz perepiski s druz'jami. Di quest'opera l'A. analizza sia la versione pubblicata che gli articoli respinti dal censore e i numerosi tagli, che dimostrano che nonostante la rimarcata aderenza di Gogol' allo spirito e ai valori della Nazionalità ufficiale, la sua critica dei mali della Russia (in primis corruzione e povertà) non passò inosservata. Nonostante l'ambizione di Gogol' di trasformare la Russia in una comunità nazionale armoniosa nello spirito dell'etica cristiana, il messaggio di riforme patriottiche di Vybrannye mesta non riuscì a fare di lui un profeta nazionale, come la ricezione dell'opera ampiamente dimostra.
Merito dell'A., che nella conclusione afferma giustamente che "Gogol indubitably retains significance for both Russian and Ukrainian literature" (p. 375), è di aver mostrato con un'attenta e ampia lettura dei testi e dei documenti e un'analisi contestualizzata dell'opera gogoliana, che la costruzione di Gogol' come scrittore russo è stata un processo controverso, in gran parte legato alla ricerca soggettiva della Russia di una propria identità nel contesto imperiale. Proprio questa ricerca ha originato letture di Gogol' come nazionalista russo che hanno, consapevolmente o meno, ignorato le ambiguità, le ironie, i contrasti e le differenze culturali del testo gogoliano. L'analisi di E. Bojanowska, illustrando come la complessa posizione di Gogol' fra il nazionalismo russo e quello ucraino sottenda molte delle sue scelte artistiche, espedienti finzionali, persone autoriali e comportamenti eccentrici, getta una nuova luce sulla biografia creativa di Gogol' e ci offre una 'nuova', fondamentale dimensione interpretativa della sua opera.
Giovanna Siedina
1 Erroneamente attribuita dall'A. a Vecer nakanune Ivana Kupala.
2 Cf. P. Fylypovyc, Ukrajins'ka stychija v tvorcosti Hoholja, in: Praci Instytutu Slov'janoznavstva Ukrajins'koji Akademiji Nauk, XIII, 1952, pp. 5-27, qui 18-20.
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Copyright Firenze University Press 2010
Abstract
Il concetto di nazionalismo di cui l'A. si serve non si fonda sull'esistenza di movimenti politici nazionali o dell'identità nazionale in Russia o in Ucraina; per nazionalismo l'A. intende, seguendo la definizione di Craig Calhoun, "a discourse of educated elites that articulates the idea of nation and of national identity, a discourse with important ideological functions in Russian nineteenth-century culture" (pp. 9-10). Il capitolo si conclude con l'affermazione che "Gogol's engagement with Ukrainian history represented the pinnacle of his Ukrainian nationalism" (p. 167) e postula l'ipotesi che il fallimento delle sue aspirazioni a divenire professore di storia a Kiev e a San Pietroburgo portò Gogol' all'ambiziosa decisione di diventare uno scrittore professionista (1836), ad abbracciare la letteratura russa e quindi "to enter the sphere of Russian nationalist concerns" (p. 169). In opposizione alla cultura, alla storia, ai costumi che formano l'Ucraina 'finzionale' di Gogol', "the one phenomenon that encapsulates Russia for Gogol is its huge and corrupt government bureaucracy" (p. 170). Giustamente l'A. individua nella Rus' alla quale professano la loro lealtà i cosacchi di Taras Bul'ba del 1842 una "supratemporal cultural community of Orthodox East Slavs" (p. 256), e afferma pertanto che il suo uso di "Russia" e "Russian" in questo capitolo si riferisce a questa entità.
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